Otto domande a Renzi sulla disabilità

Protesta davanti al Senato dell'associazione Tutti a scuola

di Sara De Carli, Vita 8.4.2013

Un centinaio di persone in piazza, davanti al Senato, «per costringere il presidente del consiglio Matteo Renzi ad occuparsi dei nostri figli disabili». Vengono da Napoli, da Roma, dalla Sardegna. Antonio Nocchetti è il presidente di Tutti a scuola e per spiegare le ragioni della loro protesta parte da due frasi di Renzi: «Ai tempi delle primarie, facendo esplicito riferimento alla possibilità di recuperare risorse, per un miliardo, Renzi disse che 500 milioni di euro, derivanti dal taglio dei costi della politica, sarebbero andati alla riduzione del cuneo fiscale e altri 500 per il fondo nazionale di non autosufficienza. Oggi si parla di cuneo fiscale, la non autosufficienza è sparita. In compenso Cottarelli ha messo la disabilità come area da aggredire con la spending review: abbiamo letto quei documenti con terrore, sono perfettamente in linea con le idee di Tremonti».

Sono otto le domande che “Tutti a scuola” vorrebbe sottoporre a Renzi: «domande che dicono di un Paese che si raccoglie attorno ai più deboli. Oggi non è più così», dice Nocchetti. Fra i punti toccati c’è il nuovo Isee, con la scelta di considerare come reddito anche le invalidità: «Le rassicurazioni di Poletti e Del Rio non bastano, perché il problema non è capire se tagliano o no l’accompagnamento ma cosa si vuole fare in questo Paese con i più deboli. Questo nuovo Isee è uno scempio». 

Altro punto, che da sempre sta a cuore alla onlus, è l’inclusione degli alunni con disabilità a scuola: «Intanto chiariamo che i 4mila e rotti insegnanti di sostegno che stanno entrando in ruolo in questi giorni non sono 4mila insegnanti in più, ma precari che sono stati assunti. Non è niente, è una goccia. Il problema è che abbiamo una legge bellissima svuotata di risorse e chiunque abbia a che fare con la disabilità sa che la disabilità ha bisogno di risorse. La Fish continua a parlare di formazione degli insegnanti, ma la formazione non basta, se in classe ho 27 alunni di cui 4 con una disabilità. Una scuola di qualità si fa solo con più risorse».