Una maestra e un registro. Licenziata

di Claudia Pepe, Com.Unità 25.4.2014

E così accade che in un paesino del Veneto simile a quello di S.Ilario, una maestra d’asilo considerata la migliore da genitori, bimbi e dalle sue colleghe, sia stata licenziata in tronco. E perché? Non è stata licenziata per aver rubato, molestato, deturpato, oppure per assenteismo, negligenza o disamore per il proprio lavoro. No, è stata licenziata dalla scuola materna, con Presidente legale il parroco  del paesino che non assomigliava  quello di S.Ilario, perché (queste le motivazioni presentate durante la riunione dei genitori dal comitato di gestione dell’asilo), perché non metteva a posto il suo registro e la documentazione scolastica non era in perfetto ordine.

I Genitori, meravigliati si sono riuniti insieme al Comitato che gestisce l’asilo, e questa volta uniti e determinati, si sono espressi quasi all’unanimità per il reintegro della Maestra, ritenendo le motivazioni assai poco importanti di fronte all’educazione e alla formazione dei loro bimbi. Il Parroco ha risposto: ”Facciamo passare la Settimana Santa, che sono giornate importanti, poi torneremo sulla vicenda”. Questa storia non sembra vera se non ci fossero delle persone che stanno soffrendo e pagando qualcosa per nulla, per qualcosa che non esiste: oppure si cela qualcos’altro sotto queste motivazioni ridicole per un licenziamento. Intanto il contratto di una scuola paritaria a gestione clericale è un contratto con le idee pastorali di un parroco qualsiasi o un contratto di lavoro spendibile  e impugnabile nel mondo del lavoro? In quale democrazia un insegnante viene licenziato in tronco senza prima essere preavvisato con sanzioni, richiami scritti e verbali, prima di passare il fascicolo  nelle mani dell’Ufficio Scolastico?

Ma qui si parla di scuole private,  quelle che hanno l’Ufficio Scolastico nel salotto del parroco da dove proviene il profumo dello spezzatino e si stappa una bottiglia di vino fatto in casa,  e il Provveditore in questione viene sempre consigliato dalla perpetua. Queste sono le condizioni di chi vive ancora con la paura dell’Inquisizione, della punizione divina e degli anatemi lanciati dal sagrato della Chiesa. Insegnanti  gestiti da chi predica l’amore la domenica, e il lunedì razzola malamente e calpestano la dignità di un’insegnante  creando un vuoto in una comunità che si proponeva  educante. Un registro disordinato non  può violare fantasie, giochi, abbracci, poesie e feste di occhi stupiti. Sacre liturgie per un mondo che vorremmo si fermasse in quell’istante. E se questa è la gestione clericale io voglio sempre di più e, come sancito dalla Costituzione, una scuola laica, lontana da vesti,  lucenti oggetti e  ragioni profanate. Nella settimana santa, proprio quelli che si definiscono pastori pronti ad accogliere la pecorella smarrita, calpestano una loro simile, umiliano delle manine tese all’abbraccio, ponendo una corona di spine su persone colpevoli di dare amore. Forse quando hanno letto quella parte della Passione, erano in processione in quel paesino di S. Ilario.