La spesa per la scuola diminuirā ancora:
lo dice il DEF

di Reginaldo Palermo, La Tecnica della Scuola 10.4.2014

Per il 2014 č previsto un ulteriore calo della spesa per gli stipendi del personale della scuola, giā fortemente diminuita dal 2009. Dal 2015 si prevede la stabilizzazione, ma non ci sarā nessun aumento.


Al di lā delle buone intenzioni e delle dichiarazioni ad effetto, contano i numeri che, per la veritā, non sono molto rassicuranti.

Basta leggere alcuni capitoli del DEF (Documento di Economia e Finanza) per rendersene conto.

Parliamo per esempio della spesa che lo Stato deve sostenere per pagare gli stipendi pubblici.

Nel 2013 - si legge nel documento - la spesa č ammontata a circa 164 miliardi, in calo dello 0,7% circa rispetto all’anno precedente. Tale contrazione si somma al -1,9 per cento del 2012 e alla diminuzione del 2,1 per cento registrata nel 2011 (“rafforzando - sottolinea testualmente il DEF - il trend decrescente che si č determinato dopo un lungo periodo di crescita tra il 1998 e il 2010").

E se poi si calcolano gli stipendi in rapporto al PIL, si ha la conferma che il pubblico impiego (e la scuola soprattutto) hanno pagato in questi anni un prezzo particolarmente alto: nel 2013 la spesa č stata del 10,5% rispetto al PIL, cosė come nel 2012, ed in netto calo rispetto agli anni precedenti (11,3% nel 2009, 11,1% nel 2010, 10,7% nel 2011).

Tale dinamica, spiegano i tecnici del MEF, č “la conseguenza dei molteplici interventi normativi disposti nel corso degli ultimi anni che hanno comportato sia un contenimento delle retribuzioni individuali, sia una riduzione del numero dei dipendenti pubblici (-5,6% circa nel periodo 2007-2012)”.

Il documento elenca con precisione gli interventi che hanno consentito di raggiungere tale risultato: la razionalizzazione del comparto scuola, il perdurare del blocco dei rinnovi contrattuali per il periodo 2010-2015, l’introduzione di un limite di spesa individuale rapportato alla retribuzione percepita nell’anno 2010, il riconoscimento solo ai fini giuridici delle progressioni di carriera disposte nel quadriennio 2011-2014, la decurtazione in base al numero delle unitā di personale cessate dell’ammontare delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa.

a cosa si prevede per il futuro?

Nulla di buono per le tasche di docenti e Ata.

“Nel quadro a legislazione vigente - si legge infatti nel DEF - la spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni Pubbliche č stimata diminuire dello 0,7 per cento circa per il 2014, per poi stabilizzarsi nel triennio successivo e crescere dello 0,3 per cento nel 2018, per effetto dell’attribuzione dell’indennitā di vacanza contrattuale riferita al triennio contrattuale 2018-2020”.

Esaminando poi alcuni dati di dettaglio si ha la conferma che il settore della scuola č stato particolarmente penalizzato negli ultimi anni.

La spesa per i cosiddetti “consumi intermedi” (in pratica si tratta delle spese per il funzionamento ordinario di scuole, universitā ed enti di ricerca) č passata da 1,11 miliardi del 2011 a 0,95 del 2013, mentre nello stesso periodo la spesa complessivamente sostenuta dallo Stato č aumentata da 12,49 a 13,78 miliardi.

Al MEF č quasi raddoppiata, da 2,62 a 4,79 e nelle Agenzie fiscali č passata da un miliardo a 1,64.

Resta da capire in che modo secondo il ministro Giannini si possa valorizzare la scuola e chi in essa lavora. Perchč, per intanto, di soldi in arrivo per il personale non ce ne sono davvero.