Il DEF e la scuola

Pasquale Almirante, La Sicilia 13.4.2014

Il Def, il Documento di economia e finanza varato dal governo Renzi, è molto tecnico, ma non mancano elementi legati alla scuola, che tracciano la strada verso novità importanti come l'edilizia, mentre si fa spazio la valutazione di sistema, l'insegnamento di materie non linguistiche in inglese e la digitalizzare dell'istruzione.

Lungo questo percorso c'è l'ombra di un nuovo patto per velocizzare il reclutamento degli insegnanti e dei dirigenti, nonché la possibilità di diversificarne la carriera. Terreno minato sul quale si prevedono scontri sanguinosi. In ogni caso, passaggio importante è quello dedicato ai due miliardi stanziati per gli interventi di edilizia scolastica.

Un altro aspetto è quello del rapporto dell'istruzione con il mondo del lavoro. Uno dei nodi più intricati è quello del contrasto all'esplodere incontrollato dei Neet, dei giovani cioè che non studiano, non lavorano e non fanno tirocinio. Il Def prevede infatti un aumento delle ore da trascorrere in azienda durante il periodo scolastico, mentre si cercherà di predisporre un piano di rafforzamento dell'istruzione tecnica.

Un altro punto centrale riguarda la diffusione massiccia della lingua inglese, dalla primaria all'università, secondo il Clil, il metodo Content and Language Integrated Learning, di fatto già applicato in linea sperimentale nei licei linguistici. In pratica, si insegneranno discipline non linguistiche in lingua straniera: matematica, storia, filosofia, informatica. Ma si dovrebbe diffondere il wi-fi negli istituti, oltre a generici rilanci dell'"integrazione delle tecnologie digitali" in ambito didattico.

Ultimo punto, la scelta di risorse open source come strumenti informatici soprattutto a livello superiore. Controverso e colmo di belliche prospettive rimane il capitolo dedicato alla valutazione, alla necessità cioè di dare «piena attuazione, a partire dall'inizio del prossimo anno scolastico, del Regolamento per l'applicazione del sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche». Si punta insomma al merito per raffrontare fra loro i nostri istituti che rimediano sempre pessimi giudizi Ocse-Pisa e accodarsi alla linea dei test Invalsi. Siamo tutti d'accordo sul giudizio, ma sui metodi la strada è perigliosa.