Scuola paritaria/1.
Un clima nuovo

 TuttoscuolaNews, n. 629 7.4.3.2014

L’avvento alla guida del Pd e del governo di Matteo Renzi, e con lui di una nuova generazione di politici, poco inclini a rendere omaggio al conservatorismo della sinistra accademico-politica tradizionale in materia istituzionale, potrebbe creare le condizioni per un nuovo e diverso approccio alla questione del finanziamento del sistema scolastico pubblico e, all’interno di esso, del sottosistema delle scuole paritarie.

Se si osserva l’elenco dei primi firmatari dell’appello a contrastare la ‘svolta autoritaria’ impressa da Renzi al dibattito sulle riforme (“Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014)” troviamo molti dei nomi che compaiono da molto tempo anche in altri appelli e iniziative volte a negare qualunque finanziamento alla scuola paritaria in quanto ‘anticostituzionale’, cioè contrastante con la preclusione contenuta nell’art. 33 comma 3 (“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”).

Tra i cosiddetti ‘professori’ (o ‘professoroni’, come dice Renzi) firmatari di questi appelli troviamo i nomi di personalità che hanno dominato per decenni la politica culturale, e anche quella scolastica, della sinistra pre-Renzi. Tra i più noti citiamo Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky,Nadia Urbinati, Sandra Bonsanti, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Salvatore Settis.

Ora ci sono ragioni per ritenere che l’influenza, e prima ancora l’egemonia culturale esercitata da questa ristretta ma ascoltata élite politico-accademica sulla più forte formazione politica erede della sinistra storica, il Pd, sia al tramonto. Essa appare come all’improvviso invecchiata, incapace di dare risposte adeguate alle necessità di oggi, dalle riforme costituzionali a quella elettorale a quella del mercato del lavoro. E a quella, per molti aspetti decisiva, della riqualificazione del capitale umano che passa per il rilancio della qualità e dell’equità dell’offerta formativa: tutta, a prescindere da chi la gestisce. Sembra pensarla così anche il ministro Giannini, che ha affermato che “la libertà di scelta educativa è un principio europeo ed è un principio di grande civiltà”, che “quello del pubblico è un servizio fondamentale”, ma che scuole statali e paritarie “devono avere uguali diritti”.