Da
settembre debutterà l’organismo per «misurare» le scuole.
Test Invalsi e Sistema di
valutazione, Ajello: La presidente dell’Ente: con una lettera aperta vinceremo le resistenze degli insegnanti. Dal 6 al 13 maggio le prove di italiano e matematica in elementari e medie di Antonella De Gregorio, Il Corriere della Sera scuola 30.4.2014
Ancora pochi giorni e sarà tempo di Invalsi. Una stagione di prove per
migliaia di studenti, che dovranno affrontare quiz, brani e problemi
che proveranno la loro preparazione in matematica, lettura e
italiano. Una routine, ormai, che nonostante molte voci contrarie si
è affermata come il principale strumento di valutazione degli
apprendimenti e delle competenze dei ragazzi.
L’edizione 2014 dei test non presenta novità rispetto all’anno scorso,
nonostante l’arrivo, ai vertici dell’ente di ricerca che prepara e
somministra le prove, di un nuovo presidente, Annamaria Ajello,
docente dal profilo internazionale e con una pluriennale competenza
sui temi dell’apprendimento e della valutazione. «I test sono
predisposti con due anni di anticipo - spiega la docente -, io sono
qui da poco più di due mesi. Quello che ho fatto è stato riunire gli
esperti, i professori di matematica, chi fa ricerca sulla didattica,
per ragionare insieme a loro su come condividere una cultura comune
della materia e migliorare le competenze dei ragazzi italiani sul
piano scientifico. Ci lavoreremo, ma i frutti di questo lavoro si
potranno vedere più avanti».
Intanto si parte (il 6 maggio con le prove di lettura per i bambini di
seconda elementare e di italiano per quelli di quinta; il 7 domande
di matematica per le primarie, il 13 tocca alla seconda media),
mentre sui test si addensano nubi minacciose: proteste e scioperi,
contestazioni di studenti per la «scuola-quiz», timori degli
insegnanti che la valutazione verta sul loro operato, più che sulle
conoscenze acquisite dai ragazzi. «Pregiudizi che vanno combattuti -
dice Ajello -. Deve passare l’idea che la valutazione è un percorso
di formazione che permette alla scuola di migliorare, non un
controllo burocratico. Se non si capisce la reale finalità di queste
prove, si rischia di attribuire loro una funzione punitiva, e si
portano le persone a barare». «I dati che raccogliamo servono a
inserire la singola scuola in un contesto, a far sì che si confronti
con le altre - spiega -. È un po’ come dal medico: se si bara sulle
proprie misure la diagnosi non sarà affidabile. Questi test
rispondono a un criterio informativo, servono a individuare punti di
forza e di debolezza in alcuni ambiti: non sono valutazioni
esaustive di tutta la didattica».
Come convincere i prof della bontà dello strumento? «Stiamo preparando
una lettera aperta, rivolta ai docenti, che pubblicheremo la
prossima settimana sul sito Invalsi per chiarire che la valutazione
non è “della” scuola, ma per la scuola e che non facciamo che
garantire un servizio», dice Ajello. «Quando sono informati sul
livello di preparazione dei propri allievi e i punti di criticità,
gli operatori della singola scuola potranno progettare interventi
didattici mirati». Da settembre dovrebbe poi partire il Sistema nazionale di valutazione: il «treppiede» che vedrà in campo Invalsi (attivo dal 2007 e coordinato dal Miur), Indire (l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e ispettori scolastici che dialogheranno con i professori e negozieranno - sulla base di un’autovalutazione fatta in precedenza da insegnanti e dirigenti - che cosa potrebbe funzionare meglio e che cosa va cambiato. «Non si tratta di un test, in questo caso - spiega la presidente Invalsi - ma di una novità teorica e metodologica: sarà una valutazione complessiva, non soltanto degli apprendimenti, ma delle scuole». E dagli elementi raccolti partirà il «piano di miglioramento». Una valutazione che finalmente, sostiene Ajello, consentirà di superare la classificazione gerarchica «migliori-peggiori». E sui punti critici, che saranno stati individuati attraverso il processo di negoziazione, gli insegnanti «potranno seguire percorsi di formazione rivolgendosi ad associazioni professionali, università, enti; e portare novità nella didattica». |