Concorsi a scuola e all'università, di Corrado Zunino, Repubblica La scuola siamo noi 8.4.2014 Uno dei motivi per cui il ministro Stefania Giannini vuole tornare indietro sui concorsi scolastici e universitari è il fatto che non c’è un "concorso" indetto dal Miur che sia finito bene. Uno. Partiamo dall’Abilitazione nazionale scientifica, che in realtà è una prova per curricula organizzata per scegliere chi potrà insegnare in università. Di fatto, si è trasformata in un concorso. E poi, nell’ennesimo concorso ad personam della squalificata università italiana. Sono oltre 24 mila abilitati ad oggi, di prima e di seconda fascia, pari in media al 43 per cento dei candidati. Bene, non c’è una disciplina delle 180 che hanno costituito l’ossatura della grande prova in cui non ci sia stata una contestazione. Fioccano i ricorsi ai Tribunali amministrativi, ogni settimana. E ogni settimana crescono le sospensive che i Tar concedono ai ricorrenti rimettendo in sella candidati bocciati. È dallo scorso gennaio che alle interrogazioni parlamentari sono seguiti articoli e poi ricorsi. Curriculum falsi sia dei commissari che dei candidati, "fake" nella presentazione dei materiali per via telematica, idonei diventati tali nonostante i pareri negativi, promozioni date sulla buona fede (mancando i fogli d’appoggio a giustificare il curriculum annunciato). Un Far West del giudizio che ha fatto dire al ministro dell’Istruzione (e dell’Università) che con lei si cambierà regime. Intanto, però, sta partendo la seconda fase delle Abilitazioni scientifiche nazionali. Andando indietro con la memoria, c’è stato il concorso per diventare dirigenti scolastici, i vecchi presidi. Questo data 13 luglio 2011(2.386 posti disponibili, 33 mila partecipanti) e in quell’estate rappresentò una nuova apertura di possibilità e di carriere dopo anni di vuoto concorsuale. Dopo trenta mesi di diatribe, un decreto del Consiglio dei ministri ha mantenuto in servizio fino alla fine di quest’anno scolastico i 112 selezionati in Toscana: rischiavano di perdere il posto avendo vinto un concorso parzialmente annullato dal Consiglio di Stato. È possibile che con l’inizio del nuovo anno scolastico i magistrati amministrativi ordinino un nuovo bando, lasciando nuovamente a casa i 112 vincitori del precedente. Attenzione, sul concorso presidi ci sono ottomila ricorsi in attesa: un aspirante preside su quattro si è rivolto al Tar. In rapida rassegna per quella prova nazionale si sono registrate esclusioni illegittime di docenti, domande cancellate per marchiani errori a pochi giorni dall’avvio della prova: 975 domande (su 5.500 ufficiali) sono state buttate al secchio. Improponibili. Quindi, fughe di notizie sui contenuti della prova preselettiva e la soppressione degli stessi quiz somministrati errati (38 su 100). C’è stato, nel concorso presidi, il casus delle buste semi-trasparenti che hanno portato — per presunto mancato anonimato — all’annullamento delle prove in Lombardia e solo in Lombardia. Non c’è soluzione ancora oggi per i 355 vincitori lombardi che, per ora, restano in servizio come normali docenti (rischiavano di lasciare 40 mila alunni senza insegnante) e contemporaneamente iniziano il tirocinio necessario per diventare presidi il prossimo 30 giugno. Il rischio di far partire la selezione per la terza volta in tre anni, dopo che le prime due hanno dato esiti tra loro sensibilmente diversi, è tutt’altro che scongiurato. E i commissari d’esame incompatibili? Sì, ci sono stati pure quelli: il concorso per presidi è stato il più brutto concorso pubblico degli ultimi vent’anni. Ecco, su tutte queste questioni c’è un maxi-ricorso aperto (si chiude il 18 aprile) del sindacato Anief. La conflittualità più aspra si è accesa persino sul mitico concorsone dei 300 mila per diventare insegnanti di scuola elementare, media e superiore. Lo varò l’ex ministro Francesco Profumo il 24 settembre 2012 dopo tredici anni di silenzio pubblico. Oggi ci sono 17 mila "idonei alla professione che non possono insegnare". Sono stati selezionati e poi lasciati a casa. Le loro conoscenze sono state accertate (inutilmente) da commissioni di Stato. Quel concorso non fu solo importante e affollato, ma assunse un valore simbolico, quello di uno Stato che si riappropriava della selezione dei suoi docenti. In dirittura d’arrivo, lo Stato si è rimangiato le sue intenzioni e i suoi risultati. Se si scende di livello e di affollamento, si scoprono molti concorsini Miur presi di mira dai tribunali regionali. Difficile reclutare in queste condizioni, con questa credibilità. |