Pro e contro, il dibattito è aperto
Tre obiezioni di metodo al costo standard
Tuttoscuola,
8.4.3.2014
Costo standard sì o no? Si accende il dibattito sulla possibilità di
definire e utilizzare un costo standard per alunno nella scuola
pubblica (statale + paritaria) per assegnare i fondi pubblici “a
tutte le scuole sulla base del numero di iscritti”.
Il tema è stato approfondito nel corso del seminario organizzato la
scorsa settimana presso la Camera dei Deputati dall’On. Centemero
(FI), dove - accanto a numerosi pareri favorevoli - vi sono stati
anche interventi critici.
In particolare Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli,
ha espresso tre obiezioni metodologiche all’uso del costo standard
come strumento di rimborso dei costi sostenuti dalle scuole
paritarie. In primo luogo, calcolare il costo standard è un
esercizio estremamente complesso: la letteratura economica
suggerisce una varietà di metodi, pochi dei quali hanno finora dato
risultati solidi. In occasione del Rapporto 2010 sul federalismo
scolastico, e anche successivamente, la Fondazione Agnelli ha
tentato di stimare le determinanti del costo standard a livello di
singola scuola, ma gli esiti non sono stati soddisfacenti. In
secondo luogo, la nozione stessa di costo standard perde significato
- ha spiegato Gavosto - se non è abbinata a un certo livello di
prestazione, ritenuto essenziale, da parte delle scuole: questo
comporta che si definisca e si misuri un obiettivo di performance
delle scuole, a fronte del quale va calcolato il costo minimo per
conseguirlo. Ma quale sia questo obiettivo – un livello di
apprendimento, un tasso di dispersione, un grado di socializzazione,
un stadio sviluppo della personalità – non è affatto ovvio e pone
interrogativi non banali sullo scopo stesso della scuola. In terzo
luogo, secondo il direttore della Fondazione Agnelli il concetto di
costo standard non riflette un costo medio per allievo pari a circa
7.000 euro come sostenuto da molti nell’ambito del seminario, ma un
costo marginale o incrementale di lungo periodo. La domanda che uno
si deve porre, pertanto, è quanto costerebbe allo Stato inserire un
allievo in più nelle proprie strutture: questo è quello che andrebbe
riconosciuto alle scuole paritarie. Infatti, non avrebbe senso
rimborsare alle scuole paritarie le componenti di costi fissi di
sistema che lo Stato già sostiene: l’attività delle amministrazioni
centrali e regionali (circa 200 milioni), il mantenimento del
sistema informatico (600), la partecipazione alle indagini
internazionali (125) e via discorrendo. A parte la scuola
dell'infanzia, il costo dell'inserimento nella scuola di un 5% circa
di allievi in più che frequentano le paritarie (dal 6,9% delle
primarie al 4% delle medie) sarebbe nettamente inferiore alla
richiesta formulata dalle scuole paritarie.
Fin qui il parere di Andrea Gavosto. Il dibattito è aperto.