Paraculismo e brama di carriera
le cause del fallimento dell’autonomia scolastica?
di Lucio Ficara,
Regolarità e Trasparenza nella Scuola 6.4.2014
Una delle malattie sociali che ha colpito e sta colpendo tutt’ora il
nostro bene amato Paese è il paraculismo acuto che troviamo a
qualsiasi livello e in qualunque settore. La scuola italiana, che un
tempo ci era invidiata da tutto il mondo, è rimasta vittima di
questa sindrome sociale ed umana, che ha trovato spazio ed è
germogliata nella culla dell’autonomia scolastica.
Un virus quello del paraculismo e della brama di carriera che nulla
aveva a che vedere con la cultura e la didattica, ma che secondo
alcuni ha attecchito fortemente all’interno di quel potere autonomo
e decisionale che è ormai radicato all’interno di ogni singola
istituzione scolastica.
In questi ultimi quindici anni nelle scuole pubbliche italiane, con
l’avvento dell’autonomia scolastica e del relativo passaggio di
ruolo da Preside a dirigente scolastico, abbiamo assistito, sempre
secondo il punto di vista di qualche osservatore, all’imbarbarimento
delle relazioni umane tra docenti, tra dirigenti e insegnanti, tra
personale scolastico e direttore dei servizi generali
amministrativi. Quale la causa di questo imbarbarimento, sempre
secondo chi pensa che questo sia realmente accaduto?
La risposta è semplice: “la brama di carriera” ha spento il sano e
corretto spirito di competizione basato sulle abilità culturali,
comunicative e didattiche, alimentando una spietata concorrenza
volta a mettere in risalto tutti i difetti dei colleghi antagonisti.
C’è quindi chi pensa che con l’utilizzo che abbiamo fatto
dell’autonomia scolastica si sia superato il limite della decenza e
del pudore. In buona sostanza , con l’autonomia scolastica, secondo
l’opinione di alcuni che vivono professionalmente la scuola, abbiamo
generato un mostro tentacolare dove chi non segue il volere della
dirigenza è un emarginato che non conta nulla. Ma è veramente così?
Non tutti all’interno delle scuole hanno queste opinioni, c’è anche
chi pensa che l’autonomia scolastica abbia migliorato le attività
formative e che sia migliorata, ed anche parecchio, l’organizzazione
del lavoro. Chi pensa questo, pensa anche che ci sia bisogno di
maggiore autonomia, in modo da rendere le scuole ancora più
produttive e funzionali alle esigenze degli studenti. Secondo
alcuni, il dirigente scolastico dovrebbe potere assumere i docenti e
nel caso punirli con sanzioni fino ad arrivare al licenziamento. Il
dirigente scolastico, sempre secondo questa linea di pensiero
politico, dovrebbe anche presiedere il Consiglio di Istituto oltre
che il Collegio dei docenti. Eppure un dato è certo ed oggettivo, a
15 anni dall’entrata in vigore dell’ autonomia scolastica si
registrano, dati OCSE-PISA alla mano, risultati dell’apprendimento
dei nostri studenti molto negativi, anche rispetto ai livelli di
apprendimento preesistenti prima dell’avvento dell’autonomia
scolastica. Allora una domanda sorge spontanea: “continuare sulla
strada dell’autonomia scolastica, assegnando al dirigente scolastico
sempre maggiori responsabilità o invertire la rotta perché
l’autonomia scolastica è stata un fallimento?” Ci piacerebbe
conoscere il parere dei nostri lettori, su un tema così importante,
che tra l’altro era uno dei temi proposti nella costituente sulla
scuola di carrozziana memoria.