La scuola in navigazione verso il 29 agosto

Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 25.8.2014

L'occupazione tornerà a crescere se si punta su formazione e saperi, predica l’Europa. Ma l’intervento sulla scuola promesso da Renzi riguarderà anche gli studenti e la loro capacità/possibilità di trovare/crearsi un lavoro?  In attesa del 29 agosto, partono intanto le “segnalazioni” dei politici, mentre Codacons avverte: minestra scaldata 

E intanto, in attesa della fatidica data del 29 agosto, quando il governo svelerà il mistero di Sais, così come il premier Matteo Renzi da qualche giorno va dicendo, e cioè una sorta di nuova riforma della scuola, si intensificano le indicazioni dei politici del Pd, soprattutto.

Scrive il senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Istruzione di Palazzo Madama: “Il  29 agosto la scuola cambia verso: spazio al merito, istituti aperti, autonomia. Per la prima volta un governo investe e non taglia”.

Per il senatore Stefano Pedica (Pd) “il governo e il parlamento non siano indifferenti alla soluzione del problema dei precari e del personale Ata ma, soprattutto, pensino agli  inidonei, che oltre ad avere gravi problemi di salute rischiano di essere dimenticati e trattati come inutili o considerati di serie B”.

“Il governo e il ministro dell’istruzione devono far cambiare marcia ad una scuola isolata e umiliata. La scuola e la cultura vanno difese senza se e senza ma, sostiene Pedica. Non bastano gli interventi tampone, Renzi il 29 cambierà la scuola ma deve anche riparare i danni prodotti dalla riforma Gelmini, e valorizzare un corpo docente vessato da anni da una politica assente e sorda a qualsiasi appello di buon senso”.

In trincea invece il Codacons che sibila: solo fumo, puntando il dito contro le novità annunciate dal presidente del Consiglio sulla scuola: “Proseguendo nella politica degli annunci clamorosi di agosto, il premier Matteo Renzi arriva anche alla scuola proponendo zuppe vecchie e riscaldate. L’aggiornamento obbligatorio esiste già da anni per altre categorie professionali come avvocati e medici, ma è totalmente finto e serve solo per far fare soldi agli enti che organizzano corsi anche via internet, spesso fasulli e con il solo scopo di concedere crediti dietro pagamento”.

“Lo stesso temiamo”, sottolinea il Codacons, “avverrà per gli insegnanti. L’unica strada per guarire la scuola e riformare seriamente il settore è dare certezze ai giovani e ai precari di poter svolgere un programma a lungo termine, senza essere licenziati a ogni fine anno scolastico. Il governo Renzi che ha autorizzato contratti a termine sempre più lunghi, non ha fatto altro che spostare l’onere per lo Stato di contratti a tempo indeterminato sui risarcimenti per violazione delle direttive europee”.

“I Tribunali di tutta Italia, attraverso oltre 300 sentenze ottenute dal Codacons hanno infatti condannato lo Stato a risarcire i docenti precari per la prassi vietata dall’Europa di rinnovare di anno in anno contratti a tempo determinato. La vera riforma della scuola passa per la lotta all’odioso fenomeno del precariato, dando agli insegnanti non corsi di aggiornamento e formazione, ma un lavoro stabile e contratti dignitosi, così come ci chiede l’Europa”.

Per altri punti di vista invece, l’intervento di Renzi dovrebbe puntare ai giovani e dare loro la possibilità di trovare o di crearsi un lavoro. Come? Incrementando lo studio delle lingua straniere. Lo suggerisce Il Sole 24 Ore: “Se si darà finalmente all'insegnamento della lingua inglese lo spazio che merita, sarà una buona riforma. Altrimenti no. Tenere sui banchi di scuola i nostri ragazzi per 13 anni e non garantirgli uno strumento oggi indispensabile per costruirsi un percorso lavorativo è un delitto. Soprattutto per una sinistra che vuole fare dell'eguaglianza delle opportunità la sua bandiera.

La conoscenza o meno delle lingue è il primo fattore di diseguaglianza, perché si acquisisce proprio nella prima fase della competizione sociale. Se si darà a tutti, non solo ai figli dei ricchi, la possibilità di comunicare in inglese alla fine del percorso scolastico si sarà fatta la più utile riforma della scuola che si possa fare. E forse anche un piccolo pezzo di riforma del lavoro. A volte il riformismo è più semplice di quello che si possa pensare. Sindacati permettendo, ovviamente”.