Come vorrebbero essere "stupiti" i genitori P.A. La Tecnica della Scuola 27.8.2014
Panorama,
nella ridda di note e di proposte, di suggerimenti e critiche che
vengono da ogni angolo d’Italia in seguito a questa “riforma” della
scuola targata Renzi, riporta i desiderata delle famiglie, fra cui:
non fateci portare la carta igienica Che gli alunni non siano tarpati, nel loro desiderio di fare sport, dalla fatiscenza delle strutture. Che l'inglese venga insegnato da professori che lo sappiano parlare e non abbiano quell'accento leccese, torinese, toscano, romano. Che in generale i docenti siano incentivati e premiati. Tuttavia il passaggio dal desiderio, condizionale, all'imperio è breve: "vogliamo che i nostri figli possano fare come in America, dove genitori e alunni nel tempo libero raccolgono fondi fuori dai supermarket per sponsorizzare la squadra dell'istituto, i club, le attività extra. Vogliamo che sia consentito ai privati donare (e detrarre dalle tasse le donazioni) senza assurdi, suicidi vincoli burocratici che lo vietino. Vogliamo che i nostri figli escano dalla scuola non soltanto con una buona formazione culturale (grazie all'antica ma sempre lungimirante riforma Gentile che creò i licei classico e scientifico), ma abbiano anche un'idea di come si lavora e di come funziona il mondo, dei meccanismi che operano nella selezione secondo standard globali (test online, presentazioni in power point, addestramento a parlare in pubblico, competenze specifiche sulla base delle propensioni personali). Vogliamo una scuola in cui i professori siano più vicini agli alunni, meno distanti e impiegatizi nell'approccio, più formativi, "friendly", amici, quindi vicini, interattivi. Vogliamo una scuola nazionale, non schizofrenica nei criteri di valutazione. Agli esami devono sottoporsi pure i docenti, oltre agli studenti". Parte quindi l consueto attacco al Mezzogiorno dove i voti "vengano regalati, che a un livello oggettivamente più basso dei risultati formativi corrispondano paradossalmente votazioni più alte (con la conseguente ingiustizia nell'opportunità d'ingresso all'Università, in Italia e all'estero). Vogliamo la trasparenza ed equità. Vogliamo credere in una più concreta sinergia tra le scuole superiori, l'Università e il lavoro. E in una rivoluzione culturale che metta i nostri figli al passo con il resto mondo, allargando i programmi, sviluppando la mobilità. Chi manda i figli per un anno a studiare all'estero (lo dico per esperienza personale) deve poter detrarre dalle tasse quello che spende, perché il suo investimento costa sacrifici enormi ed è un valore aggiunto per il paese". Se i luoghi comuni si sprecano, con le solite accuse contro i prof e il mezzogiorno e l'occhiolino verso l'Usa, qualche buon suggerimento da Panorama rimane, ma anche quello è altrettanto noto. |