Precari e polemiche

Scuola, l’onda del «Sud»
sconvolge le graduatorie

Elementari: fra i primi 99 maestri 72 vengono dal Meridione. Il ministro Carrozza
ha abbreviato i tempi per i trasferimenti, rendendo più appetibile il Nord

di Matteo Trebeschi, Il Corriere della Sera 5.8.2014

Mondo della scuola in subbuglio, precari sul piede di guerra. Soprattutto nella scuola primaria. Le graduatorie di chi attende l'immissione in ruolo sono state chiuse a fine luglio e per molti insegnanti c'è stata un'amara sorpresa: dal Sud sono arrivate decine di docenti con più anzianità e più titoli, che hanno fatto scivolare all'ingiù i precari bresciani. Un fenomeno che si ripete tutti gli anni, ma che quest'anno è più accentuato: sui primi 99 maestri in graduatoria, 72 vengono da fuori Regione, in prevalenza dal Sud. I motivi? La riduzione della popolazione scolastica al Sud e norme che accelerano il possibile ritorno nelle regioni d'origine.

Erika: dalla 12esima alla 43esima posizione in classifica

Scalare centinaia di posizioni in una classifica faticosa come quella dell’insegnamento e poi vedersi soffiare il posto da colleghi del Sud Italia che nella graduatoria di Brescia si sono iscritti solo quest’anno. Anche a Brescia, sia pur in termini meno drammatici che in altre province come a Lucca o in qualche territorio piemontese è arrivato lo tsunami delle iscrizioni dal Sud alle graduatorie che ha sovvertito posizioni, sbriciolato certezze costruite negli anni. È quello che è successo a decine di maestre che da tempo lavorano nelle scuole elementari di città e provincia. Si tratta di insegnanti precari, come Erika Mezzini, classe 1983, iscritta da sette anni alla graduatoria della scuola primaria. Nel 2011, quando c’è stato l’ultimo aggiornamento, aveva totalizzato 89 punti, poi anno dopo anno ha raggiunto i 134. Un punteggio che l’avrebbe fatta passare dalla 498esima alla 12 posizione. Ma oggi si ritrova al 43esimo posto. Stessa sorte per insegnanti meno giovani, come Antonella Baiguera, 41 anni, in graduatoria provinciale dal 2007: era al 398esimo posto tre anni fa, quest’anno accarezzava l’idea di essere tra i primi quindici in graduatoria, ma quest’estate si è ritrovata «solo» 46esima. Il motivo? La loro scalata è stata bloccata dall’inserimento di 38 insegnanti che quest’anno hanno scelto di entrare nella graduatoria di Brescia con una dote di punti maggiore: più dell’80% di queste «new entry» arriva dal Sud. I sogni e le speranze di un posto fisso sono quindi stati annullati da un meccanismo che rischia di favorire gli insegnanti del Sud.

Al nord ci sono più possibilità

I docenti del Mezzogiorno sanno che al Nord ci sono più possibilità: l’obiettivo è entrare di ruolo nelle scuole del Nord e poi chiedere il trasferimento al Sud. Un meccanismo accentuato dalla decisione del ministro Carrozza (tra le fila del governo Letta) che ha ridotto da cinque a tre anni il periodo minimo da trascorrere nella sede dove il docente ha vinto il concorso. Con la spending review, poi, i problemi si sono accentuati: le assunzioni sono calate e il numero di precari è cresciuto. «Al Sud gli insegnanti sono più vecchi dei colleghi del Nord - spiega Gianluigi Dotti, vicesegretario nazionale del sindacato Gilda - perciò quando si inserisco al Nord, questi precari hanno più punti di tanti colleghi».
Un ragionamento che l’ultima graduatoria del 31 luglio conferma. Anna Maria Pecoraro, Vita Randazzo e Concetta Scalici, ad esempio, arrivano tutte da Palermo. Quest’anno hanno scelto Brescia e si sono classificate seconda, terza e quarta. Un fenomeno che sia pur in termini meno massicci si era registrato anche nel 2011. Le teste di serie, come sempre, erano costituite da docenti di Palermo, Catania, Napoli, Ragusa e Caserta. Anche in questo caso i primi 34 classificati si erano iscritti nella graduatoria dell’anno in corso (2011); l’unica eccezione era Eva Verzelletti, bresciana, classe ‘74. «Storicamente - osserva Giampaolo Begni della Cgil - Brescia è sempre stata una zona di forte inserimento, soprattutto nella scuola primaria». Insomma, urge ripensare l’intero meccanismo, altrimenti si rischia una «guerra tra poveri».