Riforma scuola, punto per punto
la scommessa Renzi-Giannini
Merito, supplenti precari, scuole private,
autonomia, istituti professionali, maturità: venerdì 29 il governo
discute e vara il pacchetto su cui ha puntato molto e che ha messo
in subbuglio docenti, studenti e famiglie
di Salvo Intravaia, la Repubblica
scuola
26.8.2014
Dopo
gli annunci del ministro Giannini al meeting di Rimini di
ieri e le anticipazioni
nell'intervista a Repubblica, il
popolo della scuola è in attesa delle novità annunciate per venerdì
prossimo dal premier Renzi. I docenti di ruolo intravedono lo
"spettro" del merito mentre i precari paventano lo spauracchio di
una rivisitazione dell'intero meccanismo di attribuzione delle
supplenze che potrebbe spazzarne via una grossa fetta. Ma non solo:
le scuole saranno più autonome e verranno rivisitati programmi e
competenze. Una mezza rivoluzione. Nei giorni scorsi, il presidente
del consiglio si è limitato a twittare che "il 29 linee guida su
scuola. Perché tra 10 anni l'Italia sarà come la fanno oggi gli
insegnanti. Noi lavoriamo su questo in #agosto".
E giù un diluvio di anticipazioni e indiscrezioni che termineranno
soltanto fra tre giorni, quando Renzi illustrerà le intenzioni
dell'esecutivo. Nei mesi scorsi, dal ministro Giannini e dal
sottosegretario Reggi, sono stati anticipati diversi temi. Alcuni
dei quali, come l'aumento dell'orario di lavoro dei docenti o
l'eliminazione del precariato, hanno messo in subbugliodocenti,
studenti e famiglie. Appunto i tre soggetti ai quali - nelle
dichiarazioni - il governo chiede il massimo contributo. Ma su cosa
si sta lavorando?
LA SCHEDA: I DIECI PUNTI DELLA RIFORMA
Merito. Il governo è
intenzionato ad agganciare gli stipendi degli insegnanti ad una
qualche forma di merito o carriera. Ma non sembra al momento
ipotizzabile la tripartizione della categoria in docenti esperti,
ordinari e senior. Per farlo, spiegano i sindacati compatti, serve
un nuovo contratto. Ma mancano le risorse. E, probabilmente, il
governo ripiegherà su qualche formula di incentivazione per coloro
che vorranno assumersi più incarichi, oltre all'insegnamento, con un
conseguente allungamento dell'orario di lavoro. Un modello che,
nella sostanza, è già in vigore nella scuola dell'autonomia. Altra
partita è quella dell'aggiornamento. Finora, si è aggiornato
soltanto chi, a spese proprie, lo ha voluto fare. In futuro,
l'aggiornamento professionale potrebbe diventare obbligatorio e lo
stipendio potrebbe essere agganciato alla misurazione di quanto il
docente riesce a fare migliorare le performance degli alunni.
Precariato. Quella dei
supplenti appare come una bomba ad orologeria. Perché se è vero che,
coinvolgendo una grossa fetta dei 160mila precari storici,
l'eventuale organico funzionale - un tot di docenti per una rete di
4/5 scuole dello stesso ordine - per coprire tutte le esigenze della
didattica - ore di lezione e supplenze - può fare ritornare in vita
la defunta continuità didattica e assicurare una stabilità
dell'insegnamento ormai dimenticata, è anche vero che i 400mila
supplenti d'istituto potrebbero verosimilmente dire addio
all'insegnamento. Una operazione per nulla indolore.
Orario di insegnamento.
L'idea di aumentare a 24 ore l'orario di insegnamento dei prof di
scuola media e superiore tramontò con il governo Monti. E quella di
incrementare l'orario di servizio fino a 36 opre settimanali,
annunciata dal sottosegretario Roberto Reggi, non sembra
percorribile senza un corrispettivo economico. E, per il momento,
l'idea è stata accantonata anche da Renzi e Giannini.
Autonomia. Per rilanciare la
scuola il governo vuole azionare anche la leva dell'autonomia,
ampliandone i confini. Attualmente, le istituzioni scolastiche
possono modellare la propria offerta formativa utilizzando le quote
di autonomia previste dalla riforma Gelmini: il 20 per cento del
monte ore annuale. Ma, nei fatti, mancano le risorse - economiche e
di personale - per concretizzare la rivoluzione che potrebbe fare
decollare la scuola italiana. Una maggiore quota di flessibilità dei
curricoli potrebbe venire incontro alle esigenze dei territori a
patto che le scuole siano messe nelle condizioni di sfruttarla.
Nuovi Programmi e nuove competenze.
L'idea è quella di modernizzare i programmi di insegnamento di tutto
il percorso scolastico, dall'elementare al superiore, con un duplice
scopo: rispolverare le incompiute "I" di Informatica e Inglese di
berlusconiana memoria, per mettere i nostri alunni al passo con i
coetanei europei, e creare un legame più saldo tra mondo del lavoro
e scuola. Ma, avvertono i sindacati, per fare questo occorre
riscrivere le indicazioni nazionali. E sarebbe la quinta volta in
altrettante legislature: Moratti, Fioroni, Gelmini, Carrozza e
Giannini. Un record. Il duo Renzi-Giannini vorrebbe anche recuperare
alcune discipline - Storia dell'Arte, geografia e magari il
Diritto - letteralmente decimate dalla riforma Gelmini. Ma per
fare questa operazione occorre modificare i curricoli.
Le scuola private. Il
ministro Giannini non ha nascosto le intenzioni del governo di
ritornare sui finanziamenti alle paritarie per rendere
effettivamente libera la scelta ra scuola statale e paritaria da
parte delle famiglie. Un intervento caldeggiato da tempo dalle
gerarchie cattoliche per salvare in extremis le scuole private in
crisi di vocazioni.
Gli istituti professionali. Si
tratta dell'anello debole della scuola superiore con livelli di
dispersione record. La strada che vorrebbe percorrere il governo è
quella di potenziare l'alternanza scuola-lavoro per ridurre coloro
che abbandonano precocemente gli studi e offrire al mercato le
professionalità che, anche in tempi di crisi, le aziende non
riescono a reperire.
Scuola superiore. Non
sembra all'ordine del giorno del Piano-scuola, fa capire la ministra
Giannini, la riduzione del percorso scolastico superiore da cinque a
quattro anni. "Portare a quattro anni il ciclo delle medie superiori
per equiparare l'età di congedo scolastico a quella di molti altri
paesi non può essere il frutto di un calcolo da spendig review",
ribadisce la Giannini. "Ci vorrà molto tempo per mettere a regime la
nostra proposta, ma non dobbiamo guardare ai prossimi mesi.
L'orizzonte è quello dei prossimi trent'anni. Chi nasce oggi va a
scuola nel 2018 ed esce nel 2038. La scuola che cambiamo adesso
arriverà a destinazione allora".
La maturità. Sembra che il
governo sia in procinto di snellire e ammodernare la maturità. Con
l'entrata a regime della riforma Gelmini si compie il miracolo della
Clil all'ultimo anno delle scuole superiori: l'insegnamento di una
materia non linguistica - Matematica, Scienze, Storia dell'Arte o
altro - in lingua straniera. Mentre l'esame di stato rimane quello
pensato da Berlinguer nel 1997 e modificato da Fioroni nel 2007. Tra
le novità possibili la rivisitazione della terza prova scritta e
l'estensione della Clil (Immersione linguistica) nel colloquio
finale.
Finanziamenti. Renzi
parla di investimenti per un miliardo di euro nella scuola. E'
questa la cifra che dovrebbe supportare le nuove Linee guida per la
scuola. Una bella cifra e, soprattutto, una novità per gli ultimi
cinque anni, in cui si è sempre fatta economia sull'insegnamento. Ma
la cifra annunciata da Renzi lascia tiepidi gli addetti ai lavori.
Sono infatti in tanti a pensare che il miliardo di cui si parla sia
lo stesso sventolato per l'edilizia scolastica. Il premier,
tuttavia, si è esposto parecchio questa estate e venerdì sapremo.
Quota 96. Non sembra
che, dopo la doccia fredda del decreto sulla Pubblica
amministrazione - in cui l'uscita dalla scuola degli insegnanti che
nel 2012 avevano 60 anni di età e 36 di servizio (o 61 di età e 35
di servizio) sembrava cosa fatta - il Piano-scuola preveda la
soluzione della questione. E giorno 29 è prevista la manifestazione
proprio dei 4mila bloccati a scuola "per errore" dalla riforma
Fornero.