Con quali soldi si riformerà la scuola? Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 23.8.2014
La domanda che
poniamo noi al nostro primo ministro è: “con quali soldi si
riformerà la scuola, visto che non si è riusciti a mandare in
pensione nemmeno i quota 96?”. E poi “quanti tagli dovrà subire
ancora la scuola e gli stipendi degli insegnanti visto che si parla
ancora di blocco dei contratti?”. La cosa che suona strana è che il leader del centro-sinistra italiano scelga come palcoscenico per annunciare la riforma della scuola quello di “Comunione e Liberazione”. Sappiamo bene che l’idea di scuola dell’area di CL non è molto lontana da quella di Formigoni, dell’Aprea, della Gelmini e anche dello stesso direttore Amicone. Ma di quale stupore sta parlando Renzi? Manca poco e tutto sarà più evidente, basta attendere fino al prossimo 29 agosto per capire quanti insegnanti resteranno stupefatti e quanti invece saranno critici. Senza fare voli pindarici, rimaniamo alle parole pronunciate da Renzi nell’intervista: “Sulla scuola stiamo lavorando, e seriamente, con il ministro Giannini e con la sua squadra.E il 29 agosto presenteremo una riforma complessiva che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo”. Il Premier continua le sue affermazioni dicendo: “la scuola non è un problema, ma piuttosto un asset strategico del nostro Paese, che va valorizzato e messo in sicurezza. In ogni caso la sfida educativa è la mia priorità. Tra dieci anni l'Italia non sarà come l'avranno fatta i funzionari degli uffici studi delle banche o i politici di Montecitorio; l'Italia sarà come l'avranno fatta le maestre, i maestri, gli insegnanti". Parole brillanti, condivisibili, che non lasciano dubbi sulle reali intenzioni del nostro Presidente del Consiglio. A fine intervista Renzi afferma: “bisogna passare dalla logica del piagnisteo a quella della proposta. E toglierebbe il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito. Questa è la rivoluzione culturale che serve all'Italia: spalancare le finestre e fare entrare aria nuova”. La domanda che poniamo noi al nostro primo ministro è la seguente: “con quali soldi si riformerà la scuola, visto che non si è riusciti a mandare in pensione nemmeno i quota 96?”. E poi “quanti tagli dovrà subire ancora la scuola e gli stipendi degli insegnanti visto che si parla ancora di blocco dei contratti?”. Vorremmo sentire risposte concrete fatte di fatti e tralasciare i buoni propositi detti in interviste e con i tweet. Attendiamo provvedimenti stupefacenti per abbandonare per sempre la logica del piagnisteo. |