La promessa di renzi

Pasquale Almirante, La Sicilia 17.8.2014

Accolto con molto scetticismo dai docenti l'annuncio del premier Matteo Renzi che per settembre promette una sorpresa per la scuola: «Il punto è capire dove mettiamo i soldi perché su alcune voci come la scuola e gli insegnanti bisogna mettere più soldi. Bisogna scommettere. E su questo ci sarà una sorpresa a settembre». Vedremo di cosa si tratta, ma è assai probabile che questo ventilato finanziamento si risolva in una sorta di "do ut des": aumenti salariali in cambio di una diversa prestazione d'opera, come l'aumento delle ore di servizio, sia in termini di lezioni sia di attività funzionali all'insegnamento.

Ma è pure probabile che con l'implementazione a settembre del "Servizio nazionale di valutazione" si profili un diverso modo di suddivisione dei fondi a favore delle istituzioni scolastiche più virtuose, mentre per quelle che arrancano saranno messi in funzione meccanismi di supporto logistici.

Tutto dunque è in divenire, mentre l'unica cosa certa è che sulla scuola si vuole manovrare per cambiarla, almeno sul versante del rapporto col personale che oggettivamente è usato male, non solo sui piani della didattica ma anche su quelli della resa e del loro coinvolgimento nel territorio. Il punto centrale è infatti quello di usare l'istruzione come leva determinate per innovare la nazione che, se vuole risollevarsi, deve contare, più che sulla ottocentesca forza lavoro, su cultura, intelligenza, versatilità, tecnologia che non si trovano al mercato, ma nelle aule scolastiche quando il sapere è di qualità e i docenti competenti. Da qui l'ormai consueto appello all'aggiornamento del personale, sulle nuove tecnologie legate alla didattica soprattutto, e al reclutamento delle nuove leve, che deve essere fatto con corsi biennali, rigidi e a numero chiuso, e solo se si è in possesso della laurea magistrale. Troppo è il personale chiamato sulla spinta della necessità di tappare i buchi e troppi sono coloro che si trovano insegnanti per non avere altri sbocchi lavorativi, mentre le graduatorie si ingolfano, gli esodi verso il Nord hanno numeri imponenti con conseguenti guerre tra precari. Per questo pensiamo che la promessa fatta da Renzi, e sentendo pure la ministra e il sottosegretario, sia di quelle con pochi margini di contrattazione: più soldi ma più lavoro, sia in classe, mattina e pomeriggio, e sia a casa.