Istruzione Le novità che troveremo sui banchi
Così sarà la nuova scuola:
Dal debutto del nuovo sistema di valutazione
nazionale di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola 14.8.2014 Inglese, geografia, storia dell’arte, musica, ma anche programmazione informatica (fin dalle elementari) e connessioni internet super veloci. La scuola in arrivo per gli studenti italiani è un mix di tradizione e novità, di innovazione spinta e forte legame con il territorio e con il made in Italy. Alcuni progetti hanno preso forma nei mesi scorsi e sono pronti a diventare realtà da settembre, molti altri sono in divenire e, sotto la spinta propulsiva del premier Matteo Renzi, che venerdì scorso ha incontrato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini per fare il punto, prenderanno corpo in un provvedimento ad hoc atteso per la fine di agosto: «Inizieremo con un percorso di radicale riflessione sulla scuola, con particolare attenzione alla scuola media, all’autonomia e al rapporto formazione/lavoro», ha annunciato il presidente del Consiglio in una lettera inviata ai parlamentari di maggioranza. E domenica, incontrando gli scout, ha ribadito il concetto: «L’Italia dei prossimi anni non dipenderà dalle slide sulla crescita, +0,1 o -0,1: dipenderà da come cambieremo la scuola. E la scuola non la può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti, i professori».
Il premier conta sull’effetto annuncio a fine mese, ma i temi in ballo
sono noti: la questione del ricorso abnorme ai precari della scuola
che si sono impelagati in una guerra tra poveri (precari del Sud
contro precari del Nord Italia), la regolazione a cadenza biennale
dei concorsi, il potenziamento di alcune materie di studio e dei
percorsi scuola-lavoro per cercare di far fronte all’angosciante
tasso di disoccupazione giovanile del nostro Paese (43,7%). Per il
pacchetto atteso entro la fine dell’estate il presidente del
Consiglio ha detto che stanzierà un miliardo di euro. Parlando con
gli scout, ha spiegato che una parte del risparmio derivante dall’efficientamento
energetico della rete nazionale sarà devoluto proprio alla scuola.
Questi giorni di «vacanza» serviranno al premier a fare i conti, per
capire come le novità elaborate possano essere messe in atto senza
ignorare i moniti del ministero dell’Economia. Ma intanto la
macchina ha già cominciato a scaldare i motori: all’insegna del
mantra «innovazione, autonomia, equità e merito».
Il nuovo sistema di valutazione nazionale delle scuole è stato
approvato nella primavera del 2013: ma è solo da settembre che
entrerà in vigore. Non si tratta di un mero strumento burocratico ad
uso e consumo degli addetti ai lavori, ma di un efficace supporto
per completare l’Invalsi, quello che ormai nel gergo viene
identificato come il quizzone per gli studenti di II e V elementare,
III media e II superiore. Con l’avvio ufficiale, ogni istituto avrà
una vera e propria scheda, utile a delinearne caratteristiche, punti
forti e deboli: una sorta di «carta di identità». «Si tratta di una
faccia innovativa della valutazione, che potrà favorire la
responsabilizzazione delle scuole», spiega il presidente
dell’Invalsi, Annamaria Ajello. E sempre l’istituto di valutazione
sarà protagonista della rivoluzione delle scuole medie: l’obiettivo,
su cui sta lavorando un pool di matematici e linguisti, è arrivare a
definire quali sono le competenze imprescindibili dei ragazzi alla
fine della terza classe della scuola secondaria di primo grado.
Non sono ancora state pubblicate le graduatorie definitive del
concorso voluto da Francesco Profumo, il primo dopo 14 anni, che già
il ministro Stefania Giannini mette a punto un nuovo bando: sarà
emanato nel 2015, e dovrebbe dare un’ulteriore «svecchiata»
all’organico degli insegnanti, che in media hanno 49 anni (i più
anziani tra i Paesi industrializzati, secondo l’Ocse). Intanto, a
settembre entrano in ruolo 28.781 docenti (di cui 13 mila di
sostegno) e 4.599 collaboratori tecnico-amministrativi: secondo la
Cgil, si tratta di numeri (pari solo al turnover, al ricambio) molto
inferiori alle disponibilità di posti. È la solita, annosa questione
dello sdoppiamento fra organico di diritto e organico di fatto,
docenti assunti e precari.
La scuola Di Donato a Roma resta aperta dalle 7 alle 22, anche sabato
e domenica: oltre alle lezioni, si fanno compiti, sport, musica,
attività ricreative. A gestire il tutto sono le associazioni di
genitori, che tengono anche i conti delle spese di gestione. Questo
è solo uno dei modelli di scuola aperta il pomeriggio, di cui si
discuterà in un forum che si terrà a ottobre a Firenze, organizzato
dal Miur proprio per valutare tutte le esperienze virtuose sparse
per l’Italia. Il vero nodo restano le risorse: se le Province sono
state colpite da tagli per nove miliardi, e da Genova a Bari tremila
istituti non hanno i fondi per garantire la sicurezza e il
riscaldamento delle aule, è difficile immaginare come sostenere i
costi di un’apertura prolungata.
Tablet e lavagne multimediali interattive (Lim): sembrava fino a due
anni fa che questa fosse la rivoluzione informatica sui banchi.
Invece adesso la piattaforma Scuola digitale langue e con i 121
milioni di euro di investimenti abbiamo solo il 32% di scuole
provvisto di Lim o proiettore interattivo, il 25% delle scuole
secondarie di primo grado che navigano ad alta velocità, 7,8
studenti per ogni computer. Le «classi 2.0» sono 416 su 323.605, le
scuole 14 su 22.600 sedi. È chiaro che il governo sta facendo un
passo indietro: non sono previsti più stanziamenti per l’acquisto di
strumenti, che rischiano di diventare obsoleti in pochi anni. Ma si
investe sulla connessione internet veloce. Sono 973 le scuole che
hanno partecipato al bando per attivare una rete wireless, per un
totale di quasi quattro milioni di euro in due anni tra il 2013 e
2014. Gli investimenti proseguiranno in questa direzione. Ma anche
sul fronte della formazione, fin dalle più tenere fasce d’età: da
settembre sarà sperimentato nelle scuole il coding , ovvero una
piattaforma sul modello americano di code.org - usato negli Stati
Uniti da oltre venti milioni di ragazzi e sponsorizzato anche da
Barack Obama - per l’insegnamento dei primi rudimenti di
programmazione informatica.
Se gli insegnanti sono (spesso) precari, quelli di sostegno lo sono di
più: ogni anno un ragazzo disabile rischia di trovarsi con un
assistente diverso. Attualmente il rapporto è di un insegnante di
sostegno ogni due studenti in difficoltà. «Qui qualcosa dovrebbe
veramente cambiare - annuncia la senatrice Francesca Puglisi, membro
della commissione Istruzione -. Nel triennio 2013-2015 bisognava
stabilizzare oltre 26 mila insegnanti di sostegno: nel 2013 ne sono
stati immessi già 4.447, ma è dal 1° settembre 2014 che ne verranno
messi in ruolo 13.342. Altri 8.895 aspetteranno l’anno prossimo. A
questi andrebbero aggiunti 3.009 posti vacanti, che vanno assunti
con un nuovo piano. Ma è fondamentale che agli alunni disabili sia
garantita professionalità e soprattutto continuità didattica».
Costa ogni anno 80 milioni, fagocitando una bella fetta del Mof, il
fondo per gli istituti (che quest’anno è di 483 milioni di euro), e
vanta un incredibile 99,2% di promossi: ma per ora di abolire
l’esame di maturità non se ne parla. E anzi, quest’anno entra in
vigore il nuovo esame di Stato. Cosa cambierà? La seconda prova,
soprattutto, che sarà «asciugata» rispetto alla mole di materie
adesso prese in considerazione: è l’effetto della limatura Gelmini.
Nei primi giorni di settembre arriverà un decreto per definire tutti
i dettagli, tra cui il Clil (Content and language integrated
learning ), ovvero l’insegnamento in lingua straniera di una materia
dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore che sarà portata
alla maturità. Un’altra novità per l’esame sarà la tesina, che sarà
considerata meno importante ai fini della valutazione, mentre verrà
data più dignità ai percorsi fatti: ad esempio, nel caso degli
istituti tecnici i periodi di apprendistato del quarto e quinto anno
di scuola superiore diventano credito per l’esame.
Era stata massacrata dalla riforma Gelmini, che l’aveva eliminata da
tutti gli istituti professionali e dai tecnici (escluso l’indirizzo
economico) e ridimensionata nei licei, dove era stato creato il
«monstrum» geostoria, con tre ore settimanali al posto delle quattro
per le due discipline. Dal prossimo anno scolastico, invece, la
geografia torna in tutti i tecnici e i professionali, in prima o in
seconda, per un’ora alla settimana. E dovrebbe essere solo
l’apripista di una serie di materie che potrebbero tornare in auge:
dopo le proteste e le raccolte di firme, anche la storia dell’arte e
la musica - come prevede un protocollo tra ministero dell’Istruzione
e quello dei Beni culturali - saranno rilanciate, con progetti per
valorizzare l’educazione alla tutela del paesaggio e l’avvicinamento
dei giovani al patrimonio culturale e all’arte contemporanea. I
soldi? Secondo una stima del ministro Giannini, solo per la storia
dell’arte ci vorrebbero 25 milioni.
#Scuolebelle, #Scuolesicure, #Scuolenuove: questi sono gli hashtag
lanciati da Renzi per pubblicizzare il piano da oltre un miliardo di
euro che dovrebbe restituire dignità estetica ai nostri istituti
fatiscenti. Con 21.230 edifici coinvolti, il piano dovrebbe portare
entro l’anno prossimo una scuola italiana su due ad avere edifici
più belli, sicuri e nuovi. Ma sul fronte della pulizia, cosa ci
aspetta? Dopo il caos scoppiato l’anno scorso in Veneto e in altre
regioni del Nordest, quest’inizio di anno scolastico potrebbe essere
problematico in Campania e Calabria, che sono le uniche due regioni
che a distanza di un anno non sono ancora riuscite ad assegnare il
bando per le pulizie a una ditta esterna attraverso la piattaforma
per gli appalti della pubblica amministrazione Consip. Ma non è
detto che anche altrove il meccanismo si inceppi. |