SCUOLA

 Risultati Invalsi: perché non fare del Sud
(e della Sicilia) un "caso" interessante?

Cinzia Billa, il Sussidiario 8.8.2014

Come ogni anno, lo scorso 10 luglio l'Invalsi ha pubblicato il Rapporto sulle Rilevazioni Nazionali degli Apprendimenti dell'anno scolastico appena conclusosi (www.invalsi.it). I dati riguardano gli apprendimenti di Italiano e Matematica in tutte le scuole del Paese, statali e paritarie (circa 13.200), e tutti gli studenti (2.287.745) dei quattro livelli scolari interessati, ossia classe II e V della scuola primaria, classe II della scuola secondaria di secondo grado e classe III della scuola secondaria di primo grado (Prova Nazionale). Quest'anno, per la prima volta, le rilevazioni non hanno coinvolto la classe I secondaria di primo grado, prova ritenuta ridondante rispetto a quella di V primaria utile a svolgere anche la funzione di prova d'ingresso alla secondaria di I grado.

Il Rapporto, lo ricordiamo, si basa sui risultati di un campione. Giusto per avere un'idea: le classi campione - dove la somministrazione delle prove è stata seguita da un osservatore esterno, per la Prova Nazionale di III secondaria di I grado il presidente di commissione - sono 1.468 su 29.719 totali per la II primaria, 1.468 su 29.685 per la V primaria, 1.418 su 29.462 per la III secondaria di I grado e 2.256 su 26.540 per la II secondaria di II grado. I dati restituiti dal Rapporto non sono dunque esaustivi, poiché sono in corso di elaborazione quelli che verranno restituiti alle singole scuole nel mese di settembre. Tuttavia merita l'interesse di insegnanti, genitori e dirigenti scolastici, oltre che decisori politici.

Il quadro riguarda l'Italia - divisa nelle cinque macro-aree Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Sud e Isole - , le singole Regioni e, per il II grado, i diversi indirizzi di studio. A differenza delle rilevazioni precedenti, emergono minori differenze territoriali per la scuola primaria che, infatti, registra un avvicinamento delle due macro-aree del Nord-Ovest e del Nord-Est da una parte, di Sud e Sud e Isole dall'altra. Queste ultime hanno punteggi generalmente un po' più bassi rispetto a quelli delle macro-aree settentrionali; tuttavia solo nella prova di Italiano di V primaria il Sud e Isole registra un risultato significativamente inferiore a quello dell'Italia, mentre in tutti gli altri casi non emergono differenze statisticamente significative. Tuttavia le differenze divengono marcate e sempre più visibili nel passaggio ai livelli scolari successivi.

Il divario maggiore fra le macro-aree Nord-Ovest e Nord-Est e il resto dell’Italia si evidenzia soprattutto nell’istruzione tecnica, dove gli istituti di queste due aree, ma in particolare quelli del Nord-Est, ottengono risultati, in Italiano e in Matematica, in linea o superiori a quelli dei licei delle altre parti del Paese. Alla più bassa prestazione della macro-area Sud nella scuola secondaria di I e II grado contribuisce soprattutto la Campania; nell’area Sud e Isole la Sicilia, che ottiene in entrambe le prove e in tutti i livelli scolari, con l’eccezione della prova di Matematica in II primaria, punteggi significativamente inferiori alla media nazionale.

Ci risiamo, dunque: anche quest’anno la Sicilia si distingue per gli scarsi livelli registrati, i peggiori in assoluto a livello nazionale in Italiano e Matematica per la II e la V primaria, per l’Italiano della classe terza di I grado e la classe seconda del II grado (insieme alla Calabria). Per la Matematica, il primato ‘negativo’ del II grado, quest’anno, è della Sardegna.

Più precisamente, in seconda superiore, lo scarto rispetto alla media nazionale del punteggio delle due macro-aree meridionali e insulari, presenta delle differenze che, sebbene diminuite di qualche punto rispetto alla precedente rilevazione, appaiono ancora considerevoli. A questo livello scolare la differenza in Italiano e in Matematica tra la regione con il risultato più alto (la provincia di Trento) e quelle con il risultato più basso (Sicilia e Calabria) è di 27 punti nel primo caso e di 40 punti nel secondo.

Tutto qua? No. Almeno due dati meritano interesse per osservare il quadro in modo più approfondito: la cosiddetta ‘distribuzione’ dei punteggi e i risultati dei diversi indirizzi scolastici del II grado.

La distribuzione dei punteggi è una delle variabili che permettono di operare un paragone interno alla macro-area e, quindi, di incrociarne il dato che la colloca rispetto alla media nazionale con quello interno alla macro-area stessa. Essa si presenta particolarmente disomogenea al Sud e Sud e Isole, dove la dispersione dei punteggi tra le scuole risulta maggiore rispetto alle macro-aree più virtuose, aumentando progressivamente dalla primaria alla secondaria di I grado. Il Rapporto definisce, perciò, il sistema di istruzione nelle regioni meridionali e insulari non solo meno efficace - rispetto alla media nazionale - ma anche meno equo al suo interno. Questo è un punto di notevole interesse, poiché fino ad ora questa ‘non equità’ è stata sempre considerata come tratto distintivo del Sud/Sud e Isole verso il Nord. Per dirla in altri termini: finora abbiamo pensato che il Paese Italia soffre ‘dispersione’ di punteggi causata dal Meridione. Ora, invece, pare che il Rapporto rilevi la realtà di un’offerta formativa che raggiunge risultati marcatamente diversi anche in una stessa macro-area meridionale.  E tali differenze sono più forti proprio nelle macro-aree con risultati più scarsi. Che significa?

Di certo, una variabilità così marcata tra le scuole del Meridione deve costringere a procedure di analisi e valutazione che tengano maggiormente in conto del contesto e della effettiva gestione in termini di Autonomia scolastica della singola scuola. In questo senso, si potrebbe dire molto a giustificazione del fatto che “ci sono scuole e scuole” nel Sud e Sud e Isole.

A conferma della necessità di un campo di rilevanze più adeguato alla natura della ricerca sta forse quanto sottolineato a proposito del Centro, i cui risultati oscillano sopra e sotto la media nazionale, a seconda del livello scolare, senza però differenziarsi statisticamente da essa, se non in parte, nella scuola primaria. Si legge nel Rapporto: “se si considera che l’indice di status socio-economico medio delle regioni di quest’area non si differenzia da quello delle regioni settentrionali (anzi è talvolta superiore), diversamente da quanto accade per le regioni meridionali e insulari, tali risultati appaiono non facilmente giustificabili. Le ragioni alla base di questa situazione andrebbero approfondite con ricerche mirate.”.  In altri termini, non è solo questione di sviluppo socio-economico, ma c’è dell’altro, fattori che sfuggono ancora al Rapporto.

Adesso il secondo dato, ossia quello riguardante gli indirizzi di studio. In particolare, i licei registrano il primato della Lombardia, associando ancora la Sicilia al dato significativamente inferiore alla media italiana (con Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna). È degno di nota che il divario maggiore fra le macro-aree settentrionali e il resto dell’Italia si evidenzia, però,soprattutto nell’istruzione tecnica.

Deve allora sorprendere e interrogare il dato positivo relativo agli Istituti Professionali per cui due sole regioni, la Campania e la Puglia, hanno un risultato significativamente inferiore alla media nazionale. Le altre regioni, Sicilia inclusa, non si differenziano, in questo indirizzo scolastico, dalla media italiana. Come mai? Che cosa caratterizza i Professionali? Inoltre, perché i tecnici del Sud e Sud e Isole ricalcano la situazione dei licei, così al di sotto della media nazionale, e i professionali presentano un quadro più omogeneo (se pur al di sotto degli altri indirizzi)? Storicamente antesignani dell’autonomia scolastica, i professionali operano da sempre in rapporto con il territorio e con il mondo del lavoro.

Sembra, questo, ancora un segnale che implica maggiore ai fattori correlati all’Autonomia scolastica. E, forse, tra questi si potrebbe aggiungere la sussidiarietà, così incidente -ove praticata - sulla qualità dei servizi offerti alla specificità del territorio.

Ora, non si vuole qui trovare delle risposte, ma suscitare domande, spesso spente da un atteggiamento di rassegnazione quando si parla di Sicilia o Sud. È invece necessaria una più adeguata attenzione alle differenze nella realtà regionale (es.: ci sono scuole e scuole) e al segnale positivo in termini di omogeneità Nord-Sud, offerto dagli Istituti Professionali.

La cosa peggiore sarebbe sprecare l’indagine Invalsi secondo un ‘frame’ interpretativo che rifiuti un reale paragone con la realtà