Prof, guerra Nord-Sud

Pasquale Almirante, La Sicilia 10.8.2014

Come è ormai consuetudine, con la riapertura delle Gae, le graduatorie a esaurimento dei docenti precari, scoppia una singolare guerra tra Nord e Sud, fra migranti e residenti. I primi, i professori meridionali, appena constatano che nelle loro province non c'è possibilità di lavorare per mancanza di alunni, a causa del decremento delle nascite e dell'altra emigrazione verso l'estero, si affrettano a chiedere il trasferimento là dove credono di trovare un posto certo che poi la legge, alla prima occasione, trasformerà in stabile. I secondi invece, i professori residenti al Nord, che nelle loro graduatorie svettavano ai primi posti, improvvisamente si vedono scavalcati dai loro colleghi "terroni", grazie pure ad una serie di punteggi (famiglia, figli, corsi, scuole private) che al Sud vanno per la maggiore.

Capita così che in una provincia del Nord fra i primi 99 maestri delle Gae, ben 72 vengono dal Sud: «Ci tolgono il lavoro e con queste nuove entrate ritorniamo al capolinea - dicono indignati da quelle parti - qualcuno li rimandi giù».

Quest'inghippo è nato dalla disposizione, voluta dalla ex ministra Carrozza, con cui si sono accorciati i tempi di permanenza per chiedere i trasferimenti, passati da 5 a 3 anni, ma che è anche un modo per sviare e nascondere il vero problema e cioè che in tempi di crisi la scuola è l'unica agenzia, statale e no, che assume personale, per cui la lotta è al filo di spade e avere qualche quarto di punto in più nelle graduatorie significa scalare una montagna. Guerra fra poveri, titolano le riviste specializzate di scuola, e raccontano pure storie personali, sia di docenti del Nord, che si vedono soffiare il posto dopo anni di attesa, e sia del Sud, che trovano le classi sempre più vuote per cui partire diventa imperativo. Qualche anno fa, su impulso della Lega Nord, furono inventate le graduatorie a "pettine" e a "coda", che servirono solo ad arricchire gli studi legali visto che fu misconosciuto un diritto; poi si studiò l'obbligo di permanenza per 5 anni nella stessa provincia, mentre oggi, accorciati i tempi, si riapre la consueta querelle. Oltre tuttavia al depauperamento delle classi, occorre notare che il tempo pieno nelle scuole meridionali, che consentirebbe un aumento importante di cattedre, è tre volte inferiore a quello del Nord, mentre le dispersioni e gli abbandoni fanno il resto.