Chi decide il destino della scuola? inviato da Vincenzo Pascuzzi, 7.8.2014 Il destino degli insegnanti (e perciò della scuola) è - o sarebbe - destinato a finire schiacciato nelle ganasce di una morsa formata dai due dogmi indiscutibili: "ce lo chiede l'Europa" e "non ci sono soldi". Così ripropone utilmente Lucio Ficara in una nota su Tecnica della Scuola. C’è da dire che il riferimento al dogma dell’Europa comincia a essere un po’ logoro e stantio, spesso palesemente mendace e infondato. Tanto che si sta affermando un nuovo dogma o slogan equivalente (similmente ai farmaci generici): “i tempi sono maturi”. Nessuno spiega come si riconosce la maturazione dei tempi, né chi è in grado di farlo: ci deve essere nascosto da qualche parte l’equivalente dell’uomo Del Monte pronto a a segnalare “stop”, quasi i tempi siano come banane, ananas, altra frutta esotica o tropicale! Del resto, anche chi assicurava “ce lo chiede l’Europa” non era solito entrare nei dettagli, fornire riferimenti e riscontri affidabili, gli bastava l’effetto annuncio. E quasi nessuno si preoccupava di verificare se e cos’altro ci chiedeva l’Europa, né se a ciò veniva dato seguito. Ma torniamo ai due dogmi richiamati. C’è da segnalare la loro divergenza, contrapposizione o conflittualità. Se può essere indicazione pragmatica, indice di buon senso prendere come riferimenti le “medie europee”, va aggiunto che l’emulazione deve essere verso la media di TUTTI i parametri europei disponibili e ritenuti affidabili con sufficiente certezza. Non ha senso (o meglio, ha senso di inganno) riferirsi a uno solo o pochi parametri e ignorare tutti gli altri. Inoltre l’allineamento alle medie europee va programmato e distribuito nel tempo (5-10 anni) non invocato come episodico o una tantum.
In questa prospettiva o cornice, non si può poi dire "non ci sono
soldi": gli altri paesi in media trovano le risorse, dobbiamo
trovarle anche noi. Passare dall’attuale 4,5% di Pil circa al 6% significa aggiungere 17 mld al budget dell’istruzione, ora intorno a 53 mld. La cifra indicata non è fantastica o provocatoria, ma è quella (ora messa in sordina) del programma elettorale Pd nel 2013 e ripresa lo scorso luglio - un mese fa - da Cgil scuola. Chiaramente + 17 mld vanno graduati e distribuiti in più annualità. Chi gestisce la scuola (attualmente risulta non chiaro tra Reggi, Giannini, Mef e lo stesso Renzi) deve fare chiarezza su questo punto, altrimenti non risulta credibile e appare incapace, furbastro, inaffidabile, ciarlatano.
Questo per la parte ministeriale, governativa, politica. Vediamo la
parte sindacale.
Cosa farà Renzi entro agosto?
Poi, è sempre Renzi, che il 31 luglio alla direzione Pd dice
“Bisogna proporre un patto al corpo docente” e perciò "Da settembre
partiamo con una grande campagna di ascolto della scuola".
Poi il 4 agosto, il governo subisce uno smacco: è costretto – dalla commissione Affari costituzionali - a fare retromarcia sullo sblocco di “quota 96”, già dato per certo. Costernazione e assicurazione governativa di recuperare l’infortunio, gaffe o errore entro il 31 agosto, quando però sarà troppo tardi per i 4.000 interessati! Ma se il governo deve recuperare “quota 96” entro fine agosto, tanto vale recuperare anche altro. Renzi - pare - ci confezionerà un bel “pacchetto scuola” (inizialmente la denominazione postale era di Giannini) con provvedimenti ovviamente urgenti e risolutivi per la scuola stessa. Vedremo a breve il contenuto. Più potere ai presidi? Più Invalsi e meritocrazia? Più soldi alle private? Anche più ore settimanali? Chissà?
E l’appena promesso cantiere trimestrale (per settembre, ottobre e
novembre) di consultazione con le famiglie e i docenti? Forse non
serve già più, hanno già deciso loro! Del resto NON "ce lo chiede
l'Europa" e "NON ci sono soldi" e siamo in recessione! |