In attesa di essere stupiti da Renzi, Anna Monia Alfieri, La Tecnica della Scuola 25.8.2014
Ancora non
sappiamo con precisione con cosa ci "stupirà" a fine settimana il
premier Matteo Renzi. Ma è certo che i nodi da sciogliere sono
molti: c'è il problema delle risorse ma anche quello della
applicazione delle legge 62/2000 sul sistema paritario. Il primo principio è quello della semplificazione. Nella mia visione, semplificare significa resistere alla tentazione dell'ipertrofia normativa. (…) Semplificare significa, quindi, lavorare per ridurre quegli spazi di incertezza normativa che alimentano la conflittualità e il tasso di contenziosi». Ogni buon dirigente scolastico sa che dietro ad ogni genitore spunta non l’angelo custode, ma l’ombra dell’avvocato... «Il secondo principio è quello della programmazione, che nella mia visione significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi quell'orizzonte temporale di cui parlavo, di tipo strategico e finanziario, che corrisponde a un triennio almeno, necessario per trasformare gli aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali.» L’invito è a segnarsi la scadenza in agenda...
«Il terzo
principio è quello della valutazione, che significa eliminare i
colli di bottiglia esistenti nei vari campi – mi riferisco a quello
dell'università, dove già esiste una specifica struttura che può
lavorare, ma anche a quello della scuola – e quindi sostituire la
procedura dei controlli ex ante – nella scuola (che ormai non
esistono più, essendosi estinta la stirpe degli ispettori
ministeriali, gli unici – forse – a sapersi orientare nella selva
della normativa scolastica) con la procedura della valutazione ex
post. Significa anche assegnare le risorse ovviamente sulla base dei
meriti e dei risultati ottenuti; significa, altresì, sottrarre
risorse sulla base dei demeriti e dei risultati non ottenuti.» Ecco
il punto: chi valuterà e sulla base di quali parametri che un dieci
in inglese in una certa scuola d’Italia corrisponde a un quattro in
un’altra scuola? L’inglese non è sempre lo stesso? Dunque, cominciare con la scuola è vitale. «Per troppo tempo, a mio parere, abbiamo continuato a considerare la scuola come una spesa, come un costo, anche oneroso,» - o peggio: come un ammortizzatore sociale, per cui oggi, nelle zone a rischio dove dovremmo avere i docenti migliori, abbiamo ben altro - «e non come un investimento nel capitale umano del Paese, cioè nel suo futuro.» Ed ecco il punto di svolta, il necessario passaggio dal riconoscimento alla garanzia dei diritti di libertà di scelta educativa e libertà di insegnamento: far parlare il costo standard per ogni allievo della scuola pubblica italiana, statale e paritaria. E’ questo l’“anello mancante” alla possibilità di ristrutturazione del sistema scolastico pubblico. Ed è ormai anello ineludibile nella catena che sosterrà la libertà di scelta educativa in una pluralità di offerta formativa, diritti propri di un Stato europeo di diritto. Si realizza in tal modo la reale liberazione, per lo Stato, da quegli oneri – spesso sulla bocca di alcuni lettori distratti della Costituzione – che, stante la chiusura di molte scuole paritarie con una inarrestabile discesa in picchiata, si stanno riversando pericolosamente sul bilancio. I benefici sarebbero evidenti: 1) la dignità restituita ai genitori di esercitare la propria responsabilità educativa sui figli. Un ruolo ritrovato e una libertà agita; 2) una buona e necessaria concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; 3) l’innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei diplomifici e delle scuole non adeguate ad un SNI d’eccellenza, 4) la valorizzazione dei docenti e riconoscimento del merito, come risorsa insostituibile per la scuola e la società, 5) l’abbassamento dei costi e la destinazione di ciò che era sprecato ad altri scopi. «Le buone idee senza risorse sono prima sogni e poi frustrazioni; ecco perché occorrono dei passi concreti» (Giannini). |