Scuola, rivoluzione per gli insegnanti:
Cambia il percorso di
reclutamento, non basta più l’età per gli avanzamenti. di Mario Ajello, il Mattino 24.8.2014 Che cosa contiene il «vi stupirò», a proposito della scuola, con cui Matteo Renzi torna e rilancia il suo pallino di sempre, quello su cui anche Tony Blair insisteva di continuo riassumendolo nello slogan «education! education! education!»? C’è qualcosa di stupefacente nel fatto che, per la prima volta, i soldi non vengono tagliati alla scuola ma investiti nella scuola. Un miliardo e poi altri per l’edilizia scolastica. Ma soprattutto, si può parlare di rivoluzione per quanto riguarda il reclutamento, la formazione, l’orario di lavoro (i sindacati già sono sul piede di guerra, ma Renzi ha il gusto di sfidare i «frenatori») e la valutazione dei meriti degli insegnanti.
Il premier - arciconvinto fin dai tempi delle primarie e prima ancora
quando era sindaco di Firenze che «nella scuola sta il cuore del
futuro dell’Italia e la sua capacità di avere un ruolo di punta
nella sfida globale» - sta lavorando personalmente alla riforma.
L’ha voluta prendere nelle proprie mani. Ha la moglie insegnante. Ha
il consiglio della Ue che la considera necessaria quanto la ritiene
doverosa e urgente lo stesso premier. Il suo slogan «tornare a
credere nella scuola» ora diventa testo legislativo. A firma Matteo.
Il quale si è fatto consegnare dagli uffici del ministero i dati,
gli studi e gli altri materiali utili e si è messo al lavoro.
«Dobbiamo avviare le cose prima dell’inizio dell’anno scolastico», è
il suo concetto di velocità. E dopo che la scuola è cominciata, il
piano del governo verrà per due mesi sottoposto al dibattito e messo
al centro di una ampia consultazione popolare - secondo il metodo
seguito anche per altre riforme - tra gli insegnanti, gli studenti,
le famiglie, le istituzioni locali, i comitati dei cittadini e le
associazioni varie. Prima del momento della decisione politica, ci
sarà la fase dell’approfondimento tecnico da parte degli operatori e
degli interessati. E insomma, è «stupefacente» e rivoluzionario - se
ci si riesce - il fatto che gli insegnanti non saranno più tutti
uguali, livellati tendenzialmente verso il basso e dunque
demotivati. I meriti - più dei diritti acquisiti e stancamente
conservati nell’Italia dove tutto è intoccabile compresa
l’ingiustizia - verranno riconosciuti ai meritevoli anche in termini
di retribuzione, appena si potrà. |