Sei idee/2. da TuttoscuolaNews, n. 598 9.9.2013 Le strutture (aule, laboratori, palestre ecc.) della nostra scuola sono utilizzate attualmente, nella generalità dei casi, solo al 50% o poco più del loro potenziale pieno utilizzo. Spesso di pomeriggio e durante le vacanze – non solo quelle estive – rimangono vuote. Uno spreco di opportunità, per le famiglie, per le scuole e per il personale. Infatti questa sarebbe la chiave per contribuire alla soluzione di tre problemi storici della scuola italiana: la cronica scarsità di fondi per gli istituti, la bassa retribuzione del personale e gli inaccettabili livelli di precariato, con il mancato impiego di professionalità altamente qualificate. Vediamo perché in questa e nella successiva news, rimandando ovviamente alla lettura del dossier per i necessari approfondimenti. L’ampliamento dell’offerta di servizi formativi alle famiglie (integrando istruzione formale, non formale e informale) consentirebbe di reperire quelle risorse che oggi non arrivano nella scuola, elevando anche i livelli di apprendimento degli studenti. I margini per l’ampliamento dei servizi ci sono proprio perché oggi le scuole non utilizzano tutto il loro potenziale, né in termini di strutture, né in termini di personale (vedi i docenti precari). Le risorse economiche deriverebbero dai risparmi che le famiglie conseguirebbero su altri fronti. “Leggere, scrivere e far di conto” deve sì restare il “core business” della scuola (e in questo quella italiana ha in media poco da invidiare ad altre), ma non basta più nel contesto di oggi, si legge nel dossier. “Le generazioni del 2000 sono chiamate a conoscere e interpretare nuovi linguaggi, impegnare il cervello e il fisico in attività culturali, sportive, linguistiche, artistiche, che li preparino a una realtà molto più competitiva e globale. (…) Perché la scuola non occupa questo spazio? Completerebbe il proprio ruolo, rispondendo ad esigenze fondamentali espresse dalla società moderna. Ne ha le capacità, le competenze, le strutture, gli spazi |