Riforma pensioni:
le novità della settimana

Continua a essere pieno di ostacoli il percorso che conduce alla riforma del sistema previdenziale italiano. I dubbi sono legati anche all'instabilità del governo Letta.

di Lorenzo Pascucci, webmasterpoint, 29.9.2013

Sulla riforma delle pensioni in Italia ci sono due grandi punti interrogativi. Il primo è relativo alla difficoltà a trovare la copertura economica, soprattutto alla luce del taglio della prima rata dell'IMU, per affrontare una manovra nel segno della flessibilità per garantire ai lavoratori la desiderata opportunità dell'uscita anticipata rispetto ai vincoli restrittivi imposti dalla legge Fornero. Il secondo va ricercato in ragioni politiche. L'instabilità del governo Letta, da ricercare nei malumori interni alla variegata maggioranza che lo sostiene, rende indecifrabile ogni percorso di cambiamento. Le speranze sono legate alla legge di stabilità

Lo sanno bene le parti sociali. Per dirla con le parole di Susanna Camusso, segretario CGIL, o la legge di stabilità "cambia il passo o siamo destinati a declinare". Da parte sua, Confindustria invita a concentrare gli sforzi sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e sul cuneo fiscale. Entrambe le parti sociali avevano raggiunto un'intesa nei giorni scorsi, finita in un documento comune in cui erano finite tre priorità: una sulle politiche industriali, una sul fisco e un'altra sulla pubblica amministrazione.

Nella settimana appena trascorsa è stata registrata una comunanza di intenti fra Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei deputati, già depositario di un progetto di legge basato su un sistema di incentivi e disincentivi, e Renato Brunetta, presidente del gruppo PDL alla Camera dei deputati. Entrambi si sono detti d'accordo sull'opportunità di mettere in piedi una cabina di regia per distribuire le risorse tra le varie priorità e per filtrare le esigenze primarie da sottoporre all'attenzione del Consiglio dei ministri. Ma dalle parole ai fatti, il passo sembra molto lungo.

Strettamente legata alla riforma delle pensioni c'è la questione dei quota 96 ovvero di quei lavoratori che, nonostante il compimento di 61 anni d'età e il raggiungimento di 35 anni di contributi, non sono andati in pensione a causa dell'introduzione della riforma Fornero che non ha tenuto conto della peculiarità del calendario scolastico. L'obiettivo dei proponenti è la correzione della tempistica dell'andata in pensione da anticipare, a questo punto, al 31 agosto, visto che l'anno di riferimento della scuola non è l'anno solare ma quello scolastico. Allo stato, tuttavia, i tempi di approvazione di un cambiamento sembrano piuttosto lunghi.