Il bullismo? È a scuola, non online

Il 52% dei casi di bullismo avviene tra le mura scolastiche. Ma non per questo si chiede di chiuderle. Ecco perché il Web non può essere ritenuto responsabile delle cybermolestie

di Wired.it, 25.92013

L' accanimento mediatico contro una piattaforma come Ask.fm non è in alcun modo risolutivo nella lotta contro il bullismo. Questo il motivo per cui Wired Italia ha lanciato una petizione (firma qui) in difesa del portale. Oltre a non essere responsabilità del social network lettone, il bullismo è un fenomeno anologico, non digitale. Lo dimostrano i dati disponibili.

Secondo la ricerca svolta nell'ambito del progetto comunitario E-Abc Antibullying Campaign, a confrontarsi con le pressioni dei coetanei è un adolescente su cinque. Avvicinando la lente di ingrandimento si individuano i tratti di quanto sosteniamo: la maggior parte degli atti di bullismo si verifica a scuola. Si parla del 52% dei casi, più della metà. Stesso discorso per il bullismo omofobico, collegato dal 20% degli studenti al quotidiano fra banchi di scuola e cattedre. La percentuale è di Arcigay. Ilga Europe fa addirittura riferimento a un 73% di gay discriminati che punta il dito in direzione di scuola e famiglia.

in questo contesto l'online ha iniziato ad avere una definizione specifica. Cyberbullismo, appunto. La responsabile dell'Osservatorio europeo della violenza a scuola Chaterine Blaya ha fornito lo scorso novembre, relativamente al 2011, percentuali interessanti sulle proporzioni fra i due fenomeni: del 19% dei giovani europei che ha subito qualche forma di bullismo, si è dovuto confrontare con la versione digitale dello stesso il 6%. In Italia si parla dell' 11%, vessazioni miste, e del 2%, attacchi solo online. Altro dato interessante è quello preliminare del progetto Tabby riportato dal Corriere della Sera: è il 7,9% dei ragazzini italiani - età media 15 anni - ad aver subito forme di prevaricazione online nei sei mesi precedenti alla rilevazione e il 7,21% ad averle attuate. Stiamo parlando quindi di percentuali, seppur rilevanti ai fini delle giuste analisi per affrontare il problema, contenute a fronte della questione complessiva.

La cronaca conferma lo spaccato disegnato dalle ricerche. Sfogliando gli articoli dell'ultimo anno ci si imbatte in casi come quello degli studenti più giovani degli istituti superiori padovani, costretti dai compagni più grandi a rientrare a casa con il volto dipinto con pennarelli. O in canoniche storie di estorsione di oggetti e denaro, di atti di violenza commessi dalle baby gang e minacce. A inizio anno scolastico le scuole genovesi hanno anche attivato sette sportelli contro violenza e stalking. I fenomeni si sono registrati anche nelle scuole medie. " Scherzi pesanti, palpeggiamenti ed emarginazione" quelli citati. Ad accendere i riflettori sul cyberbullismo sono stati due casi in particolare (Hannah e David), le accuse di personaggi esposti, come il premier britannico David Cameron; e il tam tam mediaco, con titoli come 'Il paradiso degli stalker'. In particolare Ask.fm si è trasformato in qualche mese da piattaforma di social networking gettonata dagli adolescenti di mezzo mondo in sinonimo di bullismo, cyberbullismo e violenza digitale.