De Mauro: «Se aumenta la scolarità, cresce il Pil» Non è l’unico motivo per far funzionare bene un sistema scolastico, ma governi così attenti a spread, spending review, farebbero bene a guardare questi dati Ga.San. Il Messaggero 16.9.2013 Professore Tullio De Mauro, il recupero degli ultimi della classe è un modo per valutare la qualità del nostro sistema scolastico?
«Dopo trent’anni di indagini comparative internazionali abbiamo
guadagnato qualche certezza. I sistemi scolastici da cui escono gli
allievi meglio preparati sono quelli di paesi come la Finlandia, la
Corea del Sud, il Giappone, che hanno scelto e seguito la via del
“nessuno resti indietro”. Sono sistemi che concentrano i loro sforzi
nel portare tutti al termine dei cicli di studio. La classe funziona
bene se anche quello dell’ultimo banco partecipa al lavoro comune.
Lo spiegavano Mario Lodi e don Lorenzo Milani, ora ce lo dicono
statistiche e confronti accurati come quelli dell’Ocse».
«Era una tesi diffusa, ma anche discussa, che un aumento della
scolarità di una popolazione portasse a un aumento di produttività e
redditi. Ora ne siamo certi. Due economisti, Robert Barro,
americano, e Jong Wha-Lee, coreano, hanno studiato l’andamento in
140 paesi del mondo dal 1950 al 2010. La correlazione ora è sicura:
al crescere dell’indice di scolarità di una popolazione crescono i
redditi, cresce il Pil di un paese. Non è l’unico motivo per far
funzionare bene un sistema scolastico, ma governi così attenti a
spread, spending review, farebbero bene a guardare questi dati e a
scoprire che spendere per la scuola significa investire con un buon
ritorno perfino a medio termine». «Noi siamo vicini allo zero. Abbiamo abbastanza esperienze per dire che, se gli insegnanti non hanno una preparazione specifica e se non c'è il collegamento a banda larga con la rete, i sussidi informatici servono a poco e anzi, si è visto in qualche caso in America Latina, sono dispersivi e dannosi. Con la guida di insegnanti preparati la rete apre potenzialità enormi all'apprendimento». |