Valutazione: 10 nodi da sciogliere

di Giancarlo Cerini, Educazione & Scuola 24.10.2013

Valutazione: un tema controverso. Un’agenda aperta. Con tante questioni da chiarire. Al centro di molti incontri, seminari, dibattiti, con molti nodi da sciogliere. Li sintetizzo in un decalogo di punti da approfondire: riguardano le nostre pratiche valutative quotidiane (voti e verifiche), le scadenze istituzionali (esami e certificazioni), il sistema scolastico (autovalutazione e valutazione esterna). Dieci punti per riflettere sullo stato di salute della valutazione e scegliere a ragion veduta. Questi temi sono al centro del seminario di approfondimento che si svolge a Scanno (AQ) nei giorni 1-2-3 novembre 2013 sul tema “Valutazione al via… accadde domani” e che la partecipazione di autorevoli esperti tra cui: Carlo Petracca, Angelo Paletta, Roberto Ricci, Damiano Previtali, Giancarlo Cerini, Mario Guglietti, Sergio Auriemma, Mariella Spinosi. Organizza Tecnodid-Formazione (www.tecnodid.it).

Ecco i 10 nodi da sciogliere:

1) La valutazione serve per migliorare

La cultura della valutazione richiede condivisione, lavoro di ricerca, formazione: una valutazione percdepita non “contro”, ma “per” la scuola: l’attuazione del nuovo Regolamento sul SNV (Sistema Nazionale di Valutazione – DPR 80/2013) deve favorire un corretto approccio alla valutazione, che faccia evolvere il disagio di questi anni in ricerca. E’ decisivo mantenere fermo il principio che ogni valutazione – a tutti i livelli, dagli allievi alle scuole – è finalizzata al miglioramento e allo sviluppo, non al giudizio e alla sanzione/premio.

2) La valutazione è formativa

Va depotenziato l’uso del solo testing per accertare le conoscenze, mettendo invece al centro la valutazione formativa, con una pluralità di strumenti (prove aperte, semi-strutturate, valutazione autentica, dossier) capaci di “descrivere” lo sviluppo delle competenze. Le stesse prove Invalsi devono caratterizzarsi per il loro carattere “conoscitivo” e non di verifica dei risultati. Si deve ridiscutere anche dell’uso/abuso dei voti nella pratica didattica quotidiana. Il concetto di “media” aritmetica non è adeguato, ma rischia di essere santificato nei nuovi registri elettronici… Occorre anche porre la questione di una evoluzione del DPR 122/2009-Regolamento valutazione degli alunni.

3) La certificazione non è un voto

Occorre interrogarsi a fondo sul “senso” della certificazione delle competenze nel 1° ciclo. Da un lato apre prospettive interessanti di descrizione qualitativa degli apprendimenti; dall’altro un modello standard nazionale potrebbe burocratizzare, impoverire, ingigantire il valore legale della certificazione, producendo effetti distorsivi sulla stessa interpretazione delle Indicazioni per il primo ciclo. E’ necessario rendere coerente la certificazione (ad esempio, al termine dell’obbligo a 16 anni), con le scelte didattiche e valutative: l’equiparazione dei livelli descrittivi ai voti non regge…

4) Si valutano i contesti e i processi

E’ importante ampliare la valutazione ai processi, all’organizzazione, alle didattiche, ai contesti, per capire e intervenire (sulla scia di VALES, che va però reso più trasparente nei suoi passaggi qualificanti). E’ necessario dare una continuità alle azioni di valutazione promosse con gli 800 neo-dirigenti della scuola italiana (cui si aggiungono i 500 di questo anno), facendo diventare il “Rapporto di Autovalutazione” uno strumento partecipato ed effettivo di miglioramento della scuola.

5) La valutazione non è questione “tecnocratica”

L’Invalsi non può essere il centro del sistema educativo, come qualche volta appare: l’idea di scuola, le scelte culturali di fondo, le risorse, le priorità della valutazione sono decisioni di carattere istituzionale di cui la politica deve prendersi la responsabilità. Non spetta solo ad un organismo tecnico prendere decisioni: sulla collocazione delle prove Invalsi nelle varie classi scolastiche (sul loro uso e sulla loro pubblicità -da sconsigliare), sulle scuole oggetto di interventi valutativi, sul ruolo dei diversi soggetti (Ispettori, figure di valutatori), sulle priorità e la natura degli indicatori di valutazione.

6) Il Regolamento del SNV va attuato con saggezza

Il Regolamento SNV (Dpr 80/2013) presenta una scansione di quattro fasi, che appare accettabile: autovalutazione, valutazione esterna, miglioramento, rendicontazione sociale. Occorre rimarcare questa scansione, per non far coincidere – nell’immaginario delle scuole – la valutazione di sistema con le sole prove Invalsi. Va potenziato lo snodo autovalutazione-miglioramento.

7) Che uso fare delle prove Invalsi?

Le prove di apprendimento Invalsi non dovrebbero essere solo a campione (come qualcuno chiede), risulterebbero troppo di nicchia; sono informazioni che tutte le scuole dovrebbero avere e gestire; occorre rafforzare un presidio interno alle scuole per la lettura ragionata dei dati, senza creare ansia da prestazione. Così pure vanno ampliate le strumentazioni valutative interne (banche-dati docimologiche). In questa ottica, ad esempio, una prova integrata 5^ elementare-1^ media -da svolgere nelle prime settimane della scuola secondaria inferiore – potrebbe mettere in evidenza il carattere conoscitivo, diagnostico, orientativo delle prove e non il loro valore di “giudizio” sul rendimento scolastico.

8) Comparazione sì, ma con se stessi

Va garantito un uso ragionato e interno dei dati valutativi. Non si possono “sbattere” in prima pagina i risultati dell’Invalsi, quasi a voler creare competizione tra scuole (vanno contenute certe spinte volte a rendere pubblici i dati). La comparazione più significativa non è tra le scuole (che dovrebbe riguardare il valore aggiunto), ma della scuola con se stessa, nel corso del tempo: per collegare i cambiamenti e i miglioramenti riscontrati alle decisioni ed alle scelte didattiche, organizzative e professionali che ogni scuola può compiere.

9) Un esame di fine primo ciclo, su misura

L’esame di licenza media appare troppo “pesante”: qualcuno lo vorrebbe spostare al 16° anno, altri lo vorrebbero più snello e “integrato” –le linee guida risalgono al 1981!- altri vorrebbero derubricare la prova nazionale o dargli un peso minore: appaiono maturi i tempi per un approccio “ponderale” alle varie prove. Il regolamento parla in maniera riduttiva di “media” aritmetica tra le diverse prove.

10) Maturità: ripensarne il valore

E’ tempo di ripensare anche all’esame di maturità, al suo valore legale (perché le Università non lo considerano?), alla differenza nei criteri, all’eventuale introduzione di prove strutturate, alle modalità del suo svolgimento (per superare una certa frammentarietà disciplinarista, visibile nella scansione delle diverse prove), alle connessioni con le pratiche didattiche.