L’inchiesta

I video per le scuole costati 39 volte di più,
tre indagati al Miur

La gara fu vinta dal consorzio «Alphabet». Oltre 5 milioni per le «pillole del sapere»

di Fulvio Flano, Il Corriere della Sera di Roma 6.10.2013

ROMA - Il capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse del Miur (ministero dell’Università e Ricerca), Giovanni Biondi, l’ex direttore generale Massimo Zennaro e Antonio Giunta La Spada, direttore dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (Ansas) sono i tre funzionari pubblici indagati per il presunto abuso d’ufficio relativo all’assegnazione nel 2010 dell’appalto per le «Pillole del sapere», i controversi video di 3 minuti ognuno destinati alle scuole e comprati dal ministero dell’istruzione a un prezzo più che maggiorato.

La gara era stata vinta dal consorzio Alphabet («realizzazione e trasmissione di contenuti per la tv digitale»), il cui azionista di maggioranza col 70% del capitale è la società Interattiva di Ilaria Sbressa. Lei è la moglie del direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset Andrea Ambrogetti, braccio destro di Fedele Confalonieri.
Sbressa e Ambrogetti sono agli arresti dal 24 settembre (lui ai domiciliari) nell’inchiesta milanese sulla bancarotta da 3 milioni della loro srl, nonché per le ipotesi di turbativa d’asta e tentata truffa allo Stato su 5,1 milioni stanziati dal ministero dell’Istruzione (all’epoca guidato da Mariastella Gelmini, che nominò Zennaro) per le «pillole». Secondo una denuncia degli stessi dipendenti della società che li ha realizzati, i filmati sono stati fatti con immagini prese dal Web, realizzati con un costo di mille euro l’uno, ma il Miur li ha pagati 39 volte tanto.
Per accertare come Alphabet abbia ottenuto i finanziamenti dal Miur, l’ex ministro Profumo aveva incaricato un perito indicatogli dal presidente del Tribunale Mario Bresciano, la cui ricostruzione è finita sul tavolo del pm Roberto Felici. Biondi, Zennaro e Giunta La Spada sono stati interrogati nei giorni scorsi in Procura.

A loro è stato chiesto conto dei rapporti con la Sbressa, non indagata in questa vicenda, e sulle motivazioni della loro scelta nell’assegnazione della gara.
«Abbiamo preso le distanze dalla vicenda - riepiloga l’avvocato di Giunta La Spada, Salvatore Sciullo - spiegando che per il mio assistito si è trattato di una dei 12 mila mandati di pagamento firmati, pratiche di ordinaria amministrazione dopo la valutazione il via libera del ministero. E del resto non ci sono mai stati contatti di alcun tipo con la Sbressa».
Contestualmente, il pm sta acquisendo gli atti dell’inchiesta milanese per un raffronto sugli episodi in comune ai due fascicoli.