Competenze degli italiani: siamo i peggiori *. di Michele Pellizzari, La Voce.info 8.10.2013 La prima indagine Piaac dell’Ocse sulle competenze dei cittadini adulti di 24 paesi denuncia tutta l’inadeguatezza degli italiani. Le responsabilità della scuola e delle inefficienze del mercato del lavoro. Le riforme da fare per risollevarci da questo degrado. Con urgenza. Oggi l’Ocse e la Commissione Europea hanno reso pubblici i risultati della prima indagine Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies). Si tratta di uno studio finalizzato a misurare competenze linguistiche e matematiche della popolazione adulta in modo comparabile tra paesi. (1) IL CAMPIONE E I TEST Campioni rappresentativi della popolazione di età compresa tra i 16 e i 65 anni sono stati selezionati in 24 paesi (22 membri dell’Ocse) e alle persone campionate è stato sottoposto un questionario per rilevare alcune informazioni di base (sesso, composizione famigliare, condizione occupazionale, etc.) ed è stato chiesto loro di partecipare a un test delle competenze linguistiche e matematiche. Si tratta di test che rilevano, per esempio, la capacità di comprensione di testi scritti oppure di svolgere operazioni matematiche di varia complessità. Le domande dei test sono le stesse in tutti i paesi, semplicemente tradotte nella lingua locale, garantendo così, grazie anche all’armonizzazione delle tecniche di campionamento, la comparabilità dei risultati. GLI ITALIANI: UN VERO DISASTRO
I risultati dell’Italia in questo particolare confronto
internazionale sono pessimi, forse oltre le aspettative. Siamo i
peggiori in termini di competenze linguistiche (Figura 1) e
penultimi per un soffio in matematica (Figura 2). Questa deludente
performance riguarda sia le nostre coorti più anziane, che fanno
particolarmente male, ma anche -ed è forse il dato più preoccupante-
i giovani, che quando confrontati con i loro coetanei negli altri
paesi si piazzano anch’essi nella parte più bassa, bassissima della
classifica (Figura 3).
Figura 1: distribuzione dei risultati sulle competenze linguistiche
Figura 2: distribuzione dei risultati sulle competenze matematiche
Figura 3: distribuzione dei risultati sulle competenze linguistiche,
divisi per età
Figura 4: distribuzione dei risultati sulle competenze linguistiche,
divisi per formazione SPRECO DI CAPACITÀ PRODUTTIVE
L’indagine Piaac permette anche di studiare nel dettaglio la
relazione tra competenze e mercato del lavoro e mostra come, in
Italia ma anche in molti altri paesi, la competenze linguistica e
matematica degli occupati non sia poi così dissimile da quelle dei
disoccupati o degli inattivi (Figura 5). Da un lato questo risultato
lascia intuire l’enorme potenziale di crescita del nostro paese,
dove percentuali elevatissime di persone non sono occupate (il 43,2
per cento). E tuttavia, un tale spreco di capacità produttive
segnala anche gravi inefficienze nel funzionamento del mercato del
lavoro, che non è in grado di offrire un impiego adeguato alle
persone più competenti.
Figura 5: risultati sui test letterari su occupati, disoccupati e
inattivi
Figura 6: percentuale di lavoratori under-skilled e over-skilled COSE DA FARE. ALCUNE A COSTO ZERO Di fronte a risultati così deludenti è necessario intervenire e per decidere come farlo è fondamentale interpretare correttamente queste analisi. Questi dati ci dicono che per fermare il declino italiano e rilanciarne la crescita e l’occupazione la prima e più importante cosa da fare è investire sulla capacità delle persone di fare le cose, di scrivere e di far di conto in primis. Purtroppo per questo non basta incentivare le imprese ad assumere, non basta nemmeno ridurre il carico fiscale. È necessario piuttosto migliorare il sistema scolastico, dalle scuole primarie alle università, creare le opportunità per investire in settori ad alta innovazione, affinché le imprese diventino anch’esse luoghi di formazione di capitale umano. E tanti provvedimenti che andrebbero in questa direzione si potrebbero attuare subito e a costo zero, inutile nascondersi dietro alla scusa della mancanza di risorse. Liberalizziamo i mercati dei prodotti e dei servizi perché, è proprio nei settori protetti dalla concorrenza, che si avverte di meno la necessità di investire in innovazione e competenze. Introduciamo sistemi equi ma efficaci di valutazione nelle scuole e nelle università e forse riusciremo a tenerci qualche cervello in più e magari anche ad attrarne qualcuno dall’estero. E forse, dopo aver fatto qualche riforma di questa natura che segnali un vero cambio di direzione della politica economica italiana, qualcuno potrebbe anche decidere di investire sull’Italia facilitandoci nella realizzazione delle riforme che costano. Magari anche l’Europa. * L’autore ha contribuito al progetto Piaac durante il suo periodo di lavoro come economista all’Ocse ed è uno degli autori del rapporto presentato oggi. (1) L’indagine rileva anche un terzo ambito di competenze, quello della logica o della risoluzione di problemi (problem solving). Tuttavia, l’Italia insieme a pochi altri paesi ha deciso di non partecipare a questo test, che si svolge quasi esclusivamente al calcolatore. |