1963-2013: la “media di tutti” La fase dell’obbligo fu elevata a 14 anni aprendo le porte a 600.000 ragazzi e ragazze La Stampa 1.10.2013 ROMA - «Sono 50 anni dalla riforma della scuola media unica, una grande riforma». Lo ricorda, con un tweet, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Il 31 dicembre del 1962 veniva, infatti, approvata la legge di riforma della scuola media che diventava obbligatoria e gratuita per tutti e, il 31 gennaio dell’anno successivo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, aveva inizio la prima grande riforma democratica dopo la riforma Gentile. E il primo ottobre 1963 i primi studenti varcarono i cancelli per frequentare la “media unica”. La riforma della scuola media unica nacque da un decisivo dibattito parlamentare attorno all’idea di uguaglianza. Le nuove scuole medie aprirono le porte a 600.000 ragazzi e ragazze - figli di operai, braccianti, artigiani. Per qualche decennio il nostro Paese sperimentò la mobilità sociale. La legge del ’63, sottolinea la Uil Scuola in un documento redatto in occasione dei “primi 40 anni”, è frutto di una importante stagione riformista che ha consentito la crescita e l’emancipazione sociale e civile del nostro Paese e si caratterizzava per una forte apertura democratica, contro ogni discriminazione sociale, con un ampliamento significativo degli sbocchi alle scuole secondarie. La legge trovò i suoi presupposti in alcuni articoli inattuati della Costituzione: nello specifico si diede finalmente seguito all’articolo 34 (istruzione obbligatoria per almeno otto anni) per cui si viene a prescrivere che la fascia dell’obbligo venga elevata fino all’età di 14 anni e abbia carattere gratuito. Recita la legge infatti all’art.1: «La scuola media concorre a promuovere la formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l’orientamento dei giovani ai fini della scelta dell’attività successiva». La nuova legge abolì anche l’esame di ammissione alla scuola media, mentre la Licenza media conseguita con il superamento dell’esame finale, consentì la successiva iscrizione a tutti i tipi di istruzione superiore. Contestualmente venne posto fuori legge il lavoro minorile, anche sotto forma di apprendistato, per i minori di 14 anni: la legge 1859 si pone dunque a fondamento di quella scolarizzazione di massa che l’Italia perseguirà, con notevole successo, a partire dagli anni sessanta. Obiettivo principale della riforma era quello di estendere a tutti i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni l’istruzione obbligatoria. Ma anche portare all’80% il numero dei ragazzi con la licenza di scuola secondaria inferiore, aumentare del 120% i licenziati annui delle scuole professionali, del 150% i diplomati annui degli istituti tecnici, del 60% i maturati annui degli istituti umanistici, del 120% il numero dei laureati. Uno degli effetti della riforma fu che nel decennio immediatamente successivo a fronte di una crescita della popolazione italiana del 6,5%, l’aumento dei ragazzi che frequentavano la scuola media unica è stato del del 32,6%. In trent’anni, dal 1961 al 1991, per effetto dell’allargamento degli sbocchi previsto dalla riforma si sono triplicati gli studenti che hanno conseguito la licenza di scuola media inferiore. Stesso trend, sebbene con dimensioni più ridotte, ha riguardato i laureati che sono passati dal 1% al 4% della popolazione. Nell’anno scolastico 2001-2002, 1.800.000 ragazzi hanno frequentato le medie insieme a 38.926 allievi di cittadinanza straniera. |