La crisi della scuola pubblica e la nostra "ignoranza" Un declino, quello dell’istruzione italiana, che continua inesorabile da Agora Vox, 15.10.2013 Anche l’ultima indagine dell’Ocse sulle competenze acquisite nelle scuole mostra come l’Italia si piazzi tra gli ultimissimi posti della classifica. Nello studio coordinato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, su 166mila persone tra i 16 e i 24 anni, gli italiani hanno ottenuto risultati pessimi per capacità di leggere e scrivere, risoluzione di problemi e utilizzo delle nuove tecnologie. I consistenti tagli alla ricerca e all’istruzione pubblica degli ultimi anni contribuiscono certamente a rendere il quadro drammatico. Mentre viene tolto ossigeno alla scuola di tutti, e anche a livello locale le istituzioni favoriscono l’istruzione privata, che ha standard educativi generalmente più bassi. Come avvenuto a Bologna, dove il sindaco Virginio Merola (Pd) si è prima opposto quindi ha ignorato i risultati del referendum consultivo per eliminare i finanziamenti alle paritarie. Incidono a nostro avviso anche altri fattori, come lo spazio dato all’ora di religione cattolica con insegnanti scelti dai vescovi e pagati dallo Stato, docenti che poi entrano in ruolo tramite canali preferenziali anche per altre materie e che vengono stabilizzati più facilmente, come da recente emendamento approvato in Senato. Senza dimenticare l’imperversare della dottrina cattolica, sempre più applicata nelle scuole. La responsabilità di questa situazione è soprattutto della classe politica, che a parte dichiarazioni di principio non sembra interessarsi davvero della scuola. Quando lo fa ha piuttosto un occhio di riguardo per le private o si batte per l’ostentazione del crocifisso nelle scuole pubbliche, richiamandosi in maniera imbarazzante a normative fasciste. Come avvenuto anche di recente, quando una insegnante della scuola primaria ‘Luigi Bombicci’ a Bologna ha tolto il crocifisso dall’aula suscitando la reazione dell’ex parlamentare Pdl Fabio Garagnani, che si è rivolto al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Un modo di fare che rischia di portare al sistema delle faith schools britanniche, che danno una formazione più scadente e favoriscono la creazione di ghetti identitari su base religiosa. Per risollevare la situazione della scuola italiana non si può pensare di ignorare la difesa della laicità. Dare un’istruzione non solo nozionistica ma che alimenti la coscienza critica sulle informazioni acquisite, l’esercizio del dubbio e della riflessione, diventa un mezzo necessario per risalire anche nelle classifiche internazionali. Di questo sono consapevoli gli studenti, che hanno ad esempio risposto all’appello dell’Uaar per una scuola meno soggetta a influenze confessionali, e che hanno manifestato per un’istruzione migliore. Sarebbe ora che anche gli “adulti”, sopratutto quelli che hanno incarichi di responsabilità e politici, prendessero consapevolezza del problema. |