Il direttore della Fondazione Agnelli va fuori binario Cosimo De Nitto, Fuoriregistro 29.10.2013 Con il suo intervento su Tuttoscuola ancora una volta il dr. Gavosto dimostra quanto distanti siano le sue posizioni dalla realtà dei processi, delle strutture e dei soggetti che caratterizzano la scuola in Italia. E più in generale non mi pare abbia idee chiare su ciò che significa apprendimento e lavoro docente. Intanto dire la propria su singoli punti senza dichiarare la visione d'insieme che li sorregge non è una dimostrazione di onestà intellettuale, a meno che non si abbia una visione d'insieme e allora il discorso cambia, tutto diviene piccola cosa assolutamente inadeguata e non all'altezza dei problemi che ci troviamo di fronte. Ben diversamente si potrebbe rendere utile la Fondazione Agnelli, non certamente con qualche ricettina fast food da Mc Donald's globale come fa in questo caso. Ma prendiamo pure in considerazione i due punti che mi sembrano come la particella di sodio della famosa pubblicità di un'acqua minerale.
1) "..una scuola aperta al pomeriggio e nei mesi in cui ora è chiusa
come strumento in primo luogo (ma non solo) per combattere la
dispersione scolastica"
2) "Gli insegnanti che desiderano impegnarsi di più e guadagnare di
più devono poter scegliere ... l'opzione del tempo pieno, fino alle
normali 40 ore... (oppure ndr.)
Ancora una volta un approccio da fuori binario, o da binario morto.
Ciò che contraddistingue questo mantra che Fondazione "Agnelli" (e
non solo) ci ripete ossessivamente è, anche qui, la corrispondenza
automatica tra "quantità" numerica di ore passate a scuola e
"qualità" dell'impegno didattico del docente. Un approccio
tipicamente aziendalista e fordista che si rivela subito come
ideologico e contraddittorio. Anche le pietre sanno ormai che il
lavoro intellettuale (ma forse non è tale il lavoro degli insegnanti
secondo il dr. Gavosto) non accetta come criterio di valutazione e
di retribuzione l'orario segnato sul cartellino che va dal timbro
d'entrata a quello d'uscita del dipendente. Sarebbe offensivo
enumerare esempi di lavori e lavoratori "intellettuali", on site o
ovunque svolti (anche a casa propria), che si avvicinano di più e
possono essere paragonati in qualche modo al lavoro docente. E poi, chi terrebbe aperte le scuole, chi le pulirebbe? Il personale che viene tagliato da anni? E che dire delle mense che non ci sono per trattenere a scuola gli alunni? O dovrebbero fare rientro a casa con immensa gioia e felicità dei genitori? E chi pagherebbe i condizionatori d'estate e il riscaldamento d'inverno? E chi pagherebbe l'adeguamento strutturale delle scuole? E chi pagherebbe i tanti laboratori che occorrerebbero, le palestre che spesso non ci sono o sono inadeguate? Tutti questi soldi che dovrebbero operare una vera e propria rivoluzione copernicana chi li metterebbe a disposizione? La Fondazione "Agnelli" non credo. Il governo neppure. Allora di che parliamo, di quale scuola di quale paese al mondo? Forse i soldi li metterebbe Babbo Natale che di binari singoli o doppi non ha bisogno, gli basta un po' di fantasia e la credulità di coloro che si lasciano incantare da questi racconti. |