LAVAGNA AMARA Scuola 2.0, la frustrazione degli insegnanti Tablet, pc, Lim, connessioni. Ma lo Stato non paga. E i docenti si arrendono. di Claudia Pepe, Lettera 43 28.10.2013
Software, open source, start up italiane, e-book, tablet, sofware,
player, fund raising, smart city, wi-fi. Così tanti termini in
inglese nelle scuole italiane non li sentivamo dallo sbarco degli
americani alla fine del Seconda Guerra mondiale.
LA FRUSTRAZIONE DEI DOCENTI.
Dall'inizio dell'anno noi insegnanti viaggiamo con fogli volanti,
con registri fatti da noi a casa, e nel frattempo andiamo a corsi di
formazione. Dove i formatori ti rispondono alle mille domande:
«Zitti, siete peggio dei vostri alunni».
TABLET DELLE MIE BRAME. Vai a
scuola e naturalmente non disponendo di un tablet, cerchi come una
tarantolata i computer della scuola. Ovviamente sono tutti occupati
o rotti. Con la bava alla bocca capisci in un sol istante che quel
cavolo di tablet dovrai comprarlo e peserà sull'economia già
disastrata della tua famiglia. Lo prendi con lo sconto per gruppi
bisognosi e lo accendi. Per farlo partire ci metti cinque minuti e
sul più bello, mentre ti dici: «Ce l'ho fatta!», ti spunta una
visione. Una scritta che non vorresti mai vedere in quel momento, in
quel posto e in quel giorno: «Non sei connesso». Poop, poop, poop.
CERCANDO IL PUNTO G (DELLA CONNESSIONE).
Tu, seguita da una nutrita flotta di insegnanti, percorri tutta la
scuola con il tablet acceso sperando di trovare il punto G della
connessione. Arrivi anche nei bagni, ma niente: allora tenti nelle
scale e lì, misteriosamente, avviene il miracolo. Nel frattempo ti rimangono 10 minuti di lezioni in cui c'è sempre un allievo che ha un attacco di diarrea, una ragazza a cui vengono le mestruazioni senza preavvisi e un altro che viene a chiederti se il giorno dopo la mamma può venire a parlare con te. E questo per chi ha una scuola. Per chi ha due scuole con due sistemi diversi, ci saranno due rampe diverse e due punti G diversi.
ADOZIONE A DISTANZA. PERCHÉ NO? A
questo punto diciamo che è una vergogna e che lo Stato se ne
strafreghi della scuola, degli insegnanti e degli studenti. Prima di
finire a pubblicizzare dalle finestre della scuola, aziende di
idraulica, o sistemi antiscasso, io opterei per diventare una bella
Onlus. Ma sì. Ci facciamo adottare a distanza con una frase
ammiccante come: «Chiamate lo 00000, adotta una scuola: se la
incontri ne rimarrai stupefatto. Non contagia e se la conosci
previene tutti i mali dovuti all'ignoranza e alla stupidità umana».
Oppure: «Chiama anche tu diventa un fan della scuola pubblica, la
nostra vita dipende da voi». |