Profumo di scuola Fritto misto all’italiana di Franco Labella, Com.Unità 26.10.2013 E d’accordo che la Gelmini è ancora qui nella strana maggioranza che sostiene il governo Letta. E d’accordo che per ogni scorciatoia insensata il mantra è “Ce lo chiede l’Europa”. Solo che l’Europa ci chiederebbe anche altro come vedremo alla fine del pezzo. Ma la trovata del ridurre il percorso di studio delle superiori di un anno è veramente la dimostrazione che, come avevo scritto mesi fa, il governo delle larghe intese è un inguacchio. Per la scuola significa, semplicemente, che il nuovo che avanzerebbe a Viale Trastevere è la prosecuzione del vecchio. Sicuramente nel metodo, gli spot televisivi o le interviste ai giornali per annunciare la”rivoluzione” di turno, senza il confronto né col mondo della scuola né con la necessità che i cambiamenti non siano la scopiazzatura di pezzi di altri sistemi scolastici. E se il ministro Carrozza non trova il senso dell’incoerenza nel rivendicare una pretesa inversione di tendenza col d.l. 104, diventato ad oggi il biglietto da visita di un Galan salvatore della patria per aver perpetuato con un suo emendamento il pasticcio del bonus maturità, mentre va a benedire la sperimentazione del diploma che si consegue un anno prima al liceo paritario “Guido Carli” nato per volontà dell’Associazione industriali di Brescia c’è un problema serio. Quello di mettere in chiaro, una volta per tutte, che i cambiamenti necessari non possono essere decisi nel chiuso delle stanze ministeriali ed in una situazione di perenne contraddizione. La prima delle contraddizioni, evidentissima, è che il riordino delle superiori opera dell’avvocato di Leno prevedeva l’abolizione, totale e radicale, di ogni forma di sperimentazione. Quel riordino liquidava, senza alcuna valutazione, sia le sperimentazioni Brocca, portate avanti per più di un decennio, ma anche tutte le altre forme di sperimentazioni assistite. Puramente e semplicemente. Senza se e senza ma e con posizioni come quella dell’allora ministro Giorgia Meloni che definiva le sperimentazioni (a Beniamino Brocca, democristiano di lungo corso, saranno venute le convulsioni…) come un residuo del Sessantotto. Ora si torna, a quanto pare, a sperimentare. Sembra, però, che veramente si usi il “Piccolo chimico”. Che era quel meraviglioso strumento adatto, però, non a trasformare ognuno nel Giulio Natta della situazione ma semplicemente il giocattolo scientifico di piccoli sperimentatori in erba. Che tanti danni non li poteva fare perché gli esperimenti non producevano che effetti assai limitati come qualche tappeto sporcato o qualche macchia sui vestiti. Non esattamente quello che potrebbe produrre il “Piccolo chimico” della riduzione di un anno applicato alle scuole superiori italiane. La sperimentazione della riduzione di un anno del percorso scolastico nasce dall’esigenza di scimmiottare (è il famoso “Ce lo chiede l’Europa”) quello che avviene, in ben altri contesti, in molti paesi europei. Nemmeno tutti peraltro. Ma avviene senza la benché minima discussione nel sul core curriculum, né sulle sperimentazioni passate, né su cosa e come cambiare in contenuti disciplinari appena consolidati visto che il rifiuto di Profumo e della Carrozza a correttivi anche minimi al riordino delle superiori della Gelmini si basa sull’assunto che troppe riforme che si susseguono ravvicinate nel tempo non siano sopportabili. Ed allora qual è il senso dell’operazione avviata dalla Gelmini, proseguita da Profumo e conclusa con la benedizione della Carrozza di qualche giorno fa? A pensar mal ci si azzecca ma come non pensare al fatto che 40.000 e passa cattedre con un bel numero di ATA in meno fanno un bel taglio? Ma la Carrozza non era la ministra dell’inversione di tendenza col D.l. 104? L’intento dichiarato all’epoca da Profumo sarebbe nobile: mettere gli studenti italiani in grado di competere con i colleghi europei che si diplomano un anno prima.
Bene, intento lodevole ma, al solito, gli ingegneri del sistema
scolastico italiani sono abituati a costruire il tetto prima
dell’edificio? Io l’ho fatto per il liceo “Guido Carli” di Brescia. Consiglio la lettura perché è assai istruttiva. Mi ha colpito la macroarea, da sviluppare in un biennio con un numero di ore curiosamente definite “indicative”, di cui riporto la consistenza:” Geografia e geografia economica, geopolitica, diritto e diritto internazionale, basi di economia politica, religione”.
Sarei curiosissimo di conoscere contenuti ed obiettivi da raggiungere
in un biennio.
Siamo non solo nel campo della decisione politica ma anche
dell’adesione personale. Ma se il mantra è “Ce lo chiede l’Europa” perché il ministro Carrozza non ci fa conoscere anche il suo pensiero sull’abolizione dell’insegnamento del Diritto e dell’Economia? L’Europa ci ha chiesto di non eliminarlo. Siamo l’unico paese europeo che l’ha fatto. Possiamo conoscere l’opinione del ministro Carrozza a riguardo? Magari con una intervista all’Unità. Così potrebbe spiegare un’altra contraddizione, evidentissima pure questa: due anni fa abbiamo accettato l’inserimento nell’OCSE–Pisa dell’accertamento delle competenze economico-finanziarie degli studenti delle superiori. Ma se lo studio delle materie giuridico-economiche è abolito le competenze saranno acquisite col “Piccolo chimico”? E magari si potrebbe avere anche qualche chiarimento sulla disciplina fantasma introdotta per finta dalla Gelmini? Non ci si ricorda il nome?
Sarebbe “Cittadinanza e Costituzione” ed anche di questo si occupano
oggi il consorzio di banche “Patti chiari” ed in qualche provincia
persino la Banca d’Italia. |