Salari degli insegnanti/1.
Potere d’acquisto fermo al 2000

da TuttoscuolaNews, n. 602 7.10.2013

Da qualche anno l’Unione europea, attraverso la rete Eurydice, sta intensificando le attività di analisi e confronto (non si può parlare propriamente di comparazione) dei sistemi educativi degli Stati membri prendendo in considerazione un sempre maggior numero di tematiche. I dati sono disponibili online e, a differenza di quanto avveniva in passato, sono aggiornati fino al momento della pubblicazione dei rapporti.

E’ il caso del “Teachers' and School Heads' Salaries and Allowances in Europe, 2012/13”, diffuso nei giorni scorsi. L’indagine ha messo a confronto i salari in termini reali, cioè di potere d’acquisto, degli insegnanti e dei capi di istituto tra il 2000 e il 2012-13, scoprendo che nella maggior parte dei Paesi Ue i salari in termini reali sono aumentati fino al 2009 (anche del 20%) per poi bloccarsi o addirittura diminuire nei quattro anni successivi. Ora la situazione in media è la stessa che c’era nell’anno 2000.

In questi ultimi tre anni circa metà dei Paesi europei ha effettuato tagli ai salari o li ha congelati. In Italia, Portogallo, Slovacchia e Regno Unito le retribuzioni, sempre in termini reali, sono diminuite nel 2013, rispetto al 2009, di una percentuale compresa tra il 6 e l’11%. In Irlanda, Ungheria e Slovenia il decremento ha raggiunto una consistenza tra l’11 e il 18%. Il calo più forte si è verificato in Grecia (-40%).

Tuttavia gli incrementi salariali realizzati tra il 2000 e il 2009, sostiene il rapporto, hanno consentito a molti Paesi, con l’eccezione della Grecia, di mantenere lo stesso salario reale (cioè a prezzi costanti): anche l’Italia fa parte di questi Paesi insieme a Belgio (comunità francofona), Francia, Danimarca, Spagna, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Svezia e Regno Unito (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord).

Altri Paesi hanno realizzato forti incrementi (Bulgaria, Estonia, Ungheria, Romania, Estonia, Lettonia tra il 40 e il 60%, Repubblica Ceca, Slovacchia,Turchia addirittura fino al 90%), ma partendo da livelli iniziali (nel 2000) assai più bassi di quelli degli altri Stati membri.