Scuola: liceo breve?
se in Germania si allunga

di Alessandro Paris, Linkiesta 23.10.2013

Leggo che la Ministra Carrozza ha dato il via alla sperimentazione del liceo breve (qui la notizia)

La notizia non è una novità: periodicamente ritorna ad affacciarsi lo spettro del taglio radicale, della riforma delle riforme: eliminare l'ultimo anno di Liceo. In Europa si fanno 4 anni, si dice: così è in Spagna, in Francia, In Inghilterra, in Germania. (In Usa è sempre stato). Risparmio, si dice dagli economisti del ministero, sarebbe di 1.380 milioni di euro. (Ma allora, perché non tagliarne due, di anni, raddoppiando la posta, già che ci siamo?). La riforma piacerebbe agli industriali, si dice, e farebbe gola ai ragazzi che si vedrebbero messi sullo stesso piano degli altri europei. Già: peccato si dimentichi di dire che nelle scuole francesi, inglesi, spagnole etc, i livelli di apprendimento sono notevolmente più bassi, e, in fin dei conti, ad esportare cervelli siamo noi, non loro...

Ah, le competenze! E già. Su quelle, dicono, ci battono, specie in matematica.... Ma forse, per capire dove sia il bluff, dovreste dare un occhiata a questo link qui...

Ovviamente, fioccheranno, come sempre, presunti "sondaggi Ocse" a ribadire che non è così, e che le competenze vanno migliorate, che non si sa l'inglese e bla bla bla. E quindi, l'unica cosa, paradossalmente, è tagliare... Strana logica, fuzzy direi, ma tant'è, siamo abituati a questo e molto altro, quando si parla della scuola...

In ogni caso, ricevo e volentieri pubblico qui di seguito una lettera da un mio amico Giancarlo Loffarelli*, che mi dice che in Germania stanno pensando di aggiungere un anno di scuola superiore. Lui condisce con ironia, il che certo non guasta per comprendere il punto della situazione.

 

 

Caro Ale,

solitamente, la bontà delle proposte politiche, in Italia, viene suffragata dal riferimento a non sempre ben identificati paesi europei che avrebbero già adottato l’iniziativa che si vorrebbe introdurre. Dovrebbe apparire evidente che l’eventuale riferimento ad “altri paesi europei” non è, di per sé, criterio in grado di legittimare la bontà di una proposta e verrebbe da pensare che invocare una tale autorità potrebbe tradire la mancanza di valide ragioni.
Il Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca ha, recentemente, sostenuto con tali ragioni (anche con tali ragioni) l’illuminata idea di ridurre a quattro gli anni della scuola secondaria di secondo grado.
Non volendo entrare nel merito delle motivazioni pedagogico-didattiche (che dovrebbero essere le uniche a valere) portate a sostegno di questa proposta, mi limito a riferire quanto sta accadendo in Germania proprio in questo momento.
Come molti sapranno, il corso degli studi in Germania è di complessivi 12 anni rispetto ai 13 finora vigenti in Italia. Ciò è dovuto al fatto che la Grundschüle tedesca (l’equivalente della nostra scuola primaria) dura quattro anni anziché cinque.
Da otto anni, la mia scuola intrattiene uno scambio culturale con il Landgraf Ludwigs Gymnasium di Gießen, una cittadina dell’Assia vicino Francoforte. Dialogando con i colleghi tedeschi, ho ripetutamente ascoltato le loro parole che invidiavano il sistema scolastico italiano (almeno sul punto della durata complessiva del corso degli studi) ritenendo troppo breve il proprio corso di studi per favorire una graduale crescita culturale degli alunni.
Lo scorso anno, mi fecero sapere che, finalmente, una nuova legge dava facoltà alle singole scuole di poter decidere se mantenere la tradizionale durata del corso di studi oppure aumentarla aggiungendo un anno alle superiori. Il loro Istituto si era immediatamente attivato per acquisire il parere delle famiglie e quest’anno mi hanno comunicato, un po’ fieri, che la loro scuola aveva prolungato di un anno la durata del Gymnasium, anche perché molte scuole avevano adottato lo stesso provvedimento, per cui nella accanita ricerca di nuovi iscritti (che, evidentemente, non è peculiarità nostrana) era importante poter proporre alle famiglie un anno di scuola in più.

Insomma, erano contenti di essersi messi alla pari degli italiani.

Dovesse passare l’illuminata idea del Ministro, non so se avrò il coraggio di riferire ai colleghi tedeschi che in Italia abbiamo fatto di tutto per imitare la Germania (senza accorgerci che la Germania, a sua volta, aveva fatto di tutto per imitare l’Italia).

Un saluto, tuo

Giancarlo

 


* Insegnante, drammaturgo e regista teatrale


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