Riforma pensioni:
novità della settimana aggiornate

Il dibattito intorno al sistema previdenziale italiano anima le organizzazioni sindacali
e i partiti politici. Il ministro Giovannini dice no al ribaltamento della legge Fornero.

di Marcello Tansini, webmasterpoint, 13.10.2013

Settimana di polemiche intorno al tema della riforma delle pensioni. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini illustra un serie di misure provocano la reazione verbale di organizzazioni sindacali ed esponenti della politica di centrosinistra e centrodestra. Non sarà cambiata la legge Fornero che, fino al 2021, porterà nelle casse dello Stato 93 miliardi di euro. E non ci sarà la rivalutazione rispetto all'inflazione per i redditi da pensione superiori a 6 volte il minimo pari a circa 3.000 euro al mese. Secondo il nuovo schema illustrato nel corso della doppia audizione alla Camera dei deputati e al Senato, la rivalutazione sarà totale se l'assegno vale fino a 3 volte il minimo; al 90% fra 3 e 5 volte il minimo e il 75% fra 5 e 6 volte il minimo. Per le pensioni di importo superiore è prevista l'indicizzazione fino a 6 volte il minimo.

Da verificare situazioni delicate come i contributi figurativi, la legge 104 che disciplina diritti e doveri dei familiari dei disabili in tema di regime pensionistico, la posizione dei cosiddetti quota 96. Punti interrogativi anche intorno alla posizione dei lavoratori precoci e usuranti. La legge attuale prevede il riconoscimento solo in parte della loro peculiarità. Nel caso dei lavori usuranti, i dipendenti delle aziende private possono andare in pensione al compimento di 61 anni e se la somma di età e anzianità di carriera raggiunge la quota di 97. Peri lavoratori autonomi, la quota sale a 98. Per quanto riguarda i lavori precoci, la riforma Fornero ha fissato in 42 anni e 5 mesi di lavoro (42 anni e mezzo dal 2014) la soglia per gli uomini, in 41 anni e 5 mesi (41 anni e mezzo dal 2014) per le donne. Ma con penalizzazioni per chi non ha ancora compiuto i 62 anni

Questo intero pacchetto di proposte è stato giudicato insufficiente da Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera dei deputati e già depositario di un progetto di legge che ruotava intorno al concetto di flessibilità del regime previdenziale. Le aperture prospettate dal ministro Giovannini "non sono sufficienti se vogliamo apportare significative correzioni al sistema pensionistico ed eliminare l'ingiustizia sociale rappresentata dai cosiddetti esodati e dall'assenza di gradualità nella riforma".

Secondo il capogruppo alla Camera del PDL, Renato Brunetta, a essere penalizzati sono impiegati, lavoratori autonomi e pensionati, in favori di chi "non lavora e non vuole lavorare" attraverso il reddito di inserimento. A suo dire la riforma Fornero è da scardinare per cercare di assicurare al sistema maggiore flessibilità dando così al lavoratore la possibilità di uscita anticipata. I sindacati dicono no al reddito di "assistenzialista" di inserimento e da non introdurre "in nessun caso all'interno della nuova legge sul welfare".