Riforma pensioni 2013:
ultime novità su quota 96 scuola,
lavoratori precoci, prepensionamento militari
Dottor Tecnologia 7.11.2013
Non ci sarà alcuna riforma radicale delle pensioni in questo 2013: è
questo quello che emerge dalla legge di stabilità, da poco
presentata in Consiglio dei Ministri; tuttavia il governo Letta non
ha escluso che il Parlamento possa apportare alcuni miglioramenti
all’impianto complessivo dell’ex finanziaria.
Miglioramenti e correzioni richiesti a gran voce dalle parti
sociali, ma anche da esponenti della stessa maggioranza che appoggia
l’esecutivo. Ad esempio Cesare Damiano, presidente della Commissione
Lavoro ed autorevole rappresentante del Partito Democratico, pensa
che “le norme relative all’indicizzazione delle pensioni vanno
modificate perché sono inique, non si può ancora mortificare il
potere d’acquisto dei pensionati che, tra l’altro, sono la stampella
di molte giovani famiglie”.
Inoltre l’ex ministro del Lavoro invita a rivedere il meccanismo
“delle partite Iva autentiche alle quali va congelato l’aumento dei
contributi previdenziaRiforma pensioni 2013: ultime novità su quota
96 scuola, lavoratori precoci, prepensionamento militarili previsto
nel 2014”. Ma ci sono altre persone ancora in attesa di una risposta
alle loro problematiche: stiamo parlando degli esodati, dei quota 96
del settore scuola e dei lavoratori precoci.
In particolare i dipendenti del settore scolastico, che nonostante i
35 anni di contributi maturati e l’età di 61 anni non sono potuti
andare in pensione per l’entrata in vigore dei nuovi parametri della
legge Fornero, stanno aspettando la diffusione dell’esito del
censimento compiuto dal Miur lo scorso mese di ottobre.
Infatti solo conoscendo l’esatta entità dei soggetti coinvolti si
potranno conoscere le risorse finanziarie da impiegare per risolvere
la spinosa questione. Secondo alcune voci la data fatidica potrebbe
essere il 4 dicembre.
Altro giorno cruciale per i quota 96 sarà il 19 novembre quando la
Corte Costituzionale si esprimerà su un singolo caso che potrebbe
fare da giurisprudenza. Quindi al momento tutto è in stand-by, così
come tutto tace per i lavoratori precoci che svolgono un impiego
usurante.
Una situazione paradossale visto che la riforma delle Forze Armate,
al fine di diminuirne l’organico di circa 35 mila unità, prevede una
sorta di prepensionamento con la possibilità per i dipendenti
dell’esercito di congedarsi a 50 anni mantenendo l’85% dello
stipendio. Se questo provvedimento passasse si creerebbe una chiara
disparità di trattamento con altre categorie di lavoratori.