La settimana storta Gigi Monello, Picciokkumalu 5.11.2013 Lunedì: il dirigente Lepidazzi mi guarda e con schifata cordialità mi dice che dopo “attento monitoraggio” si è accertato che l’abbigliamento prevalentemente scuro da me indossato ha effetti psico-dinamici deprimenti sull’utenza, “Professore, lei mi abbassa il TIS”. Deve essermi comparsa in volto leggera meraviglia, perché Lepidazzi ha subito aggiunto, “Professò, ma dove vive? Il Tasso di Inclusività della Scuola!”. E ha concluso, allungandomi un biglietto da visita, “Tenete qua, è il mio sarto cinese; prezzi onesti, ma non chiedete la ricevuta!”. Martedì: scala B, seconda rampa, in cima avvisto la trista sagoma di Pezzoraro, 5 G. Saluta, e con faccia scurissima mi dice che è morto di ictus lo zio Gino di Brescia, provetto artigiano del ferro, celibe, onestissimo, colonna della famiglia. Un fulmine a ciel sereno. “Prof! Ho l’orribile sospetto di essere entrato in fase BES!”. Deve essermi comparsa in volto leggera meraviglia, perché Pezzoraro ha subito aggiunto, “ Prof! Ma dove vive? Lo sanno anche i fotocopiatori che cosa sono i BES! Bisogni Educativi Speciali! ‘Na figata!”. Naturalmente - rassicura - verrà sottoposto ad expertise da parte del GLI (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione), al fine di fugare ogni dubbio sulla sua buona fede e fornire dati utili alla stesura di un ben calibrato PDP (Piano Didattico Personalizzato). Nel frattempo vorrebbe esenzione di giorni 10 dalle interrogazioni. “Prof - mi confessa avvicinandosi a distanza zero - il disagio socio-affettivo-cognitivo è così forte che non riesco a bere neppure una birra!”. “Stai messo male”, gli dico. Mercoledì: ora di ricreazione, mentre bevo un caffè con Trabocco, che per la millesima volta alterna maledizioni contro Pezzoraro a celestiali fantasie di pensione, ecco materializzarsi dal nulla la mamma di Bellodono, 4G (notissimo per avere, l’anno passato, incendiato il cassonetto giallo della carta, in cortile, ed averla poi fatta franca grazie alla appassionata arringa del collega Fumisterio; che, evocando le combustioni di Burri, convinceva il Collegio che “non di banale vandalismo” trattavasi, bensi di “manifesto caso di AIIA” - Adolescenziale Impulso Inconscio all’Arte -. Ad udir ciò, una lacrima aveva rigato la gota sinistra della Napolazzi, decana di Storia dell’Arte a quattro mesi dalla quiescenza). Eclissato Trabocco, mamma Bellodono mi si piazza davanti, e, a labbra tirate e petto gonfio, mi sibila che, “È ora di finirla!”. Di fronte al mio intestardirmi - unico fra tutti - nel negare la sufficienza al figlio, mi notifica di aver avviato formali contatti con la Commissione OFFA. Deve essermi comparsa in volto leggera meraviglia, perché la Bellodono ha sghignazzato acida: “Ah! E lei è professore e non sa nulla dell’ OFFA?! Ma dove vive?! Commissione Anomalie Frequenti dell’Offerta Formativa! Se ne convinca, caro lei! Lei è un evidentissimo caso di DSI. Si curi!”. Sbalordisco, “Che sarà mai un DSI?”. Mi giro, vedo la vicepreside Mezzotrono, ha un sorrisetto tra il viscido e il cameratesco. Era lì a due passi, ha sentito tutto. “Scusa, cos’è un DSI?”. “Cavoli! Non lo sai? Ma tu, da che stella di natale scendi? Disturbi Specifici dell’Insegnamento, son due anni che se ne parla. Comunque son robe lente, e non è detto che si arrivi al CID (Inidoneità Didattica Certificata). Ma santa pazienza! Un tocco di furbizia, cribbio! Vuoi un consiglio? Vai sul sito del Ministero e scaricati il pdf del GRIDA (Guida al Recupero dell’Inclusività Didattico-Affettiva); e, intanto, prendi questo”. Mi passa un biglietto. È l’indirizzo di Zhang Fan Fan, il sarto del preside. È destino. Vestirò cinese. Giovedì: giorno libero, passeggiata al mare. Incrocio Tazza, ex collega di matematica, in pensione dal ‘92, ottanta ben portati, formidabile conquistatore di supplenti. Uomo mai sfiorato dal dubbio. Da anni, regolare e implacabile, mi fa sempre la stessa domanda, “Colleghe carine?”. Venerdì: fine delle lezioni, sto uscendo quando mi viene incontro, con bieca scartoffia da firmare, la bidella Fattapposta: “Professore, c’è posta per lei! Commissione VATER!”. Noto accenno di sorriso a mezzo labbro, guardo la sadica, emetto flebile “Ah…”; firmo, metto in tasca. A casa leggo: la Commissione Vigilanza Attinenze Territoriali comunica che i programmi da me svolti fanno registrare un Tasso di Attinenza Territoriale (TAT) dello 0,5%; tra i più bassi. Dovrò, pertanto, “correggere al più presto l’impostazione socio-didattica, valorizzando i legami globale-locale, ed evitare eccessi di astrazione non coerenti con una didattica olistico-competenzialista”. Deve essermi comparsa in volto leggera meraviglia; ma nessuno l’ha vista, dato che ero solo. Ehh…me lo diceva il caro collega Mezzasalma - spirato improvvisamente tre mesi or sono - che facevo male a snobbare il progetto, Saperi e sapori: didattiche del post-moderno tra contrada e cyberSpazio. Il cui titolo mi era sempre rimasto oscuro, ma che aveva fruttato ai partecipanti, oltre che ottima reputazione a scuola, una congrua razione di tortelli al sugo di lepre, il giorno stesso della consegna degli attestati. “Roba da leccarsi i baffi!”, aveva commentato il trapassato. Sabato: collegio dei docenti: importantissime novità dal Ministero. Lepidazzi annuncia che con l’articolo 20 della lungamente attesa legge 45/13, la scuola sarà “rigirata come un calzino”. Sulla base del Primo Inoppugnabile Principio della Didattica (DIPP), secondo il quale, “Se Offrire non sempre è Includere; Includere è sempre, invece, Offrire”, il Ministero notifica che, dall’anno prossimo, il glorioso Piano dell’Offerta Formativa (POF), dopo anni di onorato servizio, andrà definitivamente in pensione, sostituito dal nuovo Piano dell’Inclusività Funzionale. “Signori - scandisce lento Lepidazzi - è cominciata la Scuola del PIF”. |