Il ministero boccia molte università telematiche: rischiano il ritiro dell'accredito Repubblica La scuola siamo noi, 5.11.2013
Due università telematiche accreditate (su sei controllate)
rischiano di perdere la certificazione statale. Altre tre devono
investire e allargare corsi e qualità della didattica per
mantenerlo. Una sola è «in linea con gli standard europei». Le
cinque “telematiche” rimaste fuori attendono valutazione. Il
ministro dell’Istruzione (e dell’Università) Maria Chiara Carrozza
ha preso in mano il dossier preparato dall’Anvur — l’Agenzia di
valutazione del sistema universitario — e ha chiesto al suo staff di
controllare i giudizi espressi. In alcuni casi sono pesanti, in
altri sottolineano conflitti di interessi e in generale rivelano che
tutti gli Atenei telematici italiani devono introdurre «modifiche o
integrazioni».
Nelle sue analisi periodiche l’Anvur ha fin qui messo sotto esame le
sei realtà telematiche arrivate a cinque anni di attività. Molte
università “e-learning” si stanno consorziando, o comunque stanno
stringendo accordi, con università tradizionali. La San Raffaele di
Roma ha rapporti con Tor Vergata, ma la sua didattica — tre corsi di
laurea — è affidata a docenti a contratto e a ricercatori a tempo
determinato. «Servono docenti di livello superiore», sottolinea l’Anvur,
«e spazi adeguati sia per i loro uffici che per le attività comuni».
La proprietà confonde i laboratori per l’attività in proprio con
quelli didattici, comunque non di sufficiente qualità. La romana
Universitas mercatorum, parauniversità (definizione dell’Anvur)
legata alle camere di commercio italiane, serve a qualificare chi
già lavora in una piccola e media impresa. Il giudizio è
sostanzialmente positivo anche se — per esempio — il corso di laurea
in “gestione d’impresa” non prevede insegnamenti fondamentali quali
Scienza delle finanze, Politica economica ed Econometria: «Bisogna
allinearsi agli standard europei». L’Anvur suggerisce alla
Mercatorum di distinguere tra attività di ricerca svolte per conto
della compagine societaria e quelle assegnate all’ateneo sulla base
di bandi di gara. Per la Nicolò Cusano, siamo sempre a Roma,
l’Agenzia di valutazione chiede cambiamenti rapidi: «Non può
servirsi solo di docenti a contratto e ricercatori». La napoletana Pegaso, che ha stipulato addirittura 385 convenzioni (con l’Università del Molise, ma anche con atenei lituani, ucraini, albanesi, con Asl e ordini professionali), paga una crescita troppo rapida del numero di iscritti: «Il fenomeno non è accompagnato da un adeguato livello di qualità dell’erogazione della didattica e da criteri di selezione rigorosi per gli esami e la tesi finale». Ancora, la Pegaso rischia di produrre titoli legali «il cui contenuto non è comparabile con quello delle altre istituzioni universitarie». Un creditificio, utile solo a far crescere le carriere lavorative di chi, già con un mestiere, si iscrive all’università telematica. Tre videolezioni valgono un credito formativo: «Un format altamente riduttivo», dice l’Anvur. La quantità non va d’accordo con la qualità, si legge. «Nel 2011 hanno conseguito il titolo di laurea ben 1928 studenti: non vi è alcuna proporzione ragionevole rispetto alla dimensione del corpo docente». L’attività di ricerca «appare concentrata su un numero limitatissimo di docenti». Il ragionamento della scuola non statale — la struttura di costo resta prevalentemente fissa e i margini di profitto crescono con l’aumento della base di utenti — «appare in netto contrasto con i principi dell’educazione superiore». Il corso di laurea in Giurisprudenza, per esemplificare, si qualifica come un corso di tipo “remedial” per studenti lavoratori espulsi dal sistema universitario, cui si offre un percorso che presenta innegabili facilitazioni nell’acquisizione dei 50 crediti e nell’impegno richiesto per superare gli esami». Punto e a capo. La Giustino Fortunato di Benevento, il cui rettore è l’ex ministro Augusto Fantozzi e la cui specializzazione è Giurisprudenza, ha convenzioni su singole borse di studio con l’IUniversità di Bari e la spagnola Università de Cantabria. Ha, sostiene l’Anvur, docenti più qualificati e almeno il quindici per cento di “lezioni frontali” (in classe). Il resto, in differita (telematico). Le criticità qui vengono segnalate nei rapporti con l’ente finanziatore e l’Anvur, che gradisce affiancare l’“e-learning” all’insegnamento tradizionale, stigmatizza la concorrenza che l’università telematica sta facendo a quella tradizionale del Sannio: «Meglio una possibile collaborazione per economie di scala». |