Passa il decreto Istruzione/1. da TuttoscuolaNews, n. 607 4.11.2013 195 voti favorevoli, 7 contrari, 78 astenuti e 349 assenti. L'Assemblea della Camera ha così approvato il decreto Istruzione senza che il governo sia stato costretto, a differenza di altre volte in passato in materia di politica scolastica, a chiedere il voto di fiducia. “E’ il primo passo importante. Non aver messo la fiducia ha consentito di sentire le opinioni di tutti” è stato il commento a caldo, subito dopo il voto della Camera, del ministro dell’istruzione Carrozza (colpita nel giorno dei morti dal lutto per la scomparsa della mamma). Il rischio che il provvedimento affondasse sotto la valanga di emendamenti presentati dai parlamentari dell’opposizione (soprattutto M5S e Lega), ma anche della maggioranza, era stato ben presente al governo nelle scorse settimane, e le clamorose dimissioni di Giancarlo Galan, presidente Pdl della Commissione Istruzione, dall’incarico di relatore sul decreto (per dissensi sulla copertura della legge) avevano fatto temere una frattura politica all’interno della maggioranza delle ‘larghe intese’. Invece la maggioranza ha tenuto, anche se l’elevato numero di assenti (349) ha rivelato l’esistenza di un diffuso scontento proprio all’interno della maggioranza, non tale però da mettere in crisi il decreto, e con esso il governo. Molti emendamenti sono stati trasformati in ordini del giorno accolti dal governo, e i commenti dei responsabili politici di Pd, Pdl e Scelta civica sono stati, con sfumature diverse, tutti positivi. Certo, se avessero prevalso logiche di puro schieramento politico, probabilmente il decreto ne sarebbe stato travolto. Invece è passato (e senza voto di fiducia, è importante ribadirlo), ed è il primo provvedimento, dopo anni di restrizioni, che inverte la tendenza a tagliare il budget dell’istruzione, sia pure con qualche ombra che analizziamo in una successiva news. Sarebbe stato possibile senza lo schermo protettivo delle ‘larghe intese’ su cui si regge il governo Letta? Ora il provvedimento passa all’esame del Senato, che lo deve convertire entro l’11 novembre. |