Istituti tecnici, la Carrozza studia la riforma: Corrado Zunino, Repubblica La scuola siamo noi 16.11.2013 UNA DELLE RIFORME sul tavolo del ministro della Pubblica istruzione è quella degli istituti tecnici (e professionali). Sono una dorsale fondamentale dell’istruzione italiana ed europea, garantendo si tempi della crisi un legame diretto tra i luoghi della formazione e i luoghi del lavoro. L’esempio, per tutti, è la Germania, dove i 'tecnici' sono da sempre curati e finanziati e diplomano ragazzi che al primo impiego possono guadagnare – non è infrequente – stipendi superiori ai duemila euro. In Italia la strada è chiara, dai tempi della Gelmini: gli istituti tecnici e professionali, troppo spesso immaginati come scuole per radunare i ragazzi della classe proletaria che non volevano studiare, devono tornare al centro del sistema istruzione. La struttura produttiva del Paese – la diffusione capillare di piccole-medie imprese sul territorio - ha bisogno di giovani periti industriali, agronomi, ma anche ragionieri e geometri preparati. I ministri Profumo e Carrozza hanno continuato, nelle dichiarazioni di intenti, su questo solco. Il ministero sotto Maria Chiara Carrozza sta articolando una riforma che, come primo passo, deve rimuovere le ridondanze e i vuoti (entrambi) creati dalla riforma Gelmini. Con la Gelmini si è ridisegnato il quadro orario degli istituti tecnici nel nome dei tagli alla spesa riducendo drasticamente le ore di materie di indirizzo e inserendo nell’organico un numero elevato di insegnanti tecnici “in compresenza” che, in alcuni istituti, semplicemente non servono. Fanno solo lievitare i costi. Un esempio, segnalato dagli stessi docenti. Nel corso Costruzioni, territorio, ambiente (ex geometri) sono previsti insegnanti in compresenza per informatica, fisica, chimica, tecniche di rappresentazione grafica, estimo, tecnologia delle costruzioni e impianti, topografia. Bene, il risultato è quello di avere in classe un docente laureato che continua a fare il lavoro che ha sempre fatto e un docente tecnico che sta a guardare. Questa sovrapposizione negli anni si è rivelata inutile e ha sottratto risorse ai corsi di aggiornamento, per le discipline tecniche fondamentali, e all’acquisto di strumentazione tecnica adeguata. Sempre l’area geometri (oggi Istituto tecnico costruzioni ambiente territorio) ha visto tagliare i rudimenti di giurisprudenza, quando un geometra dovrà vivere quotidianamente immerso nel codice civile e tra i regolamenti degli enti locali. Anche gli ex istituti alberghieri (ora enogastronomia) hanno perso l’insegnamento delle discipline giuridiche nel triennio.
Da qui, dalla rimozione degli ostacoli, dalla rimodulazione delle
materie settimanali, una buona riforma della scuola tecnica e
professionale deve ripartire. |