Carrozza: "La finanza nei programmi di studio"
Il ministro risponde all’intervento di Deaglio
sull’analfabetismo economico
La Stampa 12.11.2013
Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nel
corso del Festival dell’intelligenza collettiva, organizzato da Cna
a Firenze.
«Dobbiamo riportare nella scuola la cultura del lavoro -ha aggiunto
Carrozza- gli studenti devono confrontarsi con un problema pratico,
devono mescolare scuola e lavoro, perché serve a sviluppare la
personalità, le proprie capacità. Non dobbiamo aver paura di vedere
la scuola -ha concluso- come il luogo dove si prepara il lavoro”.
Maria Chiara Carrozza, ministro dell’Istruzione, solo
quattro italiani su dieci sanno che cos’è il tasso di interesse.
Un’altra forma di analfabetismo si diffonde nel nostro Paese,
l’analfabetismo finanziario.
«È un problema serio. L’analisi di Deaglio mi ha colpito, ha messo
in evidenza un tema importante che avevo notato. Quando ero docente
parlavo molto con gli studenti, mi rendevo conto che alcuni erano
più curiosi e informati, la media invece era poco informata. Questo
provoca conseguenze, diventa difficile anche scegliere un partito se
non si hanno nozioni di economia».
Un tempo almeno una parte degli
adolescenti leggeva «Il Capitale» di Marx, Keynes. Forse qualcuno lo
fa ancora.
«È un problema di formazione. Conoscono la filosofia ma
manca la parte pratica che è essenziale per capire le decisioni
prese dalle banche centrali o dalle istituzioni finanziarie, per
capire che cosa significa democrazia e trasparenza. Anche chi si
affida agli opinionisti spesso non riesce a capire il significato di
quello che scrivono. È un problema che riguarda la formazione dei
giovani ma anche degli adulti».
Come si può colmare questo
analfabetismo?
«Penso che si debba fare un’operazione con i giornali, con canali
Rai come Rai Educational o Rai Storia. O, ancora, con l’Ansa, che ha
ottimi canali tematici che potrebbero essere sfruttati per
organizzare seminari, per fare lezioni su temi di attualità
economica. Ricordo alcune lezioni di economia di Giuliano Amato su
Rai Educational, molto utili, molto ben fatte. Ricordo anche degli
inserti del Sole 24 Ore sull’Economia spiegata ai ragazzi che in
realtà andavano molto bene anche per i loro genitori. Sono tutte
iniziative che hanno lo stesso obiettivo, far avvicinare tutti al
mondo dell’Economia. Penso che si debba collaborare con tutti per
fare una grande campagna in questo senso, è una questione di
gestione dei propri soldi, in fondo, un modo per capire qualcosa che
tocca tutti da vicino e che ha un grande peso nelle nostre vite».
Deaglio spiega molto bene la
differenza rispetto al passato ricorrendo ad un esempio molto vero:
quando eravamo piccoli abbiamo avuto in regalo un libretto di
risparmio,ai nostri figli diamo la paghetta.
«Anch’io avevo un libretto di risparmio da piccola. Ai miei figli a
18 anni ho fatto aprire un conto in banca perché volevo che
capissero che cosa significava gestire dei soldi.All’inizio non
erano d’accordo, avrebbero preferito continuare ad avere la
paghetta. Poi invece hanno capito e hanno imparato il senso del
risparmio. C’è un grande lavoro da fare a livello educativo».
E nelle scuole?
«Quest’anno non ho fatto in tempo, ma è uno dei temi di cultura
generale da affrontare nelle scuole. Bisogna fare in modo da
inserire l’economia e la finanza nei programmi nazionali. Penso
anche che la Settimana della cultura scientifica e tecnologica che
ogni anno si organizza nelle scuole e nelle università non debba
affrontare solo temi teorici ma vada declinata invece su più ambiti.
E quindi vorrei al suo interno la Settimana dell’Economia, o quella
sulla gestione dei rifiuti per uscire dalla formazione teorica e
inserire le nozioni nella vita di tutti i giorni».
E una nuova materia da inserire nei
programmi scolastici?
«Non penso che sia la soluzione. Più che caricare gli studenti e i
professori con una nuova materia di studio penso che sia efficace
agire attraverso idee e progetti trasversali. E potenziando gli
insegnamenti tradizionali applicandoli a concetti di economia. Mi
piacerebbe che per capire il capitalismo si leggesse Dickens: le
pagine di “David Copperfield” sono molto più chiare di tanti
trattati in materia. Oppure per capire il concetto di Pil vorrei che
lo si affrontasse durante le lezioni di matematica».