Diplomi brevi

di Cyber Tabula, the Fronta Page 6.11.2013

Il nuovo anno scolastico ha portato in tre licei paritari della Lombardia una grande novità: la riduzione del corso di studi da 5 a 4 anni. Infatti, il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza ha autorizzato i tre istituti alla sperimentazione di un nuovo modello di scuola secondaria superiore che, oltre alla conclusione anticipata di un anno degli studi, preveda un numero maggiore di ore da impegnare nella didattica laboratoriale. Il fine dichiarato, e molto caro al ministro, è quello di avviare i giovani verso il mercato del lavoro o verso l’università con cognizione di causa, fornendo loro prima della scelta d’indirizzo quella necessaria confidenza con le attitudini personali attraverso l’esperienza anche di stage.

L’ambiente esterno al guscio che racchiude l’indice di scolarità in Italia è mutato in maniera evidente, e mentre all’estero l’impegno quadriennale è molto diffuso, da noi gli sforzi per modernizzare il diritto allo studio sono fermi a battaglie di posizione dove investire nella scuola è perlopiù sinonimo di assunzione di nuovi docenti. Così, subito le associazione sindacali di categoria hanno protestato contro l’eliminazione di un anno scolastico dal programma, ravvisando in ciò il tentativo surrettizio di sopprimere ben 40000 posti di lavoro, con un conseguente risparmio per le casse del ministero di 1380 milioni di Euro.

Cifre, probabilmente, figlie di un ragionamento capzioso per temere a priori ogni tentativo di riforma nella scuola che tenti di raggiungere standard formativi adeguati in termini di qualità didattica. Eppure nei progetti interculturali, che si svolgono tra studenti di tutte le nazionalità, sono gli americani, i cinesi, i nord-europei a mostrare di possedere livelli di effervescente dinamismo nei metodi di applicazione della ricerca allo studio già sui banchi di scuola.

Si è venuta a creare una situazione che non fa bene ai nostri studenti. Una cosa è dare battaglia per tutelare i diritti degli insegnanti, se fondatamente in pericolo, altra cosa è sacrificare lo sviluppo del sistema formativo scolastico che oggi equivale nella maggioranza dei casi ad un mero parcheggio di cervelli. In questo caso verrebbe negata la funzione propria della scuola di ascensore sociale per tutti quei ragazzi che non hanno la possibilità di frequentare strutture d’eccellenza o viaggiare con la formula dello scambio culturale che si conferma, e non potrebbe essere altrimenti, esperienza di grande arricchimento sia per il metodo di studio sia per la rete di rapporti intepersonali.

C’è però di che riflettere anche su un altro particolare aspetto della vicenda: qual è stato il criterio adottato per la scelta dei tre licei pilota? Ricordiamo che tutte le strutture interessate sono private e site in Lombardia, e ciò dà adito a pensare che si sia trattato di una scelta obbligata dalla necessità di trovare un campo neutro, per prevenire gli effetti dell’opposizione sindacale; altrimenti perché non credere nei mezzi delle strutture pubbliche. I docenti sono costruttori di conoscenza ed è loro esclusiva competenza sviluppare al meglio i processi di insegnamento ed apprendimento; ma con questo hanno anche il dovere di dare risposte coerenti con il miglioramento dell’offerta formativa, a tutti quelli che credono, e a ragione, che il cambiamento del Paese abbia nella scuola un punto di partenza.