Nel concorso per d.s. si sono confusi In Lombardia, le buste bianche contenenti i cartoncini con i nomi dei candidati, contrariamente a quanto sostenuto dall’Usr e dal Miur, sono risultate trasparenti anche nel “girone dei lucernai”. Ora è la volta del Lazio. La trasparenza era quella del concorso. inviato da Polibio, 10.11.2013
In Lombardia, le
buste bianche contenenti i cartoncini con i nomi dei candidati,
contrariamente a quanto sostenuto dall’Usr e dal Miur, sono
risultate trasparenti anche nel “girone dei lucernai”. Ora è la
volta del Lazio. La trasparenza era quella del concorso. Già, la
trasparenza doveva essere quella del concorso, ma per molti aspetti
il concorso è risultato carente di “trasparenza”. A partire dalla
violazione del diritto all’accesso agli atti, ovvero agli elaborati
e al rilascio delle copie degli elaborati degli ammessi alla prova
orale ai richiedenti aventi diritto. Il contagocce ha avuto la
meglio: prima soltanto i due elaborati del candidato richiedente,
poi quelli di altri due candidati e in seguito, ma non è stato così
in tutte le regioni, perché si sono verificate “ristrettezze”, di
altri sei candidati. In palese violazione del diritto di accesso a
tutti gli atti e del diritto ad avere gli elaborati della metà più
uno dei candidati ammessi alla prova orale del concorso. Tuttavia,
nonostante l’uso del contagocce nel rilascio delle copie degli
elaborati, risultano evidenti, dalla lettura degli elaborati di
candidati ammessi alla prova orale e di candidati non ammessi alla
prova orale, in Puglia, in Calabria e in altre regioni, anomalie e
imperfezioni, anche macroscopiche, nonché errori di grammatica e di
sintassi inconcepibili, negli elaborati di candidati che hanno
“raggiunto” il 21 (a fronte di elaborati corrispondenti alle tracce
e grammaticalmente e sintatticamente corretti di candidati non
ammessi alla prova orale. Proviamo a immaginare cosa si potrebbe
dire, ma forse è per questo che è stata utilizzata la linea del
contagocce, se non fosse stato violato il diritto di accesso a tutti
gli elaborati e ad averne copia del 50 per cento più uno.
E l’accesso alle
buste bianche, quelle piccole finalizzate a contenere il cartoncino
con le generalità del/della candidato/a, cioè i dati identificativi,
al concorso? Sembra, dando ascolto alle voci circolanti, che non sia
stato concesso. D’altra parte, la copia, ovvero la fotocopia, è
tutt’altra cosa dell’originale. Ma non per questo l’acceso deve
essere negato. Serve, a chi chiede l’accesso, per verificare e per
rendersi conto dell’eventuale trasparenza della busta bianca piccola
al cui interno il/la candidato/a ha posto il cartoncino nel quale ha
scritto i propri dati anagrafici, e, se ritiene che essa sia
trasparente, a presentare il ricorso alla magistratura
amministrativa. Peraltro, l’accesso alle buste bianche piccole e ai
cartoncini contenenti i dati anagrafici dei singoli candidati ha la
finalità, per il/la richiedente l’accesso, di avere consapevolezza
se il cartoncino risulta leggibile direttamente e con qualsiasi tipo
di luce o se posto in controluce.
Pertanto,
essendo mancata l’assoluta trasparenza, quella a cui è tenuta
l’amministrazione, sarebbe il caso che il diritto dei candidati al
concorso per quanto concerne la trasparenza del comportamento del
Miur e degli Uffici scolastici regionali venga soddisfatto, con
riferimento all’eventuale trasparenza delle buste, pubblicamente
dall’amministrazione pubblica in ciascuna delle regioni, consentendo
agli interessati di accedere a un determinato numero di buste
bianche e di altrettanti corrispondenti cartoncini con i dati
anagrafici dei candidati per avere conoscenza, naturalmente
soggettiva, sulla consistenza, sullo spessore della carta utilizzata
per realizzare la busta che deve contenere il cartoncino, sulla
presenza o sull’assenza del rivestimento interno alla busta bianca.
Rivestimento che “solitamente dovrebbe avvenire con riguardo a tutte
le buste destinate a essere utilizzate in sede di concorso”.
Figuriamoci la funzione, assurda e comunque inammissibile, come
avremo modo di vedere, delle fotocopie delle buste. (Vd., di
Polibio, “Le buste erano trasparenti: L’Usr per la Lombardia e il
Miur dicevano no. Anni di ritardo e danni alle scuole e ai
candidati”, 23.08.2013; “Anche nei ‘girone dei lucernai’ di Milano
erano trasparenti le buste bianche con i nomi dei candidati al
concorso per d.s.!”, 28.08.2013). Interessantissime, per quanto
concerne le buste bianche trasparenti utilizzate in Lombardia per il
concorso a d.s., la sentenza del Tribunale amministrativa regionale
per la Lombardia (n. 2035 del 18 luglio 2012) e la sentenza del
Consiglio di Stato (n. 03747 dell’11 luglio 2013).
C’è stato anche
qualche record: per esempio, il record di lettura, correzione e
valutazione degli elaborati in Puglia, “conquistato”, in un
determinato giorno, dalla prima sottocommissione, che, come risulta
dal verbale, e il sospetto dell’esistenza di qualcosa di strano
sorge spontaneo, ha impiegato (tutto compreso, quindi anche per le
operazioni iniziali e conclusive, la compilazione delle schede di
valutazione, le interruzioni e le sospensioni dei lavori) 7 ore e 15
minuti, ma per la “lettura” dei 62 elaborati, detratti i tempi di
cui si è detto, sarebbero state impiegate 5 ore, corrispondenti a
circa un terzo del tempo necessario soltanto per la lettura,
addirittura veloce, e per molti aspetti incomprensibile da chi
ascolta, ma anche da chi legge, dei 62 elaborati. Nella sostanza, 4
minuti e 48 secondi per la lettura di ciascuno dei 62 elaborati,
mediamente di sei pagine. Complessivamente, quindi, 372 pagine dalla
scrittura piccola; 496 pagine dalla scrittura relativamente grande.
Per la lettura delle 372 pagine dalla scrittura piccola, mediamente
2 minuti per ciascuna pagina, occorrerebbero 12 ore e 24 minuti; per
la lettura delle 496 pagine dalla scrittura relativamente grande,
mediamente 1 minuto e 40 secondi per ciascuna pagina, occorrerebbero
13 ore. A cui, rispettivamente, aggiungere 62 minuti (un’ora e due
minuti) per il tempo necessario all’attribuzione dei punti, alla
somma dei punti e al giudizio di valutazione. Cosicché il totale,
esclusi i tempi per le operazioni iniziali e per quelle conclusive,
per le interruzioni e per le sospensioni dei lavori, diventerebbe 13
ore e 26 minuti oppure 14 ore e 2 minuti. (Vd., di Polibio,.
“Concorso d.s.: “Alta velocità” nei tempi di correzione in Puglia e
commissione discutibile anche in Sicilia: Ispezioni e perizie?”,
10.05.2003; “In Puglia, respinto dal Tar il ricorso sulla
‘ricorrezione’ di elaborati del concorso ds. Emergono anomalie e
paradossi”, 11.07.2013; “Record di lettura degli elaborati del
concorso d.s. in Puglia? Verifichiamolo in seduta pubblica al
‘Petruzzelli’ di Bari!”).
La trasparenza
vuole che ai candidati che ne abbiano diritto e interesse (anche
perché ci sono stati candidati/e che sono stati ammessi alla prova
orale e che hanno superato il concorso dal record mondiale di
lettura degli elaborati) il Miur e l’Usr per la Puglia dimostrino la
correttezza della lettura, dei tempi della lettura e di quelli
complessivi che risultano dal verbale della prima sottocommissione
(n. 10 del 10 gennaio 2012), dei 62 elaborati, ma anche della
correttezza di quanto è stato svolto il giorno precedente (verbale
n. 10 del 9 gennaio 2012). Si rende necessaria, pertanto, la nomina
di una commissione (tre ispettori tecnici) e comunque si rendono
altresì necessari, e doverosi da parte della pubblica
amministrazione, gli interventi presso le sedi competenti per quanto
concerne i due verbali, soprattutto quello del 10 gennaio 2012,
quali atti pubblici redatti da persona incaricata di svolgere tale
funzione e sottoscritti dalla stessa persona, dalla presidente e dai
due commissari.
E ritorniamo
adesso alla “trasparenza”, quella delle buste bianche piccole
ciascuna delle quali contenenti i dati identificativi del/della
corrispondente candidato/a al concorso per d.s. svoltosi nella
regione Lazio. In particolare, all’ordinanza del Tribunale
amministrativo regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis), decisa in
Roma nella camera di consiglio del giorno 21 febbraio 2013 e
depositata in segreteria il 14 ottobre 2013, “sul ricorso numero di
registro generale 5394 del 2012, integrato da motivi aggiunti, e su
contestuale domanda di accesso a documentazione amministrativa,
proposto dalla prof.ssa Maria Grazia Cardillo, rappresentata e
difesa dagli avv.ti Ottavia Grandinetti, Alessia Fiore e Daniele
Majori, contro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca, in persona del legale rappresentante ‘pro tempore’”,
l’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio, in persona del legale
rappresentante ‘pro tempore’, nonché il Ministero della Pubblica
amministrazione e Semplificazione, il Ministero dell’economia e
delle finanze, la Presidenza del Consiglio dei ministri in persona
del Presidente del Consiglio, tutti ‘pro tempore’, rappresentati e
difesi dall’Avvocatura Generale dello Stato presso cui ex lege
domicilia, nonché di altra persona e nei confronti di altre tre
persone, “per ottenere la dichiarazione di nullità, l’annullamento e
la disapplicazione, in ‘partis quibus’ e nei limiti dell’interesse”,
di una circostanziata serie di D.D.G., di atti, di verbali o
provvedimenti.
Il Tar per il
Lazio (Sezione Terza Bis) – visti il ricorso, i motivi aggiunti e
la domanda di accesso (quella alla documentazione amministrativa),
viste le memorie difensive e visti tutti gli atti di causa, nonché
visti gli atti di costituzione in giudizio del Miur, dell’Usr per il
Lazio, dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri,
relatore nella camera di consiglio del giorno 21 febbraio 2013 il
dott. Paolo Restaino e uditi per le parti i difensori come
specificato nel verbale, e rilevato: che la ricorrente ha preso
parte al concorso per esami e titoli per il reclutamento di
dirigenti scolastici; che la stessa ricorrente ha impugnato con il
ricorso introduttivo tutti gli atti del procedimento di cui
trattasi; “che al ricorso introduttivo ha fatto seguito atto
contenente motivi aggiunti con i quali tra l’altro insiste sul
rilievo che le buste utilizzate nel Lazio per il Concorso in esame
abbiano caratteristiche di ‘trasparenza’ per effetto della
visibilità (anche attraverso le buste chiuse) dei dati
identificativi dei candidati apposti su cartoncini per la quale
regione ha fatto domanda di accesso”; “che la istante ha anche
richiamato quanto già riconosciuto dal TAR Lombardia, che, con
sentenza n. 2035/2012, ha accertato e conseguentemente statuito (per
altro diverso concorso) che ‘da esame svolto è emerso nitidamente
che il contenuto dal cartoncino, contenente i dati anagrafici dei
candidati risulta agevolmente leggibile, se posto in controluce,
anche all’interno della busta bianca piccola in cui il predetto
cartoncino è stato posto dallo stesso candidato”; che “il Collegio
in riferimento ad apposita domanda di accesso della ricorrente
ritiene disporsi incombenti istruttori diretti ad acquisire in
originale (e non già in fotocopia suscettibile di occultare la
visibilità dei dati contenuti all’interno anche se poste in
controluce): le buste contenenti le prove di concorso della
ricorrente onde consentire di verificare la trasparenza delle buste
piccole contenenti i cartoncini con i dati anagrafici dei
ricorrenti. Oltre quelle della ricorrente dovranno essere depositate
anche le buste di almeno altri due concorrenti” – ha ordinato al
Miur e all’Ufficio scolastico per il Lazio “di depositare nella
segreteria della sezione i documenti in motivazione indicati nel
termine di giorni 20 (venti) decorrenti dalla comunicazione (o
notifica ove preventivamente eseguita dalla parte interessata) della
presente ordinanza”, stabilendo, per la definizione, la Camera di
Consiglio del 21 novembre 2013.
Dovranno essere
depositate, oltre alle buste piccole contenenti i cartoncini con i
suoi dati anagrafici, “anche le buste di almeno altri due
concorrenti”. Un “almeno” che lascia presupporre la consegna di un
maggior numero di buste contenenti i cartoncini con i dati
anagrafici dei concorrenti. Una scelta che deve essere casuale,
magari a sorteggio, e peraltro alla presenza della candidata
ricorrente che ha chiesto l’accesso e lo ha ottenuto con ordinanza
del Tar per il Lazio. Buste e cartoncini originali e non fotocopie.
Le fotocopie non rispecchiano affatto la realtà, sia per il tipo,
per il peso e per lo spessore della carta utilizzata, sia perché la
fotocopia potrebbe essere stata realizzata ponendo la busta in
posizione capovolta. Peraltro, se la carta utilizzata è di peso e
pertanto di spessore limitato, così per quanto concerne la carta da
60 o 70 grammi per metro quadrato, essa è di per se stessa
trasparente e rende evidente ciò che è scritto nel foglio che le sta
sotto, sempre che non sia stato ridotto al minimo, o comunque
ridotto, il livello di riproduzione del foglio che le sta sotto,
perché in tal caso non c’è la trasparenza.
La trasparenza
dell’amministrazione è caratterizzata da molti punti oscuri. Punti
oscuri che hanno riguardato la composizione delle commissioni, le
nomine di presidenti e di commissari, le dimissioni addirittura a
catena e senza alcuna verifica di presidenti e di commissari, le
sostituzioni, le lungaggini nella correzione degli elaborati
caratterizzate da sospensioni, la presenza di preparatori al
concorso presenti a scuola durante la prova preselettiva, i
commissari che nella qualità di dirigenti scolastici non hanno
dichiarato che tra i candidati c’erano persone (primo e secondo
collaboratore, e altre figure interne) in condizione di stretta e
giornaliera, e pertanto abitudinaria, frequentazione in ambito
scolastico, in situazione di dipendenza (e poi si trovano, in cinque
o in sei, tra gli ammessi alla prova orale del concorso).
Tra i punti
oscuri quello dei mestieranti della preparazione al concorso,
retribuiti direttamente dai candidati al momento dell’iscrizione al
corso di preparazione. Si tratta di dirigenti scolastici, ma anche
di dirigenti degli uffici scolastici regionali e territoriali, di
presidenti di associazioni e di consorzi di scuole statali
(interessati anche alla preparazione per altri concorsi, alla
formazione, all’aggiornamento, sempre a seguito di iscrizione e di
pagamento della quota, a mezzo di bonifico bancario o in altre
forme, da parte degli iscritti), di pseudodirigenti sindacali di
pseudoassociazioni sindacali, dalle sigle “meritevoli” di
attenzione, rottamati e rottamate dalle sentenze della magistratura.
In determinati casi, si potrebbe dire dell’esistenza di una sorta di
cerchio magico di affaristi che hanno operato in regime di evasione
fiscale. Di personaggi che hanno utilizzato gli istituti scolastici
statali senza avere chiesto e avere ottenuto alcuna autorizzazione,
svolgendovi attività “conto terzi”. Ebbene, i dirigenti scolastici
erano autorizzati dai rispettivi direttori generali degli Uffici
scolastici regionali? Potevano utilizzare i locali scolastici per
svolgervi preparazione al concorso a pagamento da parte dei
candidati al concorso (ai concorsi e ad altro)? Hanno inviato
l’elenco dei candidati al concorso da loro a pagamento preparati?
Hanno comunicato all’Ufficio scolastico regionale quanto hanno
incassato? Esistono ricevute (o fatture) di quanto hanno incassato?
Hanno operato nel rispetto della fiscalità o si tratta di evasori
fiscali? Per frequentare i corsi di preparazione a pagamento (per
ciascuna delle tre fasi – preselezione, prove scritte e prova orale
– il costo variava da 200 a 800 euro) sono stati spesi dai candidati
almeno 20 milioni di euro.
Oltre ai ricorsi
(compresi quelli concernenti la trasparenza delle buste bianche)
presentati alla magistratura amministrativa da moltissimi candidati,
tra i non ammessi alle prove scritte e i non ammessi alla prova
orale, e comprese le notizie che circolano circa l’intervento della
magistratura penale in determinate regioni, ci sono stati, in
Sicilia, i “rimproveri” nei confronti di chi (Aldo Domenico Ficara,
su Regolarità e Trasparenza nella Scuola, RTS) aveva pubblicato in
un sito (latecnicadellascuola) un articolo che conteneva
l’espressione “cominciano a circolare nel web illazioni su un
dirigente scolastico in quiescenza Iannello Irene” che “avrebbe
tenuto corsi di preparazione al concorso DS” e “pertanto se tutto
questo fosse ufficialmente confermato da una sentenza,
determinerebbe la sua incompatibilità con il ruolo di componente del
concorso” e “secondo alcuni docenti esclusi dal concorso potrebbe
essere motivo di annullamento del concorso”. “Rimproveri” preceduti
dall’improvvisa scomparsa dell’articolo dal sito
latecnicadellascuola, ma non tanto velocemente da non essere messo
sui motori di ricerca e diffuso ad ampio raggio, e pertanto era
entrato in circuito e quindi ampiamente presente nei siti internet
(vd., di Polibio, “Si infittisce il ‘mistero’ dell’articolo
scomparso di A.D. Ficara. Riferiva di ‘illazioni’ sulla d.s.
Iannello commissaria d’esami”, 31.12.2012).
L’aspetto della
sequenza dei “rimproveri” che tuttora lascia perplessi consiste nel
comportamento tenuto da una triade di d.s. alquanto “preoccupati”
della questione; un comportamento fatto oggetto di una stravagante
interlocuzione per evitare, agendo celermente, che l’articolo di
Aldo Domenico Ficara venisse messo sui motori di ricerca. In quel
tempo, uno della triade era presidente di un’associazione di scuole
statali; un altro della triade era vicepresidente della stessa
associazione, presidente di un consorzio di scuole statali e
pseudovicepresidente nazionale di una pseudoassociazione sindacale
(coi trattini) di presidi, alla data odierna ormai rottamata.
Entrambi parecchio impegnati nei corsi di preparazione a pagamento
dei candidati al concorso per dirigente scolastico, autonomamente
gestiti e tenuti dal primo nella Sicilia occidentale e dal secondo
nella Sicilia orientale, con versamento, da parte di ciascuno degli
iscritti, delle quote di partecipazione in due diverse banche: una
in ciascuna delle due macroaree territoriali. Potrebbe essergli
richiesto, ovviamente dalla autorità competenti, oltre alle banche
di riferimento per quanto concerne i versamenti per le iscrizioni ai
corsi di preparazione, il rispettivo elenco dei candidati iscritti e
frequentanti, da ritenersi ciascuno dei due alquanto esteso.
Nella
stravagante interlocuzione risulterebbe indicato anche il fratello
di Aldo Domenico, Lucio Ficara, peraltro quale amico di Polibio; e i
due fratelli, che invece sono persone correttissime, molto attente
al sistema scolastico, rigorose nei confronti di coloro che
arbitrariamente agiscono nelle scuole nei confronti dei docenti e
degli ata (e pertanto Polibio è lietissimo di essere un loro amico),
verrebbero qualificati, chissà perché, “sovversivi” o “seminatori di
zizzania”, ovviamente da uno sconsiderato che avrebbe avuto qualcosa
di scorretto da nascondere e che avrebbe da sempre “suggerito” ai
colleghi (si tratterebbe di colleghi d.s.?) una marcatura stretta
dei due fratelli. Ma non siamo in un campo di calcio. Purtroppo, le
sequenze, quando i singoli elementi non vengono isolati, sono
caratterizzate, in ordine crescente o decrescente, dalla compresenza
di tutti gli elementi che le compongono. E tutti insieme, gli
elementi, giungono, purtroppo per i componenti di qualsiasi gruppo,
a chi non dovrebbero giungere, soprattutto se l’ultimo dei
destinatari è esterno e assolutamente estraneo al gruppo.
|