La guerra prossima ventura Per un ministro dell’istruzione sarebbe così difficile chiedere che l'1%, delle spese militari fosse spostato, per 10 anni, alla ricerca e all’istruzione? Dieci domande, retoriche e non, da rivolgere al ministro, sull’opportunità di aprire un confronto sugli investimenti per il futuro della scuola, dell’università e del paese. di Maurizio Matteuzzi, Education 2.0 22.11.2013 Le dieci domande che rivolgiamo al ministro Carrozza hanno ovviamente carattere sfidante, la maggior parte sono domande retoriche, la cui risposta è scontata. Allora a noi piacerebbe sapere, in estrema sintesi, se siamo incamminati sulla continuità del non dialogo con le forze vive dell'accademia – come è avvenuto per il passato ed al massimo con la Gelmini – o se si possa aprire uno spiraglio di confronto.
Ammetto che non sono riuscito a capire quanto l'Italia spende per
spese militari. Parafrasando Aristotele, mi vien da dire che: come
l'essere, anche i bilanci si dicono in molti modi.
I numeri, impietosi, parlano chiaramente a favore della prima ipotesi.
Abbiamo veramente bisogno di otto milioni di baionette?
Noi viviamo in una società post-industriale. Viene in mente la
decadenza dell'Impero Romano: di fare la guerra, oggi, il popolo
“sovrano” non ha alcuna voglia, alcuna propensione, alcun interesse;
anche quando le guerre sono mascherate da “’peace keeping’, or
something like that”.
E noi? Qui si passa dal patetico al ridicolo. Ma allora, siamo un paese di guerrafondai o di imbecilli? Forse qualcuno sarà sfiorato dal dubbio che noi dovremmo autocomprenderci come il paese di Dante, di Leonardo, di Galileo, e non quello dei Lamarmora, dei Badoglio, dei Graziani e dei Ramorino.
Che futuro vogliamo immaginare per i nostri figli?
L'impero romano ci mise mezzo millennio a disfarsi; e il succo era
semplice e prevedibile: nessuno, con la pancia piena, aveva alcuna
intenzione di rischiare la vita per difendere l'orticello di casa.
Se è questo il nostro futuro, benissimo. Gli italiani, con la pancia
piena, almeno per una parte cospicua della popolazione, sono pronti
e motivati.
Per approfondire:
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