IL CASO

Un impiego? Agli studenti serve una bussola

L’università fabbrica disoccupati in alcuni settori mentre mancano tipologie di professionisti. Tutto ciò avviene per la mancanza di orientamento scolastico

 la Repubblica Economia & Finanza 18.11.2013

Milano L’università italiana fabbrica disoccupati in alcuni settori. In altri servono invece professionisti che non si trovano. «Tutto ciò avviene per la mancanza di orientamento scolastico».

Domenico Pontrandolfo direttore generale dell’Associazione Nazionale Orientatori (Asnor) spiega che nel nostro Paese spesso questa figura esiste solo formalmente nelle scuole e negli atenei. Chi ricopre il ruolo in genere non ha una formazione specifica e si limita a dare generiche informazioni sui corsi di studio. «In una parola in Italia non si orienta — assicura il direttore — Ma qualcosa sta cambiando e in questi anni quella dell’orientatore sta diventando una vera e propria professione». Già dal 2008 è stata creata la Asnor, unico ente in ambito dell’orientamento ad essere stato accreditato lo scorso luglio dal Ministero dell’Istruzione per la formazione del personale scolastico. L’associazione ha come missione quella di promuovere la cultura dell’orientamento e di sostenere i professionisti affinché sia riconosciuto il loro ruolo. «Ora ci auguriamo — afferma Pontrandolfo — che il legislatore metta presto dei paletti e consenta solo a chi è iscritto al registro nazionale di esercitare». Il registro in questo momento conta 2mila professionisti che hanno varie competenze. Sette in tutto i settori nei quali indirizzare e supportare i cittadini. Si parte dalla scuola dove spesso gli studenti non hanno punti di riferimento in grado di guidarli nelle scelte. «Nel passaggio tra superiori e università — racconta il direttore — non c’è per esempio nessuno che valuti le attitudini dello studente, il suo percorso scolastico e soprattutto nessuno che gli spieghi quali sono i corsi di studio che offrono maggiori sbocchi professionali e quali invece quelli che ne offrono meno».

Il liceale dell’ultimo anno, nella scelta della facoltà, si muove in autonomia. Magari si iscrive seguendo gli amici, oppure prende un corso di studio a caso. Scelte sbagliate portano spesso a fallimenti. Si lasciano dopo qualche tempo gli studi. Oppure si cambia corso, perdendo nel mentre anni preziosi. «L’orientatore cerca di prevenire l’abbandono scolastico con opportuni consigli e suggerimenti » spiegano da Asnor, che di recente ha aiutato ad aprire 230 centri orientativi nelle scuole in tutta Italia, la maggior parte dei quali nel sud del Paese, e in particolare, grazie ai fondi Pon, in Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia.

Ma non esiste solo il professionista in ambito educativo. Sono diverse le specializzazioni. Si va dall’ambito sportivo: qui l’orientatore indirizza il ragazzo su un’attività piuttosto che su un’altra in base alle attitudini. C’è poi la specializzazione nel campo del benessere sociale. Ma anche quella nelle istituzioni. E nel lavoro: l’orientatore con questa specializzazione illustra ad esempio ai neo laureati le varie possibilità per trovare più velocemente un’occupazione. «Gli iscritti al Registro nazionale — spiega il direttore — hanno il dovere di rispettare il codice deontologico e di conformarsi al regolamento». E dunque devono mantenersi aggiornati con appositi corsi professionali, che l’associazione fornisce oggi in parternariato con l’università telematica Pegaso. «Con la regolamentazione di questa professione — conclude Pontrandolfo — si va nella direzione indicata dall’Europa». (st.a.) L’Associazione Nazionale Orientatori (Asnor) di recente ha aiutato ad aprire 230 centri orientativi nelle scuole in tutta Italia, la maggior parte dei quali nel sud del Paese.