“Esami farsa e test copiati” Un docente della Unicusano: per dieci crediti basta una dispensa di cento pagine di Fabio Tonacci, la Repubblica 14.11.2013 Dalle sedi esterne arrivano compiti d’esame copiati parola per parola dalle stesse mie dispense. Nemmeno si disturbano a cambiare le virgole. La metà dei testi è palesemente copiata. E il risultato qual è? Che chi studia alle telematiche si prende in poco tempo una laurea che ha lo stesso valore legale delle altre, ma con uno sforzo minimo rispetto alle università pubbliche». Chi parla non è un professore statale precario con dei macigni nelle scarpe da togliersi, né un ricercatore rancoroso e sottopagato. È un insegnante dispiaciuto da quello che vede accadere ogni giorno e da quello che ogni giorno i suoi studenti gli riportano. Amareggiato al pensiero di quello che potrebbero essere le università telematiche e che invece, in Italia, non sono. «Erano nate con un intento nobile: offrire un percorso di laurea a persone di una certa età e ai lavoratori che potevano studiare solo la sera. Ma qualcosa non è andato come doveva». Paolo, lo chiameremo così per garantirgli l’anonimato, consegna a Repubblica la sua testimonianza. Un racconto dettagliato che parte dall’esperienza personale nell’istituto privato dove lavora da alcuni anni, l’Università degli Studi Niccolò Cusano di Roma, ma che si allarga a tutto l’universo delle telematiche. Partendo da quello che succede durante le sessioni d’esame. «Il decreto Profumo del gennaio 2012 ha sì permesso lo svolgimento degli esami fuori sede, ma davanti a una commissione costituita ad hoc con il docente della materia. Invece la Unicusano manda i suoi docenti in poli esterni e centri d’ascolto sparsi in tutta Italia per sessioni in materie che non sono di loro competenza». A volte nelle commissioni ci sono membri esterni all’università o tutor. Così da alcune sedi, ad esempio Siderno, Agrigento, Palermo, Carmiano in provincia di Lecce, Cagliari, Catania, Catanzaro, Palmi e Caltanissetta, arrivano esami copiati parola per parola. Da Wikipedia, da Google, dalle dispense degli insegnanti, dicono gli studenti. «Qualche professore ci boccia, altri lasciano passare». Ora, nessuno davvero pensa che questo accada solo lì. Lo studente impreparato che si affida all’ultimo minuto alle disperate e sofisticate “tecniche” per copiare, c’è sempre stato, e sempre ci sarà. Questo sistema di vigilanza, considerato troppo blando, viene rigetgtato dalla Unicusano, interpellata sul punto. «Non è assolutamente così, le commissioni sono composte secondo quanto prevede la norma e per i controlli nelle sedi esterne a volte ci affidiamo pure a militari della guardia di finanza in pensione». Resta da spiegare però la percentuale così alta di testi d’esame copiati. «Lo studente paga e viene trattato come il cliente che ha sempre ragione», riflette Paolo. La Unicusano — dati alla mano — è una delle università telematiche più frequentate d’Italia. Ha 11mila iscritti e la retta annuale è intorno ai 2.500 euro. Con la piattaforma multimediale consente di seguire lezioni videoregistrate e in videoconferenza, scaricare manuali e slides definite «vere e proprie mappe concettuali», fare test di autovalutazione. A questo, affianca l’insegnamento tradizionale nelle aule del suo campus, immerso in sei ettari di parco a Roma. Appoggiandosi a 37 docenti, tra cui 2 professori ordinari, 3 associati, 25 ricercatori a tempo indeterminato. Alla Unicusano, però, la biblioteca non arriva a 300 libri e l’unico database è quello della Ebsco, per alcuni troppo piccolo per fare ricerche di un certo respiro. I ricercatori sono relegati a fare da tutor agli studenti. Alla Unicusano è prevista la loro presenza in sede di 120 ore mensili, quando la legge Gelmini ha fissato un tetto massimo di 350 ore annue. La questione è stata oggetto di un ricorso al Tar del Lazio, che ha dato ragione alla Unicusano. La quale nella classifica Vqr, Valutazione qualità ricerca dell’Anvur, si è piazzata al sessantesimo posto, trentesima in alcune discipline. «Siamo l’unica telematica a fare ricerca», ricordano dal rettorato. Rimane però il dubbio che laurearsi frequentando una telematica sia troppo più facile, quindi meno formativo, che in un ateneo tradizionale. Un corso online è fatto di dispense e video lezioni, che però spesso non aggiungono niente al testo scritto. Per un esame che vale dieci crediti formativi bisogna studiare in media un centinaio di pagine di dispensa preparata dal professore. Per laurearsi servono 180 crediti, quindi un iscritto a una telematica deve studiare circa 18mila pagine. «Ai miei tempi», conclude Paolo, «con il vecchio ordinamento, prima dell’introduzione del 3+2, un universitario studiava in media 180mila pagine. Dieci volte di più». Con le telematiche, ti puoi laureare senza leggere mai un classico. |