Governo e contratti

di Pippo Frisone, ScuolaOggi  22.11.2013

La contrattualizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego quest’anno ha compiuto vent’anni. Risale infatti al 1993 la prima organica delegificazione del lavoro pubblico che trovò una completa sistematizzazione nel decreto legislativo n.29.

Dalla legificazione piena del rapporto di pubblico impiego, risalente negli anni ’50 al Dpr n 3/57, si passò via via a forme di contrattazione sempre più simili al settore privato. La prima tornata contrattuale si ebbe nel ’76. La Scuola in quegli anni ottiene coi decreti delegati uno Stato giuridico proprio, staccandosi dal resto del pubblico impiego, col riconoscimento pieno della specificità del settore e con gli organi collegiali, la partecipazione attiva dei genitori alla vita della scuola.

Gli accordi contrattuali per tutti gli anni ‘80 non avevano però alcuna efficacia perchè necessitavano di un atto unilaterale del Governo sotto forma di D.P.R. che entrava in vigore, come tutte le leggi, quindici giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Nel 1983 arrivò la legge quadro sul P.I. che definì i comparti e con gli accordi intercompartimentali, il primo tentativo di omogeneizzare diritti e trattamenti economici in tutto il pubblico impiego.

Ma la cosiddetta privatizzazione del lavoro pubblico comincia a sviluppare pienamente i suoi effetti a partire dal ‘93 col dlgs.n.29, andando a completamento col dlgs. n.165 del 2001.

Soggetti centrali di questa riforma che aveva anche l’obiettivo di modernizzare e rendere più efficiente la pubblica amministrazione, dovevano essere i sindacati.

La contrattazione nazionale, decentrata e quella d’istituto, con l’autonomia data alle scuole e con l’elezione delle RSU, dovevano servire a “incrementare la qualità del servizio scolastico, sostenendo i processi innovatori mediante la valorizzazione delle professionalità coinvolte “.

Quanto è successo in questi vent’anni è sotto gli occhi di tutti. Limiti ed errori non sono tutti imputabili alle contraddizioni e al deteriorarsi del quadro politico.

Immobilismo, conservazione e divisioni hanno frenato parecchio, specialmente negli ultimi anni, l’azione del sindacato.

Col 2008-09 e la vittoria alle elezioni del centro-destra , inizia il ritorno al passato.

Tagli alla scuola, controriforma degli ordinamenti,riduzione di oltre 400.000 addetti in tutto il pubblico impiego,controriforma del lavoro.

Con i decreti dell’ex ministro Brunetta ed in particolare col dlgs.150/09 si rimettono in discussione alcuni cardini del rapporto di lavoro pubblico, la contrattazione integrativa, il valore del contratto nazionale, cercando di ridurre e mettere all’angolo il ruolo stesso del sindacato.

Sempre con maggior frequenza si mettono i piedi nel piatto della contrattazione , riducendo sempre più le materie riservate al contratto facendoli diventare riserva di legge, non più derogabili con la contrattazione. Una strada senza ritorno. Il blocco dei contratti e degli stipendi fermi al 2009 fanno da degna cornice a questo ritorno al passato.

E’ in questo quadro che il governo delle sempre meno larghe intese tenta il colpo grosso della rilegificazione dello stato giuridico dei lavoratori della scuola, afam, università e ricerca.

E con lo stato giuridico anche delle retribuzioni. Non lo fa direttamente con la legge di stabilità ma con un ddl collegato, classificato “provvedimento urgente in diramazione”.

La bozza del 7 novembre, proveniente dal Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi n.51032, sotto forma di schema viene predisposta completa di relazione illustrativa e di relazione tecnica, da sottoporre al Consiglio dei Ministri.

La delega al Governo in materia d’istruzione contiene sette punti :


riforma del reclutamento del personale docente 2) riforma degli organi collegiali della scuola
coordinamento, incentivi,compiti delle reti di scuole 4) procedimenti relativi allo stato giuridico e al trattamento economico della scuola 5) contabilità delle istituzioni scolastiche
disciplina giuridica degli altri soggetti riconosciuti dall’ordinamento vigente in materia d’istruzione e formazione 7) organizzazione dell’AFAM e stato giuridico del relativo personale docente.
Il disegno è chiaro. Il Re è nudo. Si completa così il disegno che fu del primo centro-destra.

Riportare la scuola al di fuori della contrattazione, rilegificando le norme sullo stato giuridico, sulla carriera, sul merito e sulle retribuzioni. Il sindacato non solo viene messo all’angolo ma viene spogliato di ogni potere contrattuale

Dopo l’alzata di scudi del sindacato, il Miur si è affrettato a smentire i contenuti della bozza.

Il ddl per ora è accantonato, essendo la priorità e l’attenzione concentrata sulla legge di stabilità.

Il collegato prima o poi riemergerà. L’esigenza è dettata non tanto dalle riforme quanto dal contenimento della spesa pubblica. Tagliare 32 miliardi in tre anni è l’obiettivo che il nuovo commissario alla spending review Carlo Cottarelli si è prefissato.

E la scuola, come l’università e la ricerca dovranno fare la loro parte.

Non più col contratto ma con Dpr . Così è se vi pare .