Scuola

Scelte molto concrete
Ora le opportunità valgono più del liceo”

Rosaria Talarico La Stampa, 25.3.2013

ROMA

Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente per l’education di Confindustria, i dati delle iscrizioni online alle scuole superiori mostrano un calo per i licei e un aumento per gli istituti linguistici.

«I dati non sorprendono, nel senso che ci sono alcuni trend abbastanza interessanti. Il calo del liceo classico è limitato e fisiologico. Con i linguistici si presta maggiore attenzione al futuro. La conoscenza della lingua inglese è fondamentale per l’accesso al mercato del lavoro, anche per percorsi formativi di grande qualità. Altrimenti si viene penalizzati. Purtroppo nei corsi ordinari dei licei la possibilità di avere un buon approfondimento della lingua inglese è molto basso».

Si registra poi un aumento dell’istruzione tecnica dello 0,4%.

«C’è una fortissima diversificazione geografica, legata ai distretti industriali. Nelle aree in cui è meno rilevante la presenza industriale, si assiste invece a un calo. Abbiamo una fortissima vocazione manifatturiera, ma da questi dati si capisce come il Paese sia diversificato e come in alcune parti occorra spingere di più sulla presenza imprenditoriale. I dati, inoltre, sono molto legati a una prospettiva immediata di entrare nel mondo del lavoro, anche se poi il 50% di questi ragazzi si iscrive all’università».

Poi c’è il tema dei corsi professionali.

«Nelle statistiche le iscrizioni diminuiscono. Ma anche qui i dati sono differenziati a seconda delle regioni. Sono settori comunque più legati all’impresa e le iscrizioni variano anche in ragione di questo. Ad esempio in Lombardia sono aumentate anche significativamente. L’istruzione professionale è delegata alle regioni e spesso la sua qualità dipende dall’efficienza degli enti locali e al rapporto tra istruzione professionale e mondo del lavoro. Quindi non stupisce che la Lombardia cresca e altre regioni abbiano un calo».

Cosa pensa nel complesso del trend che mostrano i dati?

«I dati rappresentano un trend di scelte molto concrete da parte delle famiglie dei ragazzi. È un orientamento che guarda alla possibilità di trovare un’opportunità di lavoro dopo il percorso scolastico. Prima si pensava che la liceizzazione fosse l’unico sbocco possibile. Oggi la prospettiva è più equilibrata e spero si consolidi».

Meno laureati e più lavoratori?

«In realtà abbiamo un numero di laureati ancora basso rispetto alla media dei paesi Ocse e molti ragazzi continuano a iscriversi a percorsi universitari che, nella situazione attuale, non garantiscono opportunità di lavoro. La domanda è concentrata su materie tecniche, dal comparto scientifico a quello economico finanziario».

Un ragazzo però avrà il diritto di studiare quello che gli piace e non quello che richiede il mercato?

«Ci mancherebbe. Ognuno deve seguire il suo percorso e la sua vocazione, guai a valutare solo il lato utilitaristico. bisogna però tenere presente che molti percorsi di studio erano indirizzati all’accesso alla pubblica amministrazione, nazionale e locale, che oggi ha una domanda limitatissima di posti di lavoro. Il filosofo o il grecista servono a preservare culture importanti nel paese, ma bisogna avere una passione vera e non ricercare solo un titolo di studio purché sia».