Gli organici al tempo delle vacche magre!

di Pippo Frisone ScuolaOggi 25.3.2013

Prima il governo dei tecnici aveva promesso 10mila posti in più, poi con l’art.50 della legge n.35 del 6.4.12, quella sulle semplificazioni che gli organici dovevano essere stabili, triennali e funzionali. E per giunta anche in rete!

Il regolamento attuativo sull’organico funzionale è ancora lì in lista d’attesa assieme ad altri 27 provvedimenti in sospeso. Nel frattempo non ci son stati né 10mila posti in più né gli organici triennali !

E intanto, le scadenze incombono. Chiuse le iscrizioni on line a fine febbraio, i numeri ci dicono che rispetto allo scorso anno gli alunni son cresciuti di quasi 30mila unità a livello nazionale, di cui la metà nella sola Lombardia.

Gli squilibri territoriali confermano il trend degli ultimi anni, con le regioni del sud che confermano un calo consistente della popolazione scolastica che si riflette in tagli altrettanto pesanti degli organici:

Sicilia -568, Campania -492, Puglia -353, Calabria -281, tanto per citare i cali più vistosi. Il taglio dei posti in alcune regione serve a compensare l’aumento in altre, stabilizzando il blocco degli organici, oramai triennale, a 600.839 unità .

A livello nazionale si registrano solo lievi aumenti nella primaria (+236 ) e nelle superiori (+234), un po’ di più nell’infanzia (+303), tutti a scapito della scuola media (-773) .

Alla regione Lombardia che aumenta gli alunni di ben 15.500 unità, i posti in più assegnati dal Miur ammontano complessivamente a +638 cosi distribuiti:

+ 42 all’infanzia, +317 alla primaria, +1 alle medie, +278 alle superiori.

638 posti sarebbero l’equivalente di 1 posto ogni 25 alunni, cioè 1 posto per ogni classe.

Se l’attuale rapporto docenti/alunni è tendenzialmente attorno a 1: 10, i posti di cui la Lombardia avrebbe avuto bisogno per il 2013/14 non sarebbe stato di 638 posti ma almeno il doppio !!

Ma tant’è. In tempo di vacche magre a farne le spese purtroppo saranno ancora una volta il tempo pieno/prolungato e la qualità stessa dell’insegnamento, messa a rischio assieme alla sicurezza, da un sovraffollamento sempre più crescente del numero degli alunni per classe.

Tutto ciò ancora nel solco d’una continuità neoliberista Tremonti-Monti di attacco permanente alla scuola pubblica e allo stato sociale!

 

Se un nuovo governo vedrà la luce, qualunque sarà il suo mandato politico, stante il perdurare della gravità della crisi economica e sociale in cui versa il nostro Paese, quasi sicuramente non avrà tra le sue priorità né l’istruzione né l’università né la ricerca.

Già adesso sono sparite da tutte le agende o se ne parla sempre meno .

Un pessimo segnale che, se non invertito rapidamente, ci allontanerà sempre più dall’Europa e renderà inarrestabile il declino economico, sociale e politico dell’Italia.